5. L'orfanotrofio (Pt. 3)

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Jean aveva raccontato ad Eren ed Armin, che i "due scimmioni", come li chiamava il castano, se la prendevano spesso con i nuovi arrivati dell'istituto, e che l'anno scorso avevano spaccato un braccio a Marco solo perché questi si era rifiutato di dar loro la propria porzione di lenticchie a pranzo. Era da allora che Jean aveva cominciato a difenderlo, perché gli aveva fatto tenerezza, e da quel momento in poi non si erano mai più separati l'uno dall'altro.

Anche Eren e Armin finirono per fare comunella con quei due: dopo quel primo scambio avuto nel cortile ognuno se n'era andato per i fatti propri, ma chissà perché, Eren e Jean spesso finivano vicini a pranzo e a cena o durante le ore di studio; essendo entrambi tremendamente testardi ed orgogliosi, spesso -per non dire quasi sempre- si punzecchiavano a vicenda per poi scadere in un vero e proprio litigio, ed ogni volta toccava a Marco e Armin, decisamente più calmi e controllati, l'ingrato compito di far tornare un po' di sale in zucca a quelle due teste calde.

Da questo ad aiutarsi nello studio ed a giocare insieme, il passo era stato così breve che nessuno dei quattro bambini se n'era accorto: avevano semplicemente cominciato a considerarsi amici, anche se Jean ed Eren si sarebbero strappati la lingua piuttosto che ammetterlo apertamente. Comunque erano sempre insieme, ed ognuno era pronto a venire incontro agli altri non appena fosse servito.

Anzi, fu proprio grazie all'amicizia con Jean e Marco che Eren cominciò a dimenticarsi della sensazione di esser chiuso in una gabbia dorata, ed il primo anno nell'orfanotrofio trascorse senza particolari intoppi, escluse le bacchettate che le due teste calde del gruppo si beccavano spesso per aver disturbato una lezione o per aver risposto una volta di troppo ad un rimprovero.

Fu a metà del secondo anno di permanenza nell'istituto che tutto cominciò a cambiare: forse perché stavano cominciando a crescere, la direttrice, le altre suore ed il maestro erano diventati più severi; soprattutto gli insegnamenti di carattere religioso, che fondamentalmente instigavano all'odio verso i Demoni, venivano ora impartiti loro con molta più durezza che all'inizio (quando si trattava solo di pregare la Dea Ymir prima dei pasti e prima di andare a letto), e poi, oltre a quello, si pretendeva più disciplina dai ragazzi e più compostezza dalle ragazze.

Fu Armin, una sera, ad esprimere il pensiero che frullava in testa a tutti e quattro loro ma al quale nessuno aveva il coraggio di dar voce: "Più passa il tempo, più mi sembra di essere dentro una caserma militare..."

"Non ti sembra di esser un po' esagerato?" fece Jean.

"Io sono d'accordo con Armin" disse Marco. Poi aggiunse: "Nessun altro di voi ha notato lo sguardo da invasati che hanno tutti quando parlano dei Demoni e di come siano il male?"

"Ma loro sono il male" berciò Eren con rabbia.

Il suo odio nei confronti dei Demoni si era incredibilmente acuito. L'incubo che aveva fatto la notte dopo l'attacco a Shiganshina lo perseguitava ogni notte, impedendogli di scordare ciò che quei mostri gli avevano portato via, e la sua stava diventando un'ossessione vera e propria: non gliene fregava molto della religione, ma sul fatto che i Demoni fossero da sterminare era concorde più che mai, e a nulla erano serviti i tentativi dei suoi amici di distrarlo da quel pensiero.

"Quello che voglio dire" provò a difendersi Marco "è che ho la sensazione che ci vogliano indirizzare verso la carriera militare a prescindere da quel che realmente vogliamo. O almeno questo potrebbe valere per quelli di noi che non verranno adottati"

"Non capisco perché ti preoccupi: che altro potremmo fare, una volta usciti da qui, se non i cavalieri?" chiese Eren.

Il moro alzò le spalle in un gesto vago: "A me piacerebbe fare l'insegnante..."

"Scherzi vero?! A te quei dannati non hanno tolto nulla?!" gli gridò in faccia Eren.

“Lo sai benissimo che mio padre è morto in uno dei loro primi attacchi. Te l'ho detto tante volte"

"E allora come fai a non bramare la vendetta con tutto te stesso?!"

"Ci riesco perché so che anche se mi vendicassi resterei sempre un orfano
E lo stesso vale per te"

Eren scattò in avanti afferrando Marco per il davanti della casacca: "Chiudi quella bocca, razza di vigliacco!" urlò con gli occhi accesi di furia.

Era la prima volta da quando si conoscevano che il castano alzava a quel modo le mani verso uno qualsiasi di loro.

Jean gli afferrò una spalla tirandolo indietro quando Marco si mostrò palesemente spaventato: "Datti una calmata, Jeager! Non tutti hanno sete di sangue quanto te"

Eren si a scrollò di dosso la mano dell'altro con un gesto rabbioso, si alzò e se ne andò nella propria stanza senza dire una parola.

"Armin... ma è sempre stato così impetuoso?" domandò con preoccupazione Marco.

"Da quando sua mamma è morta è peggiorato..."

Già da prima dell'attacco dei Demoni Eren aveva spesso detto di voler un giorno diventare un cavaliere, ma le motivazioni che aveva allora non centravano nulla con quelle di adesso, e le continue spinte all'odio che gli venivano date da un po' di tempo non facevano che peggiorare le cose.

"Non c'è proprio modo di farlo ragionare, eh?" fece Jean.

"Ma non volevi arruolarti anche tu?" disse Armin.

"Certo che voglio, ma non ho così tanta fretta di andare a combattere"

"E allora perché...?"

Jean scrollò le spalle: "Ho sentito che se ti distingui durante l'addestramento ti mandano in servizio al palazzo reale, e fino là I Demoni non si sono mai spinti"

"Se ti sentisse Eren..." sorrise mestamente Marco, che tuttavia condivideva il desiderio dell'amico di restare in vita il più al lungo possibile.

"Può pensare quello che gli pare ed insultarmi ma non cambierò idea, ed anche tu Armin, ci dovresti pensare a tenerti lontano dalla guerra"

Armin chinò il capo senza rispondere: sapeva che Jean aveva ragione, ma non se la sentiva di lasciare Eren totalmente da solo, e poi, a prescindere da questo, il ragazzo non era tanto sicuro che fosse effettivamente possibile tenersi lontani dalla guerra, che lo si volesse o meno.

L'attacco a Shiganshina era stato il primo dopo moltissimi anni, e dopo quello ne erano seguiti altri a piccoli villaggi e solo uno in una città ad est.

Che i Demoni, sta volta, avessero intenzione di annientarli come era scritto nei libri sacri era piuttosto ovvio secondo Armin.

ANGOLO AUTRICE

Capitolo di passaggio scritto un po' così... Faccio quel che posso dovendo anche preparare due esami per l'11 e il 25 settembre. Spero di non annoiarvi con questa storia, che come avrete visto ha un andamento più lento rispetto alle mie vecchie Fanfiction 😅

Aspetto sempre i vostri commenti! ❤️

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