95. Verità

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(Dam's pov)

Febbraio 2020


«Questa cosa, qualunque cosa sia, visto che nemmeno noi lo sappiamo, finisce qui.»

«Damiano...»

«No, Victò! Basta! Non posso più parlarti, non riesci nemmeno a guardarti senza... non posso più stare con te.»


Sono stato un pezzo di merda, ma stavo solo cercando di fare la cosa giusta, anche se non mi crederesti mai. È che quando le cose andavano bene, era come se una voce nella mia testa mi dicesse che saremmo potuti stare insieme per sempre. Ma quando poi le cose non andavano bene...

Non dimenticherò mai la tua espressione dopo quelle mie parole, il tuo viso sempre più pallido. Mi sono chiesto se avessi letto il terrore dentro ai miei occhi, mentre ti dicevo quelle cose.

Non era di certo la prima volta che ti ferivo, l'ho sempre fatto. In qualche modo io sono sempre stato capace di ferirti. Anche quando credevo di fare una cosa per il tuo bene, alla fine succedeva, ti facevo male. Eppure, dal giorno che ti ho conosciuta, ho sempre cercato di migliorarmi, perché sono stato un disastro per tutta la vita, ma per te ce l'avrei messa tutta.

Perché io volevo te, ho sempre voluto te e solo te. Nonostante tutto il male che ci facevamo a vicenda, nonostante il casino delle nostre giornate, nonostante questo mio straziante comportamento lunatico che mi portava a mettere tutto in discussione troppo spesso, a perdere ogni più piccola certezza, tranne una: io volevo te.

E che cosa me ne importava delle cose che andavano male, se avevo te?

Avevi fatto un passo indietro, quasi inciampando, nella fretta di allontanarti da me. Per un istante, ero rimasto immobile ad osservarti.

Non era ciò che volevo?

Allontanarti, mandarti via per salvarci, per salvare te.

Fissavo la porta che si richiudeva dietro di te, ma io avevo ancora bisogno di te, della persona che sapeva rendermi felice come nessun'altra, della persona che amavo.

Non ricordo come, ma mi sono ritrovato fuori dal locale. La pioggia cadeva a terra con insistenza e tu stavi per attraversare la strada. Ti ho presa per un braccio. Tu hai cercato di liberarti, ma io ti ho sbattuta al muro, imprigionandoti con il mio corpo. Finalmente il suo viso pallido e bagnato era davanti al mio. Il mascara colava sulle tue guance, le lacrime erano mascherate dalla pioggia, i capelli appiccicati alla pelle.

"Diglielo", mi dissi. "Dille che non la ami. Ce l'hai il coraggio di farlo? Guardala e dille che non la ami."

Oppure, dille che non vedi l'ora di tornare a casa, di infilarti sotto le coperte con lei, che non vedi l'ora di svegliarti domattina e vedere quel sorriso che ti dà la forza di affrontare la giornata. Dille che vorresti soltanto appoggiare la testa sul suo petto e ascoltare i battiti del suo cuore nel silenzio della notte, che stare con lei vuol dire essere al riparo da tutto, dal resto del mondo, che tu ti senti al sicuro con lei. Solo con lei.

E invece, tutto ciò che sono riuscito a dire fu: «Perdonami.»

Stavi tremando. Eravamo entrambi bagnati fradici e tu eri semplicemente bellissima. E non ho resistito. Ho appoggiato le labbra sulle tue.

"Ti amo", ho pensato, ma non potevo dirtelo.

Avevo le mani strette sui tuoi fianchi e tu sembravi così fragile e così forte allo stesso tempo. Le tue unghie si conficcavano nella mia schiena, la tua bocca era prepotente contro la mia. Il cuore stava per uscirmi dal petto.

"Basta!", urlava la mia coscienza. "Basta. Basta. Basta."

Ho tolto le mani dai tuoi fianchi, ma tu hai spinto il mio corpo ancora più vicino al tuo, peggiorando la situazione.

«Perché non puoi più parlarmi? Perché non puoi guardarmi? Perché non...»

«Perché ti amo.»

Era la verità, forse una verità scomoda e inopportuna, ma non potevo più sopportare di tenerla solo per me.

I tuoi occhi si sono spalancati all'istante, ma le tue mani non hanno mai smesso di tenermi stretto a te.

«Sono stanco di fingere di poter vivere senza di te.»

E come un drogato alla disperata ricerca di quella cosa che aveva giurato di non toccare mai più, sono tornato a catturarti le labbra con le mie. Ho sfiorato ogni centimetro della tua pelle fino alle cosce, che poi tu hai stretto intorno ai miei fianchi. Ho sentito il tuo vestito strapparsi sotto le mie dita, e di questo ti saresti arrabbiata molto la mattina seguente. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Insieme Sempre || Damiano e Victoria ||Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin