𝓤𝓷𝓪 𝓝𝓸𝓽𝓽𝓮 𝓓𝓲 𝓟𝓵𝓮𝓷𝓲𝓵𝓾𝓷𝓲𝓸

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𝕼𝖚𝖆𝖓𝖉𝖔 𝖑𝖆 𝖑𝖚𝖓𝖆 𝖊𝖗𝖆 𝖆𝖑𝖙𝖆 𝖓𝖊𝖑 𝖈𝖎𝖊𝖑𝖔 𝖊

𝖎 𝖉𝖗𝖆𝖌𝖍𝖎 𝖚𝖓'𝖔𝖒𝖇𝖗𝖆 𝖉𝖊𝖑𝖑𝖆 𝖋𝖆𝖓𝖙𝖆𝖘𝖎𝖆

𝔼ra avvenuto un fatto mistico un'anonima notte di primavera del 2002. I fiori di ciliegio erano sbocciati tutti insieme con l'arrivo del plenilunio, carichi di vita nei loro petali rosa. La stagione della fioritura era stata anticipata di qualche settimana senza che nessuno fosse capace di prevederlo, un miracolo che i giapponesi furono felici di ricevere.

Si prospettava un buon anno.

Ormai erano secoli che le ombre avevano lasciato il paese del Sol Levante, nessuno rimproverò Tokyo per aver dimenticato il sangue che scorreva per le sue strade quando ancora si chiamava Edo. Poteva capitare che un intero paese non si accorgesse che la notte fosse diventata eterna, il mondo si era assopito per anni, svegliandosi il mattino con la sensazione di aver vissuto cento vite.

Solo poche persone erano consapevoli di cosa fosse successo, bisognava guardare a ovest, come avevano fatto loro. A ovest, in un edificio di Bruxelles che non aveva né sfarzo, né modernità. Era una villa di periferia completamente vuota, con una grande stanza piena di marmo e statue cerimoniose, un tavolo circolare e tante sedie.

Una per ogni nazione, una per ogni rappresentante.

Quella notte di primavera, il plenilunio aveva portato la pace, perché le figure più autorevoli di ogni stato erano in viaggio in gran segreto verso la villa di periferia a Bruxelles.

Il motivo della riunione doveva essere taciuto.

Così la stanza si era riempita quando in cielo non c'era più traccia del crepuscolo e il silenzio aveva dominato fintanto che la luna piena non si era issata nel cielo.

A mezzanotte, la speranza di vederli era ormai scemata, il malcontento aveva prodotto discussioni animate in un inglese sporcato dagli accenti. All'una, era calato nuovamente il silenzio perché una porta aveva sbattuto contro il muro.

Due persone avevano camminato fino all'unica sedia libera del tavolo, uno era rimasto in piedi, l'altro si era seduto, uno aveva una maschera elegante da volpe nera, bianca e dorata, un cappotto raffinato degli stessi colori, unto di sangue dove il mantello non conservava che il ricordo dell'indumento che era stato. Brandelli logori seguivano i passi silenti della prima figura come un velo di rosso velluto. Lui si chiamava Nekoshin, sposo della Morte, un'entità spettrale, dal corpo di vapore che spariva davanti alla luce.

Kohaku {Parĸ Jιмιn}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora