1| Parole al vento

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Questa storia non vuole in alcun modo modificare gli avvenimenti dei libri. Si basa principalmente sui personaggi della serie di Anne with an E (dove Lucas e Amybeth mi hanno ispirata). Alcuni fatti e personaggi sono cambiati al fine della storia.

Buona lettura, miei cari spiriti affini.


E' dalle piccolezze che si vede il carattere delle persone.

L.M. Alcott





Gilbert fece un sospiro, tenendo tra le mani il mestolo, mentre con lo sguardo vacuo fissò fuori dalla finestra. La minestra nel calderone borbottò creando degli sbuffi di vapore nell'aria e appannando di poco i vetri.

L'autunno era ancora piacevole, il caldo era svanito ma era rimasto quel tiepido battere del sole che solitamente lo accompagnava nelle passeggiate.

Gilbert pensò all'ultima volta in cui aveva incrociato lo sguardo di Anne, la mattina precedente, lei lo aveva fissato un attimo -lui aveva creduto che gli avrebbe chiesto se gli serviva qualcosa- ma poi aveva stretto le mani in grembo e aveva abbassato lo sguardo senza una parola.

Di certo, era un comportamento strano da parte sua.
Ma Gilbert ormai non si sorprendeva più di niente. Soprattutto quando si trattava di Anne.

Pensò a come gli aveva sorriso quando le aveva augurato buona giornata, ma poi, come se lui non fosse mai esistito si era incamminata per il suo sentiero.

Restò ancora un po' in contemplazione dei suoi pensieri, fino a quando la porta si spalancò. Bash entrò con il respiro affannato e poggiò alcuni ciocchi di legno vicino al caminetto con la minestra, si pulì le mani dal residuo e poi lo guardò.

L'ombra di un sorriso gli prese solo gli occhi. E Gilbert si rese conto di esserne felice, anche se probabilmente l'amico stava sorridendo solo per prenderlo in giro, era da tempo che non lo vedeva felice da quando Mary se ne era andata.

«Hai quello sguardo, come se stessi pensando ad una certa testa rossa» insinuò.

Gilbert si voltò di scatto piegandosi per girare il minestrone in modo da non fronteggiarlo. Non era imbarazzato, le prime volte che Bash lo aveva preso in giro ne era rimasto persino contento. Per la prima volta poteva condividere qualcosa di personale con un amico, o forse un fratello.

Ma poi la "questione Anne" era diventata solo una serie di situazioni patetiche e lui si era stufato di sentirsi prendere il giro da Bash, perchè finiva per sentirsi anche lui patetico.

Cercò di dissimulare al meglio, ma si rese conto che un po' di minestrone si era attaccato al fondo del calderone, per cui rialzò di scatto lo sguardo.

«Credo di aver rovinato il pranzo»

Bash ridacchiò, un suono secco che non riuscì ad arrivare fino agli occhi, ma almeno ebbe la decenza di non rispondere.

Gli fece segno di affettare del pane e cominciò a diluire la minestra con dell'acqua fresca.

Riprese il discorso una volta a tavola, guardando Gilbert fare la scarpetta alla poltiglia verde.

Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di buttarla, anche se faceva veramente schifo. Da quando Mary non c'era più dividevano il compito di cucinare, ma a nessuno dei due veniva bene o con lo stesso amore.

«Puoi andare dai Cuthbert a prendere Delly più tardi?»

Gilbert alzò lo sguardo continuando a masticare il pane lentamente.

«Devo andare dal sign. West per finire un lavoro nel capanno nel pomeriggio»

Gilbert sospirò, poi senza staccare gli occhi dal piatto annuì.


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Il rumore del vento e il sole caldo sulla pelle le sembravano una magia. C'erano dei momenti in cui si guardava intorno o come se fosse fuori dal suo corpo e la sua vita le sembrava improvvisamente una bugia.

Non era possibile che quella fosse casa sua.

E che Marilla e Matthew fossero i suoi genitori.

Diamine, delle volte le sembrava persino assurdo che avesse Miss Stacy come insegnante.

Fece un piccolo sorriso felice mentre un uccellino cinguettava poco più in là. Era intenzionata a godersi quanto più poteva di quel caldo autunno, anche se a Marilla sarebbe preso un colpo a vederla sdraiata li nell'erba, come una selvaggia.

Continuò ad alternare pensieri lucidi a brevi sonnellini fino a quando il sole si oscurò.
Ci mise un pochino a capire cosa fosse successo e quando lo fece aprì un solo occhio.

Gilbert Blythe la sovrastava, con un'impressione interrogativa sulla faccia, poi accennando un piccolo sorriso.

Anne si sentì improvvisamente strana, come se il pranzo le fosse andato di traverso o peggio.

Si tirò su di scatto -cosa che non aiutò per niente la sensazione di improvvisa nausea- ed ignorò la mano di Blythe protesa ad aiutarla.

«Scusami Anne, non volevo spaventarti»

Non le chiese cose stesse facendo. La conosceva abbastanza da sapere che avrebbe ricevuto solo qualche risposta fantasiosa o giù di li.

«Non mi hai spaventata per niente Gilbert Blythe, perché avresti dovuto?»

Lui sospirò, poi si voltò e cominciò a camminare verso la casa senza aspettarla.

Anne allora, incespicò e poi lo rincorse mettendosi in pari. «Stavo beandomi degli ultimi raggi di sole, sai con questa pelle che ho è una fortuna. Marilla dice che non mi fa per niente bene ma io non credo sia vero, insomma mi sento totalmente rigenerata. E poi credo che, stare in mezzo alla natura aiuti lo spirito, non credi Gilbert?»

Ma lui non sembrò ascoltarla. Camminava assorto con le mani in tasca e lo sguardo fisso su casa Cuthbert.

Così continuarono a fare qualche altro passo in silenzio e poi, dopo aver fatto il primo scalino, lui si girò di scatto facendola sbattere contro se stesso.

«Stavi dicendo qualcosa?»

Al che Anne sentì una piccola irritazione nascere dentro di lei, al centro del petto.
Mise le mani sui fianchi e ripeté mentalmente che "vedi, fai bene a rispondergli male" .
Gilbert Blythe era proprio un maleducato.

«Si può sapere cosa sei venuto a fare?» gli domandò indispettita.

Lui accennò un piccolo sorriso, come se avesse capito il suo fastidio, poi indicò con il pollice la casa da cui adesso si sentiva il piangere di un neonato.

«Devo prendere Delphine. Bash è fuori»

Anne incurvò un po' le spalle e sciolse le mani dalla posizione severa, ogni volta che sentiva nominare Bash pensava immediatamente a Mary.

Allora, come se niente fosse, gli sorrise.
Uno di quei sorrisi accecanti che lo lasciavano sempre senza parole. «Oh che bello. Allora ci vediamo domani Gilbert»

Poi si voltò e corse via, sparendo dietro la casa in qualche sua probabile avventura.

«A domani, Anne» sussurrò e poi si voltò per entrare.

La resilienza del cuoreWhere stories live. Discover now