Capitolo 5: Vecchi insegnamenti

1K 75 38
                                    

⚠️Linguaggio forte alla fine⚠️
-------------------------------------------------------

Erano le sette di mattina a Baker Street e John era ancora a letto. Non riusciva ancora a spiegarsi cosa fosse successo la notte precedente. In più, anche se era sveglio da molto con i pensieri fissi e bloccati sullo stesso evento, non aveva intenzione di alzarsi.

Voleva evitare il detective in tutti i modi possibili ma non poteva farlo perché, dopo tutto, il più giovane lo aveva fatto sentire bene e non meritava un capriccio simile da parte sua, specialmente se infondato.

Si convinse perciò che la clinica in cui lavorava lo avrebbe aiutato a liberare la mente, a smettere di pensare per un po' e a evitare così l'amico in maniera più benevola, così si alzò.

Intanto nell'appartamento, l'investigatore privato stava ancora pensando al caso, questa volta con una meravigliosa melodia di sottofondo che usciva dal suo violino.
Notò il suono dei passi furtivi del soldato scendere le scale ma la direzione era la porta di ingresso al piano terra. Affacciandosi alla finestra, scorse il dottore intento a catturare l'attenzione dell'imminente tassista con una mano, e con l'altra teneva premuto all'orecchio il suo cellulare. Capì che stava andando a lavoro -dall'abbigliamento formale- ma non riusciva a comprenderne il motivo visto che non aveva mai avuto alcun turno di lavoro di venerdì. Forse era stato chiamato da Sarah per un'urgenza.

******

Al lavoro tutto stava procedendo per il meglio. Sembrava infatti che si fosse dimenticato di quella serata e, tra un paziente e l'altro, le pause con i colleghi sembravano aiutarlo a distrarsi.

******

Ritornato a Baker Street si diresse verso l'appartamento ma non vi trovò il detective.

Forse era meglio così. Avrebbe avuto tempo per stare ancora un po' da solo.

Per pensare. Per capire.

Perché si sentiva attratto da Sherlock?

Come mai questi pensieri?

"Fin da piccolo, suo padre lo aveva educato all'uso della forza, dell'aggressività, del comando, del disprezzo.
Quando iniziò a frequentare la scuola media, il padre scoprì molti episodi di bullismo nei confronti del figlio.
Il piccolo John veniva infatti insultato, umiliato, deriso e picchiato a causa del suo carattere protettivo nei confronti di alcuni suoi amici. Si intrometteva nelle dispute, li difendeva ma a causa della sua corporatura molto esile finiva sempre a terra. Non aveva speranza contro quei bulli, e lo sapeva, ma non aveva mai smesso di difendere i propri compagni di classe e amici.
La violenza non gli piaceva. Il bullismo neppure. Non voleva che quei ragazzi continuassero a comportarsi a loro piacimento, come se nulla fosse, e fregandosene delle regole della scuola.

Però era questa la realtà. Nessuno gli diceva nulla, non faceva nulla. Era da solo.

Era da solo contro quei ragazzi che si erano costruiti attorno un diritto illegittimo che non esisteva ma che imponevano agli altri incutendo timore.

Il padre non tollerava che suo figlio fosse ritenuto un debole dagli altri ragazzi.
«Sei un maschio cazzo! Possibile che non riesci a difenderti? Mi sembri una ragazzina!»
Riteneva John un debole, incapace di essere violento, troppo buono.

Decise quindi di educarlo secondo i suoi principi in ogni modo possibile, anche con minacce o violenza pur di farlo diventare un uomo in futuro. Forte come lui.
Le cose cambiarono con l'arrivo dei diciassette anni. Ma non per il meglio.
Sua sorella, più grande, decise di dichiarare alla famiglia la sua omosessualità. Non aveva paura della reazione del genitore perché aveva trovato un posto in cui vivere, lontano da quella marcia realtà.
Ma John doveva ancora viverci in quella casa, che iniziava a odiare e disprezzare.

Dopo questo episodio, il padre pressò ancora di più il figlio con i suoi insegnamenti poiché considerava la debolezza del figlio come mancanza di virilità.
«Non continuare a piangere, vuoi essere un debole!? Non diventerai mai un vero uomo di questo passo!»
«Perché fai così? Mi sembri una ragazzina!»
«Se continui in questo modo ti prenderanno per frocio! Vuoi diventare come tua sorella? La disgrazia della famiglia!?»
Frasi del genere venivano pronunciate frequentemente dal padre, accompagnate da colpi di ogni tipo.
Ogni giorno e in più occasioni.
La madre non diceva nulla. Non poteva dire nulla. Non doveva dire niente.
Gli anni al militare furono quelli che lo salvarono da questa orribile realtà.
Anche se non c'era più il padre a minacciarlo continuamente, i suoi insegnamenti erano ormai impressi nella mente del ragazzo:
-FARSI SOTTOMETTERE DAGLI ALTRI E' DA DEBOLI.
-PER ESSERE UN VERO UOMO E' NECESSARIA LA FORZA, IN OGNI OCCASIONE.
-BISOGNA ESSERE ALTEZZOSI, GLI ALTRI NON CONTANO NIENTE.
-AMARE PERSONE DELLO STESSO SESSO E' INDICIBILE. SI E' DEBOLI, DIVERSI, STRANI.
-DERIDERLI E INSULTARLI E' GIUSTO. FANNO SCHIFO.

Questa ultima parte John non l'aveva mai condivisa. E non la condividerà mai."

NOTA AUTRICE
Ciao a tutte, spero con tutta me stessa che la storia vi stia piacendo!
Ho voluto approfondire il passato di John perché mi sembrava molto interessante come argomento. Ovviamente ho provato in qualche modo a descriverlo seguendo sia le mie idee sia la "traccia" originale (visto che è un fandub).

Ad ogni modo, se volete potete lasciare un commentino sia per fare critiche o per dare un'opinione, mi sarebbe di grande utilità! 😉💬


Cosa dice il tuo cuore? [Johnlock]Where stories live. Discover now