Capitolo 8

1.6K 185 26
                                    

Siamo a fine luglio e le cose non stanno andando nel verso giusto. La schiena si, ormai è a posto anche se devo stare attenta agli sforzi e ai movimenti. Andrea è distaccato e non mi scrive quasi mai, proprio ora che avevo deciso di aprirmi, di avvicinarmi e di fidarmi.

Tra poco sarà il mio compleanno, volevo organizzare qualcosa con lui Sara ed Elena, non l'ho mai festeggiato sul serio e per i vent'anni volevo fare qualcosa di diverso e divertirmi per la prima volta da quando sto bene. Ma Andrea, anche se inizialmente mi aveva detto di si, adesso afferma di non sapere se ci sarà e quindi penso che salterà tutto perché avrebbe dovuto portarci lui in macchina. Domani sera lo vedo e cerco di chiarire questa cosa. Gli avrò chiesto venti volte se ne era sicuro, mi ero già organizzata e adesso per colpa sua avrò un altro compleanno di merda che andrà ad aggiungersi alla lista dei compleanni di merda, che, per la cronoca, ammontano a 19.

Io e Andrea siamo a mangiare al Mc, per la gioia del mio portafoglio. Lui non dice una parola e fissa il vuoto, ha uno sguardo strano, perso, come se fosse da un'altra parte. Gli parlerò in macchina. Quando fa così mi passa del tutto la fame e mi viene anche l'ansia. Finisco a fatica il panino e butto il resto delle patatine, dopodiché saliamo in macchina. Mette la musica alta, segno che non vuole ascoltarmi. Di bene in meglio. Guida veramente troppo forte, ogni tanto allungo l'occhio sul contachilometri e sfiora i 110km/h, ultimamente ho un po' paura a stare in macchina con lui, specie quando è buio anche perché la strada per casa mia è priva di lampioni o altra illuminazione. Oltre che dissestata e piena di buche. Sembra agitato, non so cos'abbia, non riesce a tenere le mani ferme sul volante.

Quando siamo davanti a casa mia, fortunatamente sani e salvi, spegne il motore e automaticamente si spegne la radio. Parlo subito prima che la riaccenda.

"Andrea che hai? Sei strano.. Hai cambiato idea?" chiedo.

Lui guarda fuori dal finestrino e si stiracchia sul sedile.

"No no.. Tranquilla" risponde senza enfasi.

Si gira verso di me e mi sorride, un sorriso strano, non spontaneo ma nemmeno forzato. E' quasi una smorfia, non so come interpretarlo, non riesco a capire la sua espressione perché c'è poca luce nell'abitacolo. Forse sono davvero troppo paranoica, dovrei smetterla di preoccuparmi e analizzare ogni singolo dettaglio cercando di scoprire chissà cosa, magari è solo stanco o stressato per via del lavoro. Lo abbraccio.

"Ah una cosa... Alla fine... Ci sei al mio compleanno o...?" gli chiedo.

"Si che ci sono" risponde pacato.

"Ok, bene. Perché sai che mi sono già organizzata per tutto, Sara e Elena sono state avvisate e.." mi interrompe.

"Sisi" dice con noncuranza.

Poi inizia a baciarmi. Ricambio i baci, anche se ho l'impressione che lo faccia per farmi stare zitta. Ho mal di schiena ma non voglio andare subito a casa, gli chiedo se posso sedermi dietro e sdraiarmi un attimo così da stare meglio. Nel frattempo che sto lì gli parlo di varie cose ma non è molto partecipe, ogni tanto mugugna un "uhm" per far capire che è ancora vivo. Poi mi raggiunge dietro e mi bacia ancora. Cerco di non ripensare a quella sera al parcheggio nella zona industriale, per quanto sia difficile. Come se non bastasse il ricordo di quella sera col mio ex fa capolino tra i miei pensieri, giusto perché di ansia ne avevo poca. Devo smetterla di pensare sempre e solo al peggio, così prendo un bel respiro e cerco di rilassarmi. Forse la postura rilassata o non so che altro gli fa pensare che stavolta sono disponibile perché sento una una mano infilarsi furtiva sotto la maglia. Cerco di toglierla, invano, e inizio di nuovo ad impaurirmi. Lui però continua nel suo intento cercando di togliermi i jeans, sono nel panico, vorrei urlargli "no!" ma stavolta qualcosa mi impedisce di aprire bocca, è come in uno di quegli incubi in cui sei in una situazione di pericolo e vorresti urlare ma non riesci ad emmettere alcun suono. Purtroppo però questo non è un sogno. Mi butto nell'angolino verso la portiera ma poi mi ricordo che la macchina è a tre porte quindi devo tornare davanti per uscire. Lui sta armeggiando con la sua cintura e sto rivivendo le sensazioni di un anno fa. Non può succedere di nuovo, non posso permetterlo ma sono come paralizzata. Perché non reagisco? Cerco di collegare i pensieri ai movimenti ma sembra che mente e corpo siano scollegati, per quanto voglia fare qualsiasi cosa per fermarlo il mio corpo non collabora, continua a tremare e l'ansia mi sta annebbiando la mente. Andrea mi si avvicina, sento il suo respiro addosso mentre io, inerme, riesco solo a tremare come una foglia. Devo avere una faccia sconvolta ma non credo se ne sia accorto in quanto continua a cercare di togliermi cose di dosso. Sento le lacrime scendere veloci lungo le guance, non riesco a placarle, vorrei essere forte. Perché diamine non lo sono? Poi, quando sta per compiere l'irreparabile, si ferma un attimo a guardarmi. Ha lo stesso sguardo di prima, mi fa quasi paura, non l'ho mai visto così. Non dice niente e non si muove, così in un impeto di lucidità mi tiro su i jeans e giù la maglietta, esco il più in fretta possibile da quell'incubo e mi rifugio in camera mia.

Non è possibile. E' già la seconda volta che oltrepassa i limiti e mi sembrava di avergli illustrato le mie intenzioni. Perché non mi rispetta? L'ho già perdonato una volta, era la sua seconda possibilità e se l'è giocata male. Prima il mio ex, ora lui son due volte che ci prova contro la mia volontà, ma che hanno tutti quanti?

Scrivo a Sara, è tardi ma spero di trovarla sveglia. Mi risponde dopo una ventina di minuti, le spiego brevemente come si è comportato nonostante gli avessi detto che non volevo. E' preoccupata per me. Secondo lei o provo a risolvere o lo lascio. Per ora nessuno dei due, non voglio pensarci ora.

Vicino a te non ho pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora