Capitolo 35 "La strillettera"

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Harry James Potter stava dormendo beatamente nel letto a baldacchino vicino alla finestra. Gli era mancata Hogwarts. Si mosse nel letto e sentì qualcosa mordergli l'orecchio.
"Mmm." mormorò, aprendo piano gli occhi. "Edvige?"
La sua bella civetta delle nevi teneva una busta nel becco. Ma perchè la sua famiglia si ostinava a scrivergli durante la notte? Fu con sommo orrore che vide che quella che la civetta gli aveva portato era una strillettera.
"Dov'è la bacchetta? Altro che Voldemort, in questo momento è molto più utile che nei duelli..." disse alzandosi di scatto per cercarla.
"Niente." mormorò e capì che era obbligato ad aprirla. Inspirò profondamente e poi aprì la busta.

"Harry James Potter, come hai osato?" risuonò per tutto il dormitorio la voce di Lily Evans.
"Come hai osato, prendere la macchina volante del tuo amico e rischiare la tua vita?" i compagni di stanza di Harry fissavano, inorriditi e ancora mezzi assonnati, la lettera. "Subito dopo avermi promesso che quest'anno avresti fatto attenzione!"
"Suvvia, Lils." anche la voce del padre risuonò per tutto il dormitorio, svegliando anche i ragazzi che non dormivano in stanza con Harry. La sera prima erano stati accolti come degli eroi e solo Hermione era rimasta troppo sconvolta da non parlargli più, evitando la sua espressione da cucciolo bastonato. "Harry sta seguendo le orme del padre, seminando il caos per il castello, non ne sei felice?" La bomba era stata sganciata.
"FELICE? Io dovrei essere felice perchè nostro figlio ha rischiato la sua vita per fare uno stupido scherzo?"
"Esatto." replicò la voce di James.
"IO TI UCCIDO! Sia tu, Harry, che quello scemo di tuo padre."
"Secondo me Jamie ha ragione." disse la voce di Sirius.
"Ma certo, tra idioti ci si capisce, vero, John?" chiese lei, sempre più arrabbiata.
"Beh... a me sembri esagerata, Lils, Harry sta bene. E poi, ti ripeto, segue le nostre orme." disse James.
"James va al diavolo! E tu, Potter, se oserai seguire le orme di tuo padre allora ti ritroverai sbattuto fuor di casa a nemmeno quindici anni! E tu ne sai qualcosa, vero, John?" chiese lei, furiosa. "E questo vale anche per tuo padre e per i tuoi zii! Un'altra brillante trovata del genere, ragazzino, e ti riporto a casa."
"Non ascoltarla, Harry, combina più casino che puoi, porta scompiglio a tutti i professori, soprattutto a Mocciosus! E tieni alto l'onore dei malandrini, mi raccomando! Se potessi consigliarti il prossimo scherzo alleati con i gemelli e ricoprite quel pipistrello troppo cresciuto di shampoo! Almeno saremo sicuri che si sia fatto la doccia almeno una volta nella vita!" urlò a gran voce suo padre. La lettera concludeva con l'urlo esasperato di Lily e il