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Sentí la portiera aprirsi e si svegliò.
Dovette sbattere più volte le palpebre per abituarsi alla luce del sole puntata negli occhi, ma quando riuscì a mettere a fuoco tutto vide Maileen con un vassoio in mano.

"Bentornato nella vita reale Moormeier" il ragazzo si strofinò gli occhi e si alzó.
Solo in quel momento notò che aveva lo schienale abbassato ed una coperta che gli copriva il busto.

La ragazza, che stava sistemando il vassoio in mezzo ai loro due sedili, alzò lo sguardo verso di lui.
"Stai bene?"

"Sì" disse, nonostante si sentisse stordito ed avesse un forte mal di testa, probabilmente perché non era bravo a reggere l'alcol.

"Ti ho portato la colazione. Non so cosa ti piace quindi ho optato per questo"
Indicò il vassoio dove erano posizionati due caffè e due brioche.

"Va benissimo, grazie" accennò un sorriso e prese il cornetto, quando il suo cellulare squillò.
Lo sfilò dalla tasca e vide che mi stava chiamando Addison.
Strusciò il dito sullo schermo.
"Pronto?"

"Payton sei tu?"
Lo stava chiamando sul suo telefono, chi altro poteva essere?

"Sí"

"Ma sei impazzito? Chase ed Avani ti avranno chiamato almeno 50 volte. Ti rendi conto di quanto li hai fatti preoccupare?" Lo sgridò.

"Sì" rispose tranquillo.

"Torna subito qui"

"E se non volessi?"

"Senti Payton, so che odi quando ti danno ordini, ma ora sono davvero in ansia per te. Sei uscito e ieri sera e non sei ancora tornato; poi Chase ha promesso a tua madre che ti avrebbe tenuto d'occhio"
Addison era forse una delle persone più sveglie in quella casa. Nel bene o nel male, aveva sempre ragione.

"Arrivo" disse ed agganciò.

La ragazza lo guardò incuriosita.
"Allora?"

"Era una mia amica, vuole che torni a casa" sbuffò.

"Se vuoi prendo un taxi" era già pronta ad uscire dalla macchina, ma il ragazzo negò.

"Non fa niente, ti accompagno io"

I due finirono di mangiare, si allacciarono la cintura e partirono.
"Grazie per ieri sera, é stato uno spasso"

Maileen sorrise. "ci vuole qualcuno di nuovo nel gruppo ogni tanto"

"Tu... tu ti senti bene?" Chiese, ricordandosi di come era ridotta poche ore prima.

"Sí, mi capita spesso"

"Di ubriacarti?" La ragazza annuí.
"Non sono dipendente, ma ogni tanto mi aiuta" riveló "tutti abbiamo bisogno di staccare la spina a volte"

"Non ti ricordi niente?"

"Non molto, solo di quando stavamo camminando sulla spiaggia"
In realtà c'era molto di più.
Non riusciva a smettere di sentire le sue parole rimbombarle nella testa. Quel 'piccola' che le aveva fatto provare una strana sensazione nello stomaco.
Percepiva ancora sulla fronte il calore delle sue labbra, ed faceva ancora effetto il 'dormi adesso' che lo aveva accompagnato.
Gli aveva confessato che voleva stare con lui, ma non sembrava gliene fosse importato davvero.
Aveva paura.
Paura di ricadere nella stessa trappola. E questa volta da sola.

"Che cosa hai fatto qua?" La voce del ragazzo la allontanò dai suoi pensieri.
Sapeva benissimo di cosa parlava, e cercò di coprirsi il rossore con i capelli.
"Niente" mentì.

"Ti hanno picchiata?" Chiese preoccupato, cercando di spostare indietro la ciocca che nascondeva quella manata rossa sul lato della faccia.

lontani dal proprio passato || PAYTON MOORMEIERDove le storie prendono vita. Scoprilo ora