Capitolo 5

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L'importanza dei sogni

"Come la Luna desiderava,

un'ingenua tenerezza nasceva tra i due giovani,

ormai accomunati dal destino e dal loro luogo speciale.

Il dado era tratto, le sfide sarebbero state accolte e le loro mani non si sarebbero più separate, se non per la Morte."

Quel dolce abbraccio aveva prosciugato tutte le lacrime del moro, fino a lasciarlo stanco e quasi svuotato di qualsiasi tipo d'emozione, troppo esausto anche per provarne. Le sue delicate gocce salate contenevano ogni sua paura più profonda, ogni timore, ogni stilla di gratitudine nei confronti degli amichevoli gitani che aveva incontrato ed ogni briciolo di pura felicità -mista a scombussolamento- che aveva provato in quelle lunghe ore.

Sbatteva le folte ed umide ciglia -che gli accarezzavano gli zigomi-, mentre osservava un punto indefinito della capanna, respirando profondamente, in modo lento e regolare, facendo comprendere al castano che, ormai, si era calmato del tutto e poteva riprendere il suo discorso da dove l'aveva interrotto. Taehyung, infatti, non si era affatto scordato di ciò che era accaduto durante il suo trattamento curativo e, dopo aver sentito la storia della donna pettegola, era corso dal moro in cerca di spiegazioni, finendo, poi, a parlare di tutt'altro.

I suoi movimenti sulla schiena di quest'ultimo erano armonici e non s'erano fermati, neanche per un istante, nonostante l'atmosfera di fosse fatta meno tesa e pesante. Il gitano si leccò le labbra, studiando con dolcezza e curiosità il capo di Jeongguk, mentre spostava la mano tra i suoi capelli, liberando la fronte dalle ciocche ribelli ed attirando l'attenzione del moro, che parve essersi risvegliato in quel momento. Il castano gli sorrise mestamente, mentre Jeongguk lo guardava dritto negli occhi vispi, a differenza dei suoi che sembravano essere assonnati e stanchi a causa del pianto.

Taehyung continuò a muovere le dita lunghe e magre tra la chioma scura, pensando a quanto fossero innocenti e profonde quelle iridi castane e lo stesso faceva Jeongguk, riflettendosi in quelle quasi nere dell'altro. Altri minuti trascorsero e fu il gitano ad avere il coraggio di spezzare quel silenzio confortevole, consapevole che il moro avrebbe potuto rinchiudersi nuovamente nel suo guscio ad un suo passo falso.

"Va meglio?" chiese in un sussurro, sperando di non rompere l'atmosfera tranquilla e familiare, che si era instaurata tra i due. Jeongguk non distoglieva lo sguardo, mentre annuiva, sentendo la gola bruciare eccessivamente per poter parlare. Taehyung colse la risposta, copiando il gesto del ragazzo, mandandogli involontariamente un feedback che fece sorridere entrambi.

"Mi piace quando mi guardi negli occhi in questo modo" aggiunse il gitano, mentre le guance del moro si coloravano leggermente e la sua lieve risata riempiva l'aria, alleggerendola maggiormente. Il castano strinse le labbra, continuando a coccolare l'altro, rilassandolo.

"Posso farti una domanda?" parlò Taehyung, ottenendo l'ennesimo cenno positivo con il capo dal ragazzo. "Premetto che non voglio forzarti a rispondere, ma è importante sapere la verità per me" si leccò le labbra, ottenendo la piena concentrazione del moro con quelle parole, leggermente allarmato a causa di quell'avvertimento.

"È vero che stavi piangendo a causa mia, fuori dal capanno del medico?" Jeongguk sussultò e sgranò gli occhi, sorpreso d'essere stato scoperto e, soprattutto, dalla stretta al petto che quella domanda gli aveva provocato, senza un motivo ben preciso. Il moro deglutì, mordendosi il labbro inferiore, prima di annuire ancora una volta, facendo accigliare il gitano davanti a sé.

"Perché?" continuò il castano, preoccupato e confuso dalla reazione inaspettata di Jeongguk alle sue urla di dolore. Quest'ultimo prese un profondo respiro, abbassando lo sguardo per qualche secondo, prima di affrontare Taehyung e rispondergli sinceramente.

The Moonchild ballad|| vkookWhere stories live. Discover now