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EMMA

Fin da quando ho memoria, ho sempre amato viaggiare, qualunque fosse il mezzo di trasporto utilizzato.
Se viaggio in nave, adoro il momento in cui alzo gli occhi al cielo e posso concentrarmi solo sulla sensazione del vento sul viso e nessun tipo di barriera intorno a me, come invece succede quando mi muovo tramite treno oppure macchina, perché li sono vincolata dai finestrini, dalle cinture e in generale dagli spazi ristretti.
Ma se dovessi scegliere il mio mezzo preferito in assoluto, sceglierei l'aereo.

Amo ogni attimo dei viaggi in aereo, dall'arrivo fisico in aeroporto all'attesa dell'imbarco, fino al momento per eccellenza: quando l'aereo prende velocità e finalmente si alza da terra, provocando nella pancia di ogni viaggiatore quella sensazione di vuoto momentanea, come se di colpo ti fosse stato tolto un macigno dallo stomaco.
È una sensazione che dura pochissimi istanti e che generalmente provoca nausea oppure ansia, almeno nella maggior parte delle persone che conosco.

A me invece provoca soltanto una sensazione di euforia profonda, perché è come se il mio corpo la interpretasse come una sorta di sveglia, di monito circa la prossima avventura.
Del tipo, preparati perché anche in questo viaggio potresti provare la medesima sensazione.

E io ogni volta ci spero.

Spero di provare quell'esperienza talmente intensa da lasciarmi senza fiato, con il cuore in gola e la necessità fisica di riprovarla, ancora e ancora.
Le rare volte in cui esprimo ciò che penso, descrivendo ciò che mi passa per la testa senza filtri di alcun tipo, mio fratello mi guarda sempre con una faccia a metà fra lo stupito e il vagamente affascinato, perché secondo lui stare dietro a quello che la mia mente elabora, è un lavoro a tempo pieno.

Perché penso tanto, in modo talvolta bizzarro e spesso senza un filo logico.
Penso costantemente, mi interrogo praticamente su tutto e cerco sempre nuovi stimoli.
Non ho un carattere semplice, perché cerco sempre il confronto, sviscerando le questioni e la loro essenza, non accontentandomi mai della superficie.

Secondo le mie migliori amiche stare con me è come partecipare a una gara di fondo, perché mi rivelo piano piano e soprattutto lentamente, solo con pochi.
Tranne quando sono sbronza, perché in quel caso finisco per fare amicizia con chiunque, specialmente con i buttafuori e i baristi, per grande gioia del mio gruppo e di Lorenzo in particolare.

La voce del comandate, che ci avvisa del nostro imminente arrivo, ha il potere di risvegliare Ceci dal suo sonnellino di bellezza e Bea dal suo stato di semi trance dovuto alla musica, portandomi poi a sorridere come una scema alla vista delle foto a tradimento che quest'ultima ha fatto alla bionda mentre riposava.
Mentre mi stiracchio più volte, Ceci sbadiglia rumorosamente, portando Bea a compiere il medesimo gesto, proprio mentre l'hostess ci ricorda di allacciare le cinture e attenerci alle misure previste.
Tra pochi minuti atterremo sul suolo greco e finalmente potremmo dare inizio alla nostra avventura.

Se penso al mio stato d'animo attuale, l'unica parola probabilmente in grado di descrivermi, è pronta.
Sono pronta ad accogliere ogni avventura senza riserve e con il sorriso sulle labbra.

<< Ragazze, quasi non mi sembra vero.>>

Cecilia.

<< Io prima di fare qualsiasi cosa, devo necessariamente andare in bagno e bere un caffè. Saranno anche le cinque passate, ma a sembrano le undici di sera.>>

Bea.

<< Concordo pienamente. Tanto il ritiro bagagli sarà lento come al solito, quindi direi che possiamo fare le cose con estrema calma.>>

Quando finalmente le ruote dell'aereo toccano terra, si sollevano i tradizionali cori da stadio, facendomi così capire che buona parte dei passeggeri e' di nazionalità italiana.

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