7.Il Reclutamento

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Eren, Jean e Marco sapevano bene che Armin era dotato di un cervello e di un intuito fuori dal comune, e quando il ragazzo aveva espresso per la seconda volta la propria teoria sul fatto che presto non sarebbe stata loro concessa altra strada a parte la carriera militare, gli amici avevano trovato il suo ragionamento logico e per nulla verosimile.

Ma nessuno di loro si aspettava che accadesse tutto nel giro di un anno.

Era una mattina autunnale come tante: i ragazzi studiavano seduti ai lunghi tavoli nella sala principale sotto lo sguardo severo del maestro, che si aggirava tra loro rigirandosi la bacchetta di legno tra le mani; le chiome degli alberi nel giardino avevano già cominciato a screziarsi di rosso e oro, e alcune erano cadute e cadevano leggere come piume sull'erba, ma il cielo era ancora limpido come nella bella stagione e la maggior parte dei ragazzi avrebbe voluto solo correre fuori a giocare.

Ad un certo punto però la direttrice entrò in sala distraendo gli scolari dai libri che narravano la storia del mondo, e della creazione delle montagne che li proteggevano dal demonio ad opera della Dea Ymir.

Tutti smisero di  leggere i tomi che avevano sul tavolo e si girarono verso l'ingresso della stanza, curiosi e senza capire il motivo di quell'ingresso. Dopo i pasti e le preghiere mattutine, la donna si ritirava nel proprio studio e raramente ne usciva fino al momento della cena, tranne in circostanze particolari come ad esempio un'adozione. Inoltre, insieme a lei entrarono nella grande sala anche due uomini. Due cavalieri.

Sia i ragazzi che le ragazze trattennero il fiato ammirati quando li videro: invece delle armature indossavano giustacuori di cuoio, pantaloni di tela e stivali dello stesso materiale dei giustacuori, ma gli stemmi in tela rossa ricamati al centro del loro petto, insieme alle spade che avevano alla cintola, non lasciavano dubbi su chi fossero. 

La direttrice si fermò al centro della sala ed i due cavalieri presero posto alla sua destra e alla sua sinistra; gli sguardi dei tre vagarono per la sala fermandosi un momento su ognuno degli astanti, che di rimando si scambiarono sguardi confusi tra loro.

Armin, che aveva una mezza idea di quel che stava per succedere, strinse la bocca e scrollò le spalle quando guardò i suoi amici, come a dire "ve l'avevo detto".

Marco si trovò a cercare convulsamente la mano di Jean, che subito la strinse, ed Eren percepì il proprio cuore battere più velocemente contro la cassa toracica: forse, finalmente, avrebbe potuto compiere il primo passo sulla strada che portava inevitabilmente alla disfatta dei demoni. Come lui, altri ragazzi mostravano di aver capito cosa stesse succedendo e sembravano palpitare, in attesa; molti erano maschi, ma c'erano anche alcune ragazze che si agitavano sulle panche di legno fissando i cavalieri con determinazione, più che con ammirazione. Pareva volessero dirgli: "Siamo qua! Siamo valorose quanto voi!"

La direttrice prese un lungo respiro, e quando fu certa d'avere l'attenzione di tutti parlò con solennità persino maggiore di quella che aveva usato anni prima per istruire i nuovi arrivati sulle regole e la condotta da tenere in istituto: "Da Sua Maestà il Re è giunto un messaggio. L'offensiva demoniaca si è fatta più aggressiva in questi anni; uomini e donne valorosi sono morti affrontandoli con coraggio sul campo di battaglia, ma quelle bestie non vogliono cedere... E' il momento che anche voi ripaghiate il nostro paese per quanto vi ha offerto" e prese una pausa studiata prima di continuare precisando: "Anzi, proprio voi, che senza la nostra benevolenza sareste morti nelle strade o rinchiusi nei bordelli dei bassifondi, più di tutti, dovete renderci il favore con tutta la vostra anima, e il vostro sangue, se serve"

A quel punto uno dei cavalieri prese la parola: "Verrete qui da noi quattro alla volta, e valuteremo come potrete essere utili alla nostra causa. E' un grande onore, quello che vi facciamo"

Alcuni dei giovani rabbrividirono, difficile dire chi d'aspettativa e chi di paura.

