64. Cruciverba

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(Dam's pov)

Giungo 2019

Quando si litiga, le ultime parole sono quelle che rimangono impresse nella mente, quelle che ti rimbombano nella testa, fino a fartela quasi scoppiare. Quelle che, quando ripensi al momento in cui le hai pronunciate, ti rimproveri, perché in realtà non avresti mai voluto dirle.

"Pensi solo a divertirti ogni sera. Pensi solo a che vestiti mettere e vai a fare shopping continuamente. Non ti importa niente di noi, dei Måneskin".

Queste erano quelle parole, quelle che le avevo urlato aspettandomi che reagisse tirandomi in faccia qualcosa, prendendomi a schiaffi. Invece, era rimasta ferma, inerme, ferita. I suoi occhi si erano riempiti di lacrime prima che potessero scendere a cascata sulle guance, spezzandomi il cuore.

Si sentiva nell'aria che era successo qualcosa. Victoria non stava ridendo come una scema alle pessime battute di Thomas. Io non mi stavo godendo la scena come se fossi davanti ad un film comico. Ethan non ci stava osservando come se venissimo tutti da un altro pianeta.

Avevo provato a dormire un po', ma non ci ero riuscito. Nessuno, a quanto pareva, ce l'aveva fatta a chiudere occhio. Thomas ascoltava qualcosa nelle sue cuffiette e tamburellava le dita sulla gamba a ritmo. Victoria se ne stava con la testa appoggiata al finestrino e gli occhi persi nel buio più totale. Ethan risolveva i cruciverba su uno di quei libricini di enigmistica che si portava sempre dietro.

Se fossi stato bravo almeno la metà di quanto lo era lui, avrei potuto risolvere tutti gli enigmi che si nascondevano dietro ai suoi occhi blu.

Tante volte ci siamo sfidati, abbiamo sbattuto la testa sui nostri caratteri testardi. Mille volte ci siamo mandati a fanculo, e altre mille lo faremo. Poi, comunque, sarei tornato a prenderla, sempre. Perché nel labirinto di emozioni che aveva in testa, io mi ci sarei perso volentieri. Mi sarei sempre scervellato per trovare una soluzione ai suoi problemi, alle sue angosce, ai suoi tormenti. Quando poi, la soluzione ai miei, era lei.

«Ripartiamo tra venti minuti.»

Tornato alla realtà, scesi dal van, diretto all'entrata dell'autogrill.

«Vic, tu non vieni?», domandò la voce di Thomas.

«No, vi aspetto qui.»

Senza dar troppo peso alla cosa, continuai dritto per la mia strada. Andai in bagno, mangiai un tramezzino, comprai del tabacco e un pacchetto di caramelle, ovviamente per Vic. Ma quando tornai al van, lei non c'era.

Forse era entrata dentro mentre io ero in bagno, però qualcosa mi diceva di andare a controllare.

Andai da Ethan e gli chiesi se l'avesse vista. Nessuno l'aveva vista.

Corsi fuori e feci il giro di tutto l'edificio, finché non la trovai seduta al tavolo da pic-nic nel prato sul retro, completamente al buio.

«Sei impazzita?», sbuffai, accendendo la torcia del telefono.

Saltò in piedi, spaventata.

«Cristo Santo! Mi hai fatto prendere un colpo! Ma che problema hai?!»

«Sei scappata senza avvisare nessuno e sei venuta qua al buio, da sola. Non sono io quello con dei problemi.»

«Sei tu il mio problema.»

Ecco, l'aveva detto. E probabilmente aveva pienamente ragione.

Presi posto sul tavolo, accendendomi una sigaretta, prima di parlare.

«Mi dispiace. Non penso davvero quello che ti ho detto.»

«Mi hai ferita», disse con voce traballante, sistemandosi seduta al mio fianco. «Sono solo uscita con le mie amiche, non ho fatto niente di male», continuò.

«È solo che mi avevi detto che saresti rimasta a casa perché non stavi bene. E poi ti ho trovata nel locale, a ballare con strane persone, ubriaca.»

«Volevo stare a casa, ed era vero che non stavo tanto bene. Ma poi Franci mi ha supplicato di accompagnarla e alla fine ho ceduto e sono andata con lei. Non volevo mentirti, solo che poi mi sono scordata di avvisarti.»

Le strinsi un braccio intorno al collo, portandomela vicina per poterle lasciare un bacio in fronte.

«Va bene. Ti perdono.»

«Guarda che sono io che dovrei perdonare te», protestò.

Avrei voluto controbattere, ma lei in un certo senso me lo impedì. Me la ritrovai a cavalcioni sopra le mie gambe.

Quel modo che aveva di passarsi la lingua tra i denti, impaziente, mentre mi sbottonava la camicia, riusciva a fregarmi sempre.

La presi per i fianchi e le sfilai anch'io la maglietta. Ero pronto a catturare il suo seno con le labbra, quando lei mi spinse giù, facendomi sdraiare sul tavolo. Sorrise soddisfatta, mentre le sue mani vogliose iniziavano ad esplorarmi.

La guardavo come se fosse la dea della bellezza, la cosa più bella di tutto l'Universo. Attraverso i suoi occhi potevo vedere il riflesso del cielo.

In quei momenti, era come se tutto intorno a noi perdesse di importanza. Non ci importava delle persone che avrebbero potuto scoprirci, del tempo che scorreva veloce, mentre noi cercavamo di nascondere l'amore nei nostri cuori.

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora