Capitolo 12 (parte 2)

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Damiano stava seduto all'interno del solito bar, sullo sgabello al lato sinistro del bancone, che ormai sembrava essere diventato di sua proprietà. Di tanto in tanto volgeva lo sguardo verso le vetrate colorate che affacciavano sulla strada esterna , osservando il marciapiede brulicante di persone impegnate nelle più svariate attività. Non era una bella giornata: il cielo di Roma, sempre azzurro e sereno, quel pomeriggio era grigio con qualche sfumatura celeste che suscitava un sentimento di nostalgia.Di sottofondo c'era la voce di Leonardo che ormai stava parlando da qualche minuto senza che Damiano gli prestasse la minima attenzione e che, quindi, a volte rivolgeva i suoi discorsi al barista, che ormai conoscevano da svariati anni. Lo sguardo del cantante smise di vagare incerto per la stanza e si posò immediatamente verso l'entrata del locale. Gli occhi erano diventati in un istante più scuri, cosi scuri da fare quasi paura, e non accennavano a guardare altrove. Vic si sgrullò leggermente i capelli bagnati a causa della pioggia, per poi appoggiare il cappotto su una sedia vicino al tavolo occupato dalle sue amiche. Era bella pensò, era bella nonostante avesse il mascara leggermente sbafato, nonostante avesse le guance e il naso arrossati per la bassa temperatura esterna, benché avesse un maglione che ricopriva quasi interamente il suo corpo. Era bellissima perché quei nonostante la rendevano ancora più bella. Lei non aveva notato la sua presenza all'interno del locale, sennò non sarebbe stata così disinvolta e spensierata nei movimenti e nel conversare. Ogni tanto si portava distrattamente una ciocca di capelli dietro all'orecchio, facendo intravedere maggiormente le sue labbra che  si incurvavano frequentemente in un sorriso. Quando si alzò per andare in bagno, la sua apparente tranquillità fu turbata dal rumore assordante della porta sbattuta con irruenza. Il volto di Damiano incrociò il suo, incatenando i loro occhi gli uni agli altri. In un secondo tutte le immagini del giorno precedente le ritornarono in mente, attraversando la sua testa ad una velocità impressionante, senza che lei potesse controllare il loro flusso o muoversi di un passo. E più lo guardava più si sentiva viva , imprigionata in quelle sensazioni che invece di tapparle le ali la aiutavano a respirare, a sentire qualcosa che valesse la pena provare e per cui valesse la pena soffrire, farsi male, piangere e rialzarsi. E lui più la guardava e più non riusciva a comprendere come un angelo avesse potuto vendere la sua anima al diavolo. Victoria non accennava a emettere alcun suono, non aveva nulla da dirgli. Damiano, invece, avrebbe tanto voluto dire qualcosa, qualunque cosa, ma le parole sembravano essergli morte in bocca.

" che ci fai qui" esordì lui con fare impacciato.

" è il bagno delle donne.." asserì Vic titubante. La stava prendendo per il culo o cosa? Tra i due era l'unica che in quel momento poteva permettersi di domandarsi che cosa cazzo ci facesse lui lì in piedi davanti alla porta senza fiatare.

" giusto" concluse Damiano interdetto.

Non era da lui ritrovarsi in situazioni in cui non sapeva cosa dire, ma proprio non capiva come chiederle scusa. Scusa per aver approfittato della sua fragilità, della sua vulnerabilità, scusa per non averle portato il rispetto che meritava, scusa per averla baciata senza aver pensato neanche un istante alle conseguenze di quel gesto, per aver ignorato ogni tipo di richiesta di fermarsi.Questo avrebbe voluto dirle, ma l'espressione dipinta sul volto della ragazza lo incitava a rimanere in silenzio. Era lo stesso sguardo che le aveva rivolto il giorno precedente quando, mentre si stavano baciando, gli aveva posato una mano sul petto, spingendolo leggermente indietro con le poche forze che le rimanevano.

" che cosa hai fatto" le aveva detto in un sussurro. Poi aveva abbassato lo sguardo a terra e con un movimento impercettibile lo aveva superato uscendo dalla doccia.

Damiano si era sentito morire dentro, sporco, neanche minimamente umano, incapace di percepire i sentimenti altrui. Gli bastò un secondo per capire che lui l'amava, si l'amava ma in un modo malato, tossico, la amava tanto da farle male, continuamente, senza darle tregua.

Richiuse i ricordi del giorno precedente nella sua mente e riportò lo sguardo sulla bassista che continuava a fissarlo. Dal suo sguardo non trapelava alcuna emozione.

" Damiano "

" si? "

" vattene " sentenziò con una calma che non le apparteneva.

" mi dispiace " disse con voce flebile il cantante mantenendo i suoi occhi incatenati con quelli di lei. " mi dispiace per tutto, per tutte le cazzate che ho fatto, mi dispiace per averti fatto stare male, non è ciò che volevo"

Victoria si sentì divisa in due: da un lato lo odiava perché pensava che un mi dispiace avrebbe risolto le cose, come se il danno si potesse riparare con due paroline di scuse,  come se bastasse unicamente questo per rimettere insieme i pezzi della sua anima. Dall'altro lato avrebbe solo voluto abbracciarlo, digli che andava tutto bene, che lo perdonava, perché vederlo dispiaciuto le faceva piangere il cuore.

" ok, se è il mio perdono ciò che vuoi sei perdonato " rispose lei con una sincerità quasi spaventosa.

Tentò di fare un passo in avanti ma lui non glielo permise.

" non voglio il tuo perdono "

" è tutto ciò che posso darti" concluse lei mentre una lacrima le rigava il volto. Si sbrigò ad asciugarla prima che Damiano potesse notarla, inconscia che lo sguardo di lui non l'aveva abbandonata per un istante.

Prese coraggio e si diresse verso la porta del bagno per uscire, quando senti due parole sfuggenti pronunciate con una spontaneità folgorante

" victoria"

" si?"

" sei bella "

Un secondo e lei era già nella sala principale diretta verso le sue amiche.

𝑺𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒖𝒏 𝑪𝒂𝒔𝒊𝒏𝒐 𝑺𝒕𝒖𝒑𝒆𝒏𝒅𝒐 // Damiano x VictoriaWhere stories live. Discover now