Eren, che per borioso che fosse non era stupido, reputava tutta quella manfrina sull'onore ed il dover restituire il favore una grandissima stronzata: aveva capito benissimo che li stavano per trascinare in mezzo alla battaglia semplicemente perché si stavano facendo battere dai mostri e avevano bisogno di esche da mandare al macello in attesa di trovare una soluzione definitiva.

Era esattamente ciò che Armin aveva ipotizzato e a quanto pareva il ragazzo ci aveva preso completamente.

Il fatto di essere considerato una semplice esca non piaceva molto ad Eren, ma paradossalmente in un certo senso non gliene importava. Non li avrebbero comunque mandati in guerra senza averli addestrati, e l'addestramento era il vero mezzo per poter piantare finalmente la spada nel cuore dei mostri che li assediavano.

Ad Eren non interessava veramente cosa un branco di ecclesiastici grassi ed incipriati pensasse di lui, purché gli venissero dati i mezzi per compiere la vendetta che agognava da anni.

I ragazzi cominciarono ad alzarsi per raggiungere i due cavalieri a partire dalla tavolata più vicina al grande finestrone dal quale si vedevano gli alberi punteggiati delle prime tinte autunnali; i soldati  tastavano ognuno di loro lungo le braccia, il torace e le gambe, per controllarne la muscolatura. Ai più piccoli venivano controllati i denti, e veniva chiesto alle monache qual era stata l'ultima volta che si erano ammalati. Ai più grandi, invece, fu chiesto se avevano già avuto a che fare con le armi, o se, in generale, sapevano combattere. 

Passata un'ora, erano stati controllati solamente due tavoli, ma la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che li occupavano erano stati accettati come reclute nell'esercito. Durante quel lasso di tempo, Eren vide gli altri compagni in attesa assumere gli atteggiamenti più disparati: alcuni fremevano d'impazienza attendendo il proprio turno, ma altri stavano iniziando a mostrare chiari segni di paura e di ansia; c'era chi guardava convulsamente fuori dalla grande finestra, come se sperasse di potersi teletrasportare nell'ampio cortile per poi correre il più lontano possibile dall'orfanotrofio.

Eren non li capiva: possibile che così pochi volessero annientare tutti i demoni tanto quanto lo voleva lui stesso? Era agitato, certo, ma non avrebbe saputo spiegare in che senso. Sapeva solo che il cuore gli batteva sempre più forte, ed aveva iniziato a pestare ritmicamente un piede sotto al tavolo. Voltandosi verso Armin si rese conto che l'amico lo fissava in modo strano, e non seppe identificare la natura di quello sguardo.

Finalmente, quando ormai s'era fatto pomeriggio, cominciarono a chiamare quelli del suo tavolo.

Armin deglutì, Marco e Jean si strinsero la mano con più forza e ad Eren quasi dispiacque per loro, perché sapeva che nessuno dei suoi amici aveva vero interesse nella guerra contro il male, Marco ed Armin meno che mai... Dubitava, tuttavia, che una volta scelti come recluta si potesse effettivamente rifiutare di arruolarsi; forse avrebbe potuto farlo il figlio di un nobile, ma loro, figli di nessuno, non valevano certo tanto.

Non mi importa. Mi basta uccidere i demoni, si disse.

E ripeté quel mantra finché non fu il suo turno di farsi esaminare dai cavalieri.





ANGOLO AUTRICE

Capitolo un po' di passaggio e un po' no.

Sto faticando davvero tanto a portare avanti questa storia con l'università di mezzo, e mi dispiace da morire anche perché ultimamente sto rileggendo il manga di AOT e alcune Ereri davvero meravigliose, che mi ispirano parecchio.

Stavo pensando (se e solo se mi dovessi rendere conto che al momento non sono in grado di portare avanti questa storia al meglio) di scriverne un'altra ambientata nel nostro mondo, che magari potrebbe essere un po' più facile da gestire... Perché non vi voglio lasciare troppo senza capitoli e perché c'ho proprio voglia di scrivere Ereri in sto periodo.

Ovviamente riprenderei questa Ereri in futuro. Ditemi voi che ne pensate, e siate sinceri plz!

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⏰ Última actualización: Oct 17, 2019 ⏰

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