Pistole

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Taehyung era sempre stato da solo

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Taehyung era sempre stato da solo. Tra una madre poco presente, chiusa nel suo mondo di profumi e vestiti, un padre dedito solo al lavoro e cameriere che lo rinchiudevano in camera pur di non avercelo tra i piedi, era cresciuto tra libri (che riportavano titoli assurdi come "Dieci passi per diventare leader" o "Come sentirsi sempre sicuro di sé") computer ultimo modello e televisione. Nessuno si era mai preoccupato per lui e lui era abituato così, non aveva mai chiesto un abbraccio, una carezza, un aiuto. Ma quando si ritrovò premuto per terra, contro quella dannatissima moquette bluastra, iniziò a domandarsi il perché di molte cose.

Per esempio perché aveva ancora impresso l'ultimo sguardo che sua madre gli aveva rivolto, rinchiusa in una limousine nera, e la sua mano pallida che si abbassava per dargli un ultimo buffetto; perché il suo letto da adolescente era sempre stato pieno di lacrime e, soprattutto, perché una persona che manco conosceva, una persona che odiava e con cui non voleva averci niente a che fare, si era presa una pallottola al posto suo.
Alzò lo sguardo su JK, steso sopra di lui e il volto nascosto sul suo petto, che ansimava mentre rivoletti di sangue cadevano dalla sua spalla sinistra, le dita attorcigliate alla pistola. 

-Io...

-Silenzio.

Il petto di Taehyung era sconquassato da battiti incessanti. Le mani arpionate al pavimento, l'urlo congelato in gola, gli occhi persi nel guardare Jungkook, disteso sopra di lui.
Il ragazzo riprese fiato e si alzò barcollante. Allungò il collo verso l'estremità del corridoio, che nel buio finale di quella notte sembrava infinito, per controllare se quelle persone misteriose stessero per arrivare.

-... Ah! Dannazione! Forza entriamo qui- il corvino spalancò una delle porte del corridoio e ci spinse dentro il ragazzo. La camera era simile a quella in cui erano loro prima, triste e vuota, l'unica differenza la faceva la piccola finestra posta su una delle pareti.

-Cazzo- il corvino si fissò la spalla, la situazione non gli piaceva per niente. Doveva aprire la finestra e buttarsi fuori con Taehyung prima che gli altri li trovassero, ma come fare con una spalla dolorante? Non aveva tempo da perdere.

-Chi... Chi erano quelli?- chiese Taehyung, titubante, premendo la schiena contro la porta. Si sentiva imbarazzato e la cosa non gli piaceva.
Jungkook avrebbe voluto ridere, ma il dolore alla spalla era talmente insopportabile che aveva perso qualsiasi voglia di scherzare.

-Non era la polizia, era gente con cui, credimi, non vuoi averci niente a che fare.

-...cosa stai cercando?- chiese Taehyung, dopo una manciata di secondi rimasto in silenzio, fissando l'altro rovistare tra i cassetti della scrivania.

-Garze, cazzo, sanguino.

Era palese che doveva trovare qualcosa con cui fermare la fuoriuscita, ma non avrebbe trovato nulla nei cassetti. Taehyung fissò il ragazzo usare la mano sinistra come una benda, mentre con la destra cercava febbrilmente nelle ceste. Avrebbe dovuto aiutarlo? In fondo si era preso una pallottola al posto suo.
Ma perché l'aveva fatto? Sarà perché un corpo martoriato da una ferita da arma da fuoco è più difficile rivendere al mercato degli schiavi? Eppure il modo con cui l'aveva protetto...

vertigo | kookvWhere stories live. Discover now