Capitolo 43

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Dopo una lunga discussione tra tutti e tre per convincere Harry che il suo aiuto non fosse necessario, lo lasciai in salotto per apparecchiare mentre mia madre cucinava, assicurandomi di perdere un bel po' di tempo prima di tornare da lui.

Quando lo feci dopo una buona mezz'ora, sbirciai oltre la porta prima di entrare, trovandolo seduto di spalle sul divano e con il telecomando in mano, intento a cambiare velocemente i canali. Mi avvicinai con cautela e, nel momento in cui mi sedetti accanto a lui, non si mosse nemmeno di un millimetro né tanto meno mi guardò.

«Quanto sei arrabbiato con me da uno a dieci?» gli chiesi, mordendomi il labbro inferiore mentre osservavo la sua espressione di roccia.

Harry prese un respiro profondo, poi tornò a cambiare i canali alla tv.

«Ricordi quella volta in cui mi arrabbiai con Louis perché mi fece cadere il cellulare fuori dalla macchina in corsa? Di più.» rispose poi.

Spalancai la bocca «E' impossibile, non puoi essere più arrabbiato di allora.»

Quell'episodio aveva seriamente rischiato di mettere fine all'amicizia tra Louis ed Harry.

«Oh, ti assicuro che è così.» rispose.

Presi un respiro profondo e scivolai più vicina a lui sul divano, e solo a quel punto guadagnai la sua attenzione.

«Che vuoi? Stammi lontana.» disse acidamente, spostandosi più lontano.

Roteai gli occhi al cielo e mi avvicinai ancora, guadagnandomi un'occhiataccia da parte sua.

«Oh andiamo, smettila.» lo richiamai, poggiando una mano sulla sua coscia.

«No smettila tu, sembri tua madre.» disse abbassando la voce, assicurandosi così che lei non potesse sentirlo.

«Perché, mia madre ti tocca la gamba o ti si struscia addosso?» dissi sollevando un sopracciglio, non riuscendo a trattenere un sorriso. Lui mi lanciò un'altra occhiataccia.

«No, ma hai detto "oh andiamo" con lo stesso tono che ha usato lei prima.» mi fece notare.

«Che ci vuoi fare, sarà qualcosa che ho ereditato da lei. - scherzai, vedendolo roteare gli occhi al cielo; mi avvicinai ancora e poggiai la testa sulla sua spalla, accarezzandogli la gamba - Mi dispiace davvero di averti messo in questa situazione, ma puoi almeno cercare di essere gentile con me?»

Harry sospirò ancora una volta, e in quel momento fui grata del fatto che possedesse un così grande autocontrollo. Io, al posto suo, sarei scoppiata già da un pezzo.

«Doveva essere un "ti faccio conoscere i miei, vi presentate e siamo tutti felici e contenti" non un "te li faccio conoscere, te li presento e rimani a cena, durante la quale ti tempesteranno di domande e ti metteranno in difficoltà".» si lamentò.

«Lo so, hai perfettamente ragione. - gli concessi, prendendo una sua mano e giocando con le dita - Ma hai sentito mia madre, vuole conoscerti un po'.»

«No Eve, voleva solo l'occasione per rinfacciarmi il fatto che in questi mesi sono stato un fantasma, e la cosa peggiore è che non posso nemmeno dire niente per difendermi visto che ha ragione.»

Presi un respiro profondo e rinunciai a provare a controbattere quando una piccola vocina nella mia testa mi convinse del fatto che, in parte, avesse ragione.

«Scusa.» dissi a bassa voce.

Sapevo quanto incontrare i miei genitori fosse una cosa difficile per lui, quindi ora che era addirittura costretto a dover cenare con loro mi sentivo davvero in colpa: potevo solo sperare che tutto andasse nel migliore dei modi, così da non creare ostilità inutili.

The Words I Never Told YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora