Capitolo 6: Il caso è risolto

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Si fecero le 18:00 e l'investigatore privato di Baker Street rientrò stanco nell'appartamento, scorgendo dalla porta d'ingresso John seduto sul tavolino in mezzo alla sala che, con i due indici, stava premendo i vari tasti del suo amato computer rosso.

«Stai aggiornando il Blog?» sentenziò il detective, cercando anche di iniziare una conversazione. Sentiva strano il fatto di essere stato tutto un intero giorno senza il dottore. Non che gli fosse mancato, ma loro due erano sempre insieme, e questo allontanamento improvviso non lo aveva ancora capito a pieno.

«E-Emm.. no..» tentennò quest'ultimo, chiudendo immediatamente la schermata che stava scrivendo «Era solo una bozza»

Il moro lo guardò per alcuni secondi e poi si diresse verso il bagno.

«Cucù, è permesso?» chiese nel frattempo una voce femminile, sbirciando dalla porta d'entrata appena socchiusa.

«Prego entri pure Signora Hutson» la invitò educato il biondo «Grazie per la cena, come sempre» e detto questo, le posò un bacio sulla guancia.

«Non si preoccupi John» rispose l'anziana donna sorridendo «Lo faccio con piacere. Lo sa che per me siete come figli» e detto ciò scese di sotto, felice come sempre.

*******

I due amici si misero a cenare nella cucina, in un piccolo spazio al vertice del grande tavolo in legno che era sempre occupato da oggetti da laboratorio di ogni genere -per non parlare dei vari pezzi umani custoditi in sacchettini di plastica e sparsi per tutta casa.

«Come mai questa mattina sei andato a lavoro? Di solito non ci vai mai di venerdì» iniziò Sherlock tentando di conversare. Infatti stavano cenando entrambi in silenzio, prima o poi qualcuno avrebbe dovuto dire qualcosa.

«Ah, bè.. diciamo che c'è stato un'imprevisto. Un medico stava male e Sarah mi ha chiesto di sostituirlo per un po'. Tu invece? Quando sono arrivato non ti ho trovato in casa» domandò poi il più grande, tentando di spostare l'attenzione sull'amico. Non voleva parlare di sé, sapeva che le sue bugie sarebbero durate poco di fronte all'occhio esperto del detective.

«Oggi ho ricevuto un messaggio urgente da Lestrade. E' stata trovata una quarta vittima ma fortunatamente non è morta grazie al buon intervento del vicinato -evidentemente l'assassino aveva fatto un passo falso- e grazie alle varie testimonianze sono riuscito a ricostruire le dinamiche dell'omicidio, catturando l'assassino e risolvendo il caso»

Il dottore sgranò gli occhi.

"Come? Lo ha risolto?!?"

«Qualcosa non va?»

«No assolutamente» si difese il biondo «Allora.... come sono andate le cose?» domandò infine in modo pacato, curioso delle varie deduzioni dell'amico.

«L'assassino è Adam Brown. Premetto che in sé il caso è molto semplice ma lui è stato molto astuto per certi versi, mettendomi in difficoltà più volte. Le tre vittime -Thomas Cooper (contabile), Anita Turner (segretaria) ed Emily Smith (psicologa)- sono collegate tra loro. I primi due infatti condividevano una relazione romantica -conosciuta anche dai colleghi di lavoro- mentre la terza era la psicologa di Cooper, dalla quale era in terapia per problemi di depressione. L'assassino non è altro che il fratellastro di Cooper che ha iniziato ad approfittarsi di lui nei momenti di fragilità, rubandogli soldi -in un primo tempo per debiti- e beni ereditati dalla madre. Quando ha scoperto che il fratello era intenzionato a denunciarlo ha iniziato a minacciarlo per poi ucciderlo con una coltellata molto precisa al petto. Poco dopo uccide anche la signora Turner per metterla a tacere, evitando così denunce o sospetti. Evidentemente era stata lei a suggerire al fidanzato di denunciarlo, quindi conosceva bene la personalità e le minacce del fratello. Arriva ad accoltellare anche la signorina Smith per timore di essere incarcerato. Sapeva delle sue sedute di terapia ma non aveva idea degli argomenti di cui parlavano, ma lo preoccupava il fatto di essere scoperto. L'unica cosa di cui era certo era il fatto che la psicologa lo faceva parlare molto chiedendogli di esporre i suoi vari problemi, anche familiari, quindi magari poteva aver nominato o accennato alle sue violenze. Non voleva rischiare, quindi inizia a fare ricerche su di lei e sulla sua abitazione. La quarta vittima invece è del tutto casuale. L'assassino voleva infatti far svanire il collegamento tra le vittime creandone uno ipotetico che non poteva condurre alla sua colpevolezza, ostacolando così le investigazioni della polizia -perchè se prese tutte e quattro, queste vittime non hanno alcun collegamento-. Fortunatamente un suo vicino che lavora in polizia ha segnalato spostamenti sospetti e ripetitivi a Scotland Yard e successivamente Lestrade mi ha presentato il tutto. Dopo averlo pedinato siamo giunti alla casa della futura vittima, a pochi chilometri dalla casa della signorina Smith e fortunatamente siamo riusciti a fermarlo. Il modo con cui voleva ucciderla era assolutamente identico ai precedenti: irruzione attraverso la finestra e subito dopo la coltellata precisa, per poi chiudere la porta dall'interno e scappare sempre dalla finestra. Ovviamente avevo già sospettato del fratello a causa dei quadri appesi nelle rispettive case di Cooper e Turner che li ritraevano insieme. In più la vicina di casa di Smith aveva anch'essa accennato a vari movimenti sospetti di un uomo nel suo quartiere e la foto che fece alla macchina coincide con il veicolo dell'assassino -ritratta anch'essa nei vari quadri.»

"Fantastico" fu l'unica parola che riuscì ad uscire dalla bocca del soldato. Quelle osservazioni lo lasciavano sempre senza parole.

Sherlock era davvero unico nel suo genere; anche se era solo un comune essere umano aveva questo potere di leggere le persone e i vari eventi a prima vista e aveva un fantastico cervello in cui immagazzinava informazioni di ogni tipo, facendole riaffiorare per poi collegarle ai vari casi.
Questa sua caratteristica era fantastica e John la ammirava davvero molto, anche se a volte poteva sembrare inappropriata a causa del pessimo tempismo, ma questo sentimento gli fece dimenticare per un attimo tutta l'amarezza che sentiva, anche se poi ricomparve.
Amarezza data dalla sua testardaggine nel non voler vedere  l'amico e dal fatto di non aver risolto il caso insieme a lui. Per quanto questa cosa possa sembrare banale, comunque il soldato non aveva mai evitato la figura del detective e perdersi un momento come quello non era affatto da lui.

La curiosità che si intensificava durante le varie deduzioni, l'analisi sulla scena del delitto, l'adrenalina che si provava durante un inseguimento ed infine l'esposizione finale del caso da parte del detective.

Queste cose se le era perse.

«Senti.. oggi mi sento davvero molto stanco, sai tra il mal di testa di ieri e il turno di oggi. Credo che andrò in camera mia. Notte Sherlock» concluse sbrigativo, pronto per andarsene.

«Sei sicuro di stare bene?» ripeté il detective preoccupato, sentendosi forse anche un po' la causa di quello strano stato d'animo.

«Si, tranquillo. E' solo stanchezza» disse rassicurando l'amico con un sorriso.

******

"Perché? Che cazzo sto facendo? Calmati!"

Il suo sguardo si posò su un foglio di carta che si trovava sul comodino affianco al letto.

"Solo una bozza, eh? Idiota"

Iniziò a scrivere.

NOTA AUTRICE
Scusate il ritardo per questo capitolo! Spero di non aver fatto troppo casino con il caso e le varie tesi presentate dal detective.
Finalmente il caso è stato risolto ma alcune memorie e avvenimenti sono difficili da dimenticare, specialmente se riguardano i sentimenti. Non solo John deve capire cosa prova per il detective, ma anche lui dovrà ragionarci su.

Al prossimo capitolo!

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