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EMMA

Quando finalmente metto piede fuori dall'aeroporto, definirmi furiosa non rende neanche minimamente l'idea.
Sono stata trattenuta per più di un'ora dall'agente Romopulus e interrogata soltanto negli ultimi venti minuti, perché prima c'era da risolvere un'urgenza sulla pista d'atterraggio e chiaramente io non rientravo fra le priorità.

Mentre Ceci armeggia con il cellulare, Bea cerca di farmi calmare con gli esercizi di respirazione appresi durante le sue lezioni di yoga, ma dall'espressione sconsolata che ha, deduco abbia compreso che sono perfettamente inutili.

Cammino avanti e indietro per almeno due minuti di fila, mentre gesticolo con le mani in aria e penso ai peggiori piani di vendetta possibili, al cui confronto quelli ideati da Georgina Sparks sono bazzecole.

<< Bea, io quello lo disintegro. Te lo giuro. Non ho la più pallida idea di come fare a rintracciarlo, ma fosse l'ultima cosa che faccio, lo farò pentire amaramente di questo suo piccolo scherzetto.>>

E prima ancora che lei abbia la possibilità di replicare, riprendo a camminare e a parlare con un diavolo per capello e la matematica certezza che questo viaggio, se le premesse sono queste, rimarrà negli annali.

<< Ragazze!! È arrivata Katerina!>>.

Ceci, nel vedere le nostre espressioni perplesse, si affretta a raggiungerci con la sua valigia, per poi indicare una macchina parcheggiata poco più in là.

<< La ragazza che ci ha affittato casa! Ha detto che ha delle piccole novità da comunicarci, ma dato che è stata così gentile da aspettarci qui fuori nonostante il nostro piccolo imprevisto,>> e nel pronunciare l'ultima parola mi lancia un'occhiata a metà fra il dispiaciuto e il vagamente divertito,
<< non penso che siano notizie funeste.>>

<< CECILIA!>>.

<< Che c'e'?>>.

<< L'hai appena gufata.>>

<< Che melodrammatica che sei! .>>

<< Amo, vorrei ricordarti che la mia vacanza a Mykonos è cominciata con un fermo nella stazione di polizia dell'aeroporto.>>

Mentre afferro la mia valigia e seguo le mie amiche verso la macchina grigio metallizzato parcheggiata oltre la strada, mi prendo qualche istante per osservare la conducente, una ragazza di una decina di anni più grande di noi, dai lunghi capelli biondi e lo sguardo stranamente amichevole.

Dico stranamente, perché dopo essere stata interrogata da una ragazza greca, il mio amore verso questa popolazione, specialmente femminile, è ai minimi storici.

Una volta di fronte a lei, Cecilia si espone per prima, presentandosi in maniera piuttosto allegra e dicendo poi i nostri nomi, a cui Katerina replica porgendoci la mano.

<< Benvenute a Mykonos, ragazze! Cecilia mi ha avvertito del leggero ritardo, quindi mi sono permessa di prendervi del caffè e una brioches dal bar di mia nonna. Hanno dentro marmellata greca, per cui spero vi piacciano.>>

A differenza di Bea e Ceci, che si buttano sui viveri senza porsi troppe domande, io rimango guardinga, anche se la ringrazio più volte per la gentilezza, per poi lasciarmi andare a un piccolo sorriso dopo pochi istanti.

<< Allora Katerina, quali sono le piccole novità di cui parlava Cecilia?>>.

<< Beh, niente di preoccupante. Se salite in macchina, vi racconto mentre ci porto alla villa.>>

<< Mitico!>>.

<< Mi sembra ragionevole.>>

<< Emma, stai pure tu davanti, almeno ti torna il buon umore.>>

VAMONOS !Where stories live. Discover now