Ancora un po' scosso e poco lucido, fisso la parete del corridoio, ripercorrendo con la mente questo crollo improvviso di Federica. Pensavo sul serio di poter chiarire con lei, eppure non è stato proprio così. La situazione si è nettamente aggrovigliata ancora di più, ed è sul serio frustrante.
Il perfetto mix di tristezza e rabbia sembrano farmi impazzire, infatti mi ritrovo ad annullare la distanza che mi divide dalla mia donna, spalancando la porta della nostra camera da letto e trovandola proprio seduta sul materasso con il viso fra le mani.
Ogni singolo centimetro del suo corpo trema, segno di quanto sia alta la debolezza che possiede in questo momento.
"Voglio stare da sola... ti prego, esci" Afferma con sicurezza. Probabilmente è davvero ciò che vuole, ma a dirla tutta, non voglio ascoltarla. Credo che abbia solo bisogno di essere aiutata, e di questo ne sono sicuro. Se avesse avuto da parte mia una parolina di conforto, anche piccola, sarebbe stato tutto molto più semplice.
"Dannazione, ascoltami. Hai bisogno d'aiuto! Fatti dare una mano!" Esclamo, avvicinandomi. Ogni singolo centimetro del mio corpo è attraversato da tanti tremolii, ma cerco di farmi forza e non crollare. Non voglio farlo. A separarci c'è più o meno un metro, ma riesco perfettamente a percepire ogni suo respiro, ogni sua lacrima e ogni grammo del suo dolore.
"No, vattene via e basta! Non voglio ascoltarti! Sei solo un cretino!" Questa volta mi guarda, e tramite queste parole mi trasferisce tutta l'inquietudine che possiede in questo momento. "Non hai fatto altro che prendermi in giro per tutto questo tempo, ferendomi e distruggendomi senza nessun tipo di preavviso!"
"Ma Dio mio, no! Non ti ho presa in giro, non l'ho mai fatto e mai lo farò. Non devi assolutamente pensarlo!"
Si solleva improvvisamente, lasciando scivolare le mani proprio lungo i suoi fianchi. Guardo i suoi occhietti castani strapieni di tanto dolore, e alla scena non posso fare altro che continuare a guardarla, sperando di poterlo eliminare in modo che lei non stia così male. "Stiamo attraversando un momento strano e di poca comprensione, ma dobbiamo essere bravi ad affrontarlo e cercare di tornare più forti di prima. Non voglio assolutamente che si creino questi brutti litigi tra di noi" Le sussurro queste paroline con un filo di voce, sperando soltanto che ogni cosa si risolvi al più presto possibile.
"Le tue parole mi stanno provocando così tanto dolore, che Dio mio... vorrei sul serio ucciderti"
Vorrei tanto ribattere che questi suoi momenti di pura debolezza, riescono molto ad ingigantire il discorso, rendendolo non sono irrisolvibile ma anche molto complicato. "Non ti rendi conto di star esagerando e lo fai solo nel momento in cui mi vedi scoppiare in lacrime" Le sue guance sono attraversate da un immenso rossore, che le rende la pelle ancora più calda e la rabbia che possiede sempre più intensa e consistente.
"Per l'amore di Dio, no! Non è vero. Stai delirando, Federica. Io penso di doverti portare in ospedale all'istante" Sto iniziando sul serio a perdere la pazienza, e penso proprio di poter scoppiare da un momento all'altro. Ma scoppiare davvero. Forse come non ho mai fatto.
"Non ho bisogno di nessun ospedale, Riccardo. Vorrei che tu cercassi di capirmi di più" Questa volta alza la voce, e lo fa senza nessun tipo di problema. Vorrei tanto dirle di non urlare, perché vederla così arrabbiata è sinonimo di pura malinconia, eppure preferisco rimanere in silenzio e ascoltare questa cascata di rimproveri.
"E pensi che io non lo stia facendo?" Domando immediatamente, cercando una conferma o qualcosa del genere.
"No, non lo stai facendo assolutamente! E questo litigio ne è la prova. Mi sta per crollare il mondo addosso e tu stai rimanendo in silenzio!" Fa un veloce passo verso la mia direzione, riuscendo a farmi percepire ogni suo respiro, che potrei benissimo definire sconnesso e veloce. "Stai rimanendo in silenzio e odio questo dettaglio. Lo odio così tanto, dannazione!" Questa volta non sta ferma, ma agisce con i gesti, iniziando a colpirmi le spalle e il petto con dei lievi pugni, dovuti all'immensa frustrazione. Cerco di dimenarmi dalla sua presa, ma non per il dolore, ma per cercare di farla sciogliere e stringerla in un abbraccio di rassicurazione. Stringo saldamente le sue mani fra le mie, ma l'intensità dei suoi colpi sembra aumentare, e per un attimo penso che se possa servirle per stare meglio, potrebbe sul serio continuare fino all'infinito. "Non pensavo di poter litigare con te con questa intensità... e ci odio per questo. Non meritiamo tutto questo dolore"
Le sue parole riescono a darmi una scossa maggiore, infatti aumento la presa attorno ai suoi polsi e li stringo, allontanandoli dal mio petto per poterla stringere a me. Riesco a farlo l'istante successivo, sorridendo come uno scemo nel momento in cui lei me lo lascia fare.
Con un'istantanea velocità, appoggia la testa contro la mia spalla, piangendo contro la maglia di cotone che ricopre in maniera dolce e delicata la parte superiore del mio corpo.
Riesco a percepire i suoi singhiozzi intensamente, avendo la conferma che forse, tutto quello di cui aveva bisogno era un dolce abbraccio. Un dolce abbraccio che cercasse di farla sentire al sicuro, che la coccolasse e che la amasse. Che l'amasse senza nessun tipo di filtro, che l'amasse per la persona dolce e strana che è.
Le accarezzo i capelli con dolcezza, provando a calmare ogni sua cellula impazzita. Il suo corpo è in preda al tremore, e mi rendo conto di questo piccolo dettaglio dal modo in cui i suoi muscoli tremano contro le mie mani grandi e calde.
"Mi dispiace, Fede" Glielo sussurro con un filo di voce, ma sono certa che abbia sentito ogni cosa.
"Non dovevi abbracciarmi..." Le sue parole sono una vera e propria guerra contro il suo cervello e il suo corpo, che mi stringe come se non volesse lasciarmi mai più. Questo abbraccio farà bene ad entrambi, e di questo ne sono più che certo.
"Io penso di si..."
"Invece no" Ribatte lei con lo stesso tono di voce.
"Invece si"
"No" Solleva il capo verso la mia direzione per guardarmi negli occhi, trovando i miei a qualche centimetro di distanza. "E adesso, lasciami... torna in cucina e vai a mangiare. Io rimango qui, ho bisogno di pensare un po'"
"No, io non vado da nessuna parte. Voglio soltanto chiarire questa situazione con te" Le sussurro tranquillamente. Il suo corpo ancora attaccato al mio, un po' tremante e preoccupato.
"Riccardo, vai a mangiare qualcosa e torni. Lasciami lo spazio che mi serve, io ho bisogno di calmarmi un attimo"
"Perché fai così?" Domando quasi frustrato da tutto ciò e forse anche un po' da lei.
"Perché non mi ascolti?" Si stacca lentamente, facendo un passo indietro per formare questa piccola distanza fra di noi.
"Perché non voglio"
"Torna lì dentro" I suoi occhi parlano e quelle lacrime che le rigano il viso sono la prova di ogni singola parola pronunciata. La guardo con attenzione, alternando lo sguardo dalle sue iridi alle sue labbra, sperando che possano curvarsi in un sorriso divertito e spensierato, ma purtroppo non lo fanno.
"Vieni a mangiare qualcosa con me. Ne hai bisogno"
"No, non ho fame" Si prende una pausa e poi continua. "Raggiungi la cucina e non insistere"
A queste sue parole, non posso fare altro che annuire, forse un po' irritato dal suo comportamento poco lineare. Mi sta mandando via nuovamente, e lo sta facendo per l'ennesima volta in poche ore.

BINABASA MO ANG
Gocce di memoria - Federica e Riccardo
FanfictionFederica Carta. Riccardo Marcuzzo. Un amore forte, talmente forte da distruggere ogni cosa, anche la più potente. Lacrime e paura riempiranno i loro cuori per un po' e lo faranno a causa di una tragedia che sconvolgerà le loro vite improvvisamente...