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SONO UN'IDIOTA. HO SBAGLIATO A SCRIVERE MOORMEIER NEL TITOLO E ME NE SONO ACCORTA SOLO DOPO 15 CAPITOLI. HO DETTO TUTTO. (ho scritto Moormeir hahaha)

Payton perse un battito.
Non poteva essere vero. Lei non lo stava davvero per fare.
"No no no no" continuò a ripetere passandosi una mano tra il ciuffo di capelli.
Stava per ricominciare a piangere.

"Payton stai tranquillo" cercò di calmarlo Addison, ma ebbe scarsi risultati.

"Si può sapere come faccio a stare tranquillo?! La mia ragazza sta per provare ad uccidersi ed io non so neanche dove si trova!" Gridò.

La sua ragazza.
Non era la sua ragazza, in realtà non lo era mai stata. Eppure desiderava ancora che lo fosse.

Avani, finalmente, prese parola "alla spiaggia del Waikiki, Anne mi ha detto che va sempre lì quando è triste"

Payton non se lo fece ripetere due volte che uscì di casa ed entrò in macchina, seguito da tutti gli altri.

"Payton rallenta!" Continuava a gridare Addison mentre il ragazzo sfrecciava a ottanta all'ora su strade con limite da cinquanta.

Il ragazzo, però, non le diede ascolto.
Continuò a quella velocità fino ad arrivare al bar.
Scese dall'auto, non aspettò neanche i suoi amici che subito si mise a correre verso gli scogli.
Ci si arrampicò di corsa, anche se con la pioggia che aveva bagnato le rocce rischiava di cadere.

Guardò più lontano possibile nonostante la nebbia, ma la ragazza non era lì.
Continuò ad avanzare fino alla punta dell'ultima roccia.
Guardò nel mare, sperando che non avesse già commesso quell'azione terribile, e fortunatamente non c'era.

Si passò di nuovo le mani tra i capelli, mentre le sue lacrime si unirono alle coffe di pioggia che gli cadevano sul volto.

"Cazzo!" Gridò, tirando un calcio ad un masso.

"Payton guardami" gli impose Addison, costringendolo a girarsi verso di lei "lei starà bene, ne sono certa"

Payton's pov
Addison continua a chiedermi di guadarla, ma non ci riesco.
Non può essere vero.
Non può averlo fatto.
Sento il respiro mancarmi; forse per la corsa, forse per l'ansia.

"Payton cazzo guardami negli occhi!" Mi strattona le spalle, ma di guardare qualcuno negli occhi non ne ho intenzione.
Alzo lo sguardo, ma non verso di lei.
Guardo poco più a destra: la città, dove tra tutti gli edifici ne spunta uno, il più alto, con la scritta "Halgham" appesa agli ultimi piani.

Continuo a leggere quella parola, certo di averlo già sentita...
E poi, finalmente, mi ricordo:

"Vuoi che chieda di cambiare nome?" Le chiesi, vedendo come stava guardando il suo nome scritto male sulla tazza.
Eravamo seduti su uno dei tavolini di Starbucks, entrambi appena usciti dall'ospedale dopo essere andati a trovare Chase.

"No no, stavo solo pensando ad una persona... si divertiva tantissimo a prendermi in giro ogni volta che sbagliavamo il mio nome su questi bicchieri" la vidi sorridere, ma non sembrava felice.
Sembrava quella persona le mancasse molto.

"Era una tua amica?" Domandai di nuovo

"Un mio amico, in realtà. Tutte le estati veniva qui dal Canada ed alloggiava all'hotel Hangam"

lontani dal proprio passato || PAYTON MOORMEIERWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu