𝓘𝓵 𝓜𝓲𝓮𝓽𝓲𝓽𝓸𝓻𝓮 𝓓'𝓐𝓶𝓫𝓻𝓪

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In cielo risplendeva una splendida luna piena; il bianco accecante gli baciava la pelle

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In cielo risplendeva una splendida luna piena; il bianco accecante gli baciava la pelle. Sarebbe stato bellissimo se avesse potuto osservarla, perdersi in un limbo di realtà e fantasia, senza sapere se a danzare davanti ai suoi occhi fosse un sogno o la realtà. Perché lui lo aveva, un sogno: contare le stelle del cielo, tutte, una per una, finché il sonno non lo avrebbe abbracciato come una madre fa con il proprio figlio.

Ma la luna non era che lo sfondo dei suoi peccati, una madre tanto affettuosa quanto distante, che aveva voluto assegnargli il più ingrato die compiti: ergere boschi sul sangue dei cadaveri che aveva mutilato. Cadaveri che lo perseguitavano, ovunque fossero finite le loro anime incollerite.

Presto se ne sarebbe aggiunto un altro.

Si trattava di Kim Youngwoo, un quarantasettenne invischiato nel traffico di esseri umani.

Si stava muovendo come un normale civile lungo una strada secondaria di Cheongju, a prima vista nessuno avrebbe affermato che fosse un criminale, ma quelli come lui sapevano riconoscere il catrame che gli bloccava le caviglie: perenni residui delle maledizioni che i morti usavano per condannarlo. E vedeva anche i morti stessi: ombre traballanti al di là delle pupille, che, con la bocca spalancata, urlavano solo suoni muti; entità impossibili da mascherare dietro le rughe del sorriso o il taglio arcuato delle palpebre.

Youngwoo non sospettava che fosse lui a seguirlo, celato com'era dalla sua alleata più fedele: la notte e il mantello di illusioni. Non lo avrebbe individuato, né lui né chiunque altro. Era stato addestrato per questo.

Youngwoo svoltò in una via buia e malridotta degna della periferia di una metropoli, per non perderlo di vista, corse rapidamente fino al bordo del palazzo da cui lo guardava e saltò su quello successivo. Si aggrappò con facilità alla ringhiera e si issò su. Percorse il cornicione e si sporse dalla parte opposta, combattendo col gelido grido d'un vento invernale.

L'uomo stava parlando con una ragazza, una bambina nel corpo di una quindicenne dai capelli neri. Carpì i segreti che avrebbero seguito la conversazione, il destino era già scritto e l'autore aveva scordato di inserirvi la clemenza. Il banale rapimento sarebbe stato un lusso, ma la fama di Youngwoo lo precedeva: era già pronto ad affondare i suoi artigli in una bellezza giovane e ben tenuta, solo per deturparla e godersi la purezza che veniva strappata via.

In basso c'era una sporgenza su cui si affacciavano delle finestre: quaranta centimetri di profondità, abbastanza in alto per non esser illuminato; balzò sul cornicione come un gatto, appostandosi nell'oscurità.

Youngwoo si era avvicinato alla ragazza, l'aveva bloccata al muro col suo corpo e la sovrastava. Le grida supplichevoli gli stridevano fastidiosamente nelle orecchie, mentre lei cercava invano di allontanarlo.

Si lasciò sfuggire un sospiro frustrato, sperando di scacciare il malessere che si impossessava del suo fiato e formicolava sotto la pelle. Le vittime erano così: rumorose fino al loro ultimo istante di vita.

Kohaku {Parĸ Jιмιn}حيث تعيش القصص. اكتشف الآن