Capitolo 2

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Le leggi della foresta

"I due non si conoscevano, eppure parevano necessari l'un per l'altro:

il primo per porre fine ai suoi tormenti notturni,

il secondo per ritrovar la sua anima perduta nei ricordi."

 Si svegliò di soprassalto; tutte le emozioni e le sensazioni che aveva provato in quel sogno erano impresse a fuoco nella mente e, se il fruscio dell'acqua non avesse riempito il silenzio della grotta, avrebbe giurato di poter sentire ancora la voce della dea, tanto materna e al contempo fredda da provocare brividi su tutta la sua pelle.

 Aveva gli occhi sgranati e, respirava affannosamente, come se avesse corso un'infinita maratona. Portò le mani tra i capelli e la testa tra le gambe, in una posa difensiva, intenta a nasconderlo da eventuali predatori che non fossero i malsani pensieri nella sua testa.

 Era evidentemente scosso; rivedeva le immagini di quel sogno lucido, cercava una spiegazione razionale e, paradossalmente, tentava di negarne un qualsiasi legame con la realtà.
Che quel ragazzo fosse Jeongguk? Chi era quella donna? Cosa voleva dal moro e cosa da lui? Perché incolparlo di un omicidio di qualcuno che aveva appena conosciuto e del quale non sapeva niente? E perché Jeongguk piangeva? Perché quella donna, così eterea da parere una dea, l'aveva baciato? E perché il solo immaginarla gli provocava continui fremiti di paura, come se il suo corpo si sottomettesse a lei per istinto?

 Le tempie pulsavano, gli occhi bruciavano tanto da doverli tenere ben chiusi nella speranza che il dolore passasse. Gli sembrava di star impazzendo, mentre la sua razionalità lottava contro le dicerie che giravano nel suo villaggio.
Secondo la tradizione, i sogni - soprattutto se realistici e riguardanti conoscenti - potevano mormorare segreti, azioni future o presagi; quindi, ogni sogno lucido doveva essere riferito al capo villaggio, il quale ne avrebbe constatato l'importanza e il legame con la comunità.

 Taehyung si passò più volte le mani sul viso, sfregando gli occhi e sospirando pesantemente nel tentativo di riprendere il controllo su di sé. Scacciò la confusione che gli martellava il cervello e preferì concentrarsi sulla situazione attuale, piuttosto che su un sogno che poteva dire tutto e niente, a parer suo (Jimin, di certo, l'avrebbe rimproverato per quella negligenza).

Aprì, finalmente, gli occhi, sbattendoli più volte prima di mettere a fuoco la vista e rendersi conto di essere ancora nella grotta dietro la cascata. Sbadigliò, incurante di portarsi una mano davanti alla bocca nella convinzione di essere l'unico sveglio.
Cercò distrattamente la figura del moro senza trovarla; si mise in piedi di scatto e si guardò nuovamente attorno allarmato, ma solo la cascata ed il canto degli uccelli gli facevano compagnia.

Che il ragazzo fosse davvero una spia? Che l'avesse raggirato per avere informazioni sui villaggi esistenti sull'isola? E se fosse stato uno di quei conquistadores di cui aveva già sentito parlare da qualche viaggiatore? Non poteva permettere che la propria comunità fosse in pericolo, soprattutto non a causa sua.

Uscì velocemente da quella grotta, ricordandosi solo in un secondo momento quanto quelle scale naturali fossero scivolose, tanto da prenderlo alla sprovvista e farlo cadere, sbattendo il fondoschiena sulla dura roccia. Chiuse gli occhi in un'espressione di dolore, mentre un'imprecazione fuoriusciva dalle sue labbra. Sbuffò, rialzandosi malamente e prestando più attenzione ai gradini, finché non toccò l'erba fresca - che avrebbe volentieri baciato se non fosse stato per il mal d'anche che il tonfo gli aveva provocato.

Sentiva improvvisamente caldo a causa dell'afa, che rendeva l'aria ancor più umida e soffocante. All'interno della grotta, la temperatura era costantemente bassa, mentre all'esterno essa variava, definendo le ore della giornata e, dal sudore che iniziò ad imperlare la sua fronte dopo pochi minuti, Taehyung poté affermare che fosse l'ora di pranzo.

The Moonchild ballad|| vkookWhere stories live. Discover now