Camera 242

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-Come ti sei ridotto, da grande imprenditore dell'Ala D a povero schiavo per una banda criminale

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-Come ti sei ridotto, da grande imprenditore dell'Ala D a povero schiavo per una banda criminale.

Jungkook osservava, con i lineamenti distesi e imperturbabili, quell'ammasso di spasmi e sudore che era diventato Kai, o meglio Jongin. Il colletto stropicciato di quella che una volta era di sicuro una camicia di qualità, faceva da cornice a un volto paonazzo, un volto di chi sa cosa gli succederà.
Kai corse ad afferrare una piccola arma sul retro dei pantaloni. Sembrava un giocattolo.

-Ti ricordi di me, eh Jongin?

Jungkook a sua volta afferrò la Walther Ppk a riposo nella fodera dei jeans.

-T-tu—

-Hai ragione, un gioco inutile per un bastardo come te, m-meglio farti fuori subito!- infuriò Jongin, gli occhi iniettati di sangue. Puntò l'arma contro il moro e sparò.

Ma Jungkook fu più veloce. Schivò la pallottola che affondò nel divanetto dietro di lui. La Walther Ppk era carica. In una manciata di secondi puntò su Jongin, ancora, ma poi virò in alto, contro il grosso lampadario di cristallo calato su di loro. Il bossolo, come una lama affilatissima, tagliò i cerchi di anelli che fissavano il grosso lampadario al soffitto.

Una pioggia di scaglie di vetro, come lame di ferro e stalattiti di ghiaccio, piombarono una a una su Jongin, e poco dopo, lo scheletro di vetro gli diede il colpo di grazia.
Jungkook non perse tempo, scattò con lo sguardo verso Taehyung, fermo e con gli occhi fissi sulla figura ormai tutta contorta e sanguinante di Kai, per poi riportare di nuovo tutta la sua attenzione al divano, dove, poco prima, sedeva vicino al truffatore un misterioso uomo con la maschera da gatto.

Il posto che lui occupava ora era vuoto.

-Cazzo...- Jungkook sospirò, rinfilandosi l'arma incriminata nel retro dei pantaloni. Dovevano andarsene da lì al più presto possibile.

-Taehyung!- urlò e incontrò subito gli occhi nocciola e spaventati del ragazzo, stretto ancora in quel misero abito da gatto. Gli fece tenerezza. Ma non era il momento per provare pietà. Avanzò ad ampie falcate nella sua direzione e dopo avergli sussurrato un breve ma deciso "seguimi" gli afferrò il polso, pronto a trascinarlo verso il primo luogo sicuro. Era stato piuttosto semplice smascherare Jongin. Lui era solo una pedina, in fin dei conti. Ma ancora un grosso interrogativo lampeggiava nella sua testa: chi era quell'uomo mascherato?

Quello potrebbe essere un problema.
Iniziarono a correre, attorno ai tavoli, sfrecciando di fianco alle cameriere, con la terribile certezza che qualcuno li stava molto probabilmente guardando. Jungkook non riuscì nemmeno ad arrivare alla fine del salone che un urlo lo fece arrestare di colpo. Si girò di scatto ma dovette frenare la lingua per non irrompere in una risata sconveniente: Taehyung era fradicio da capo a piedi.
Calò lo sguardo ai suoi piedi dove il colpevole, un bicchiere rotto, rotolava graffiando il parquet, tra i suoi stessi frammenti.

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⏰ Dernière mise à jour : Feb 05, 2020 ⏰

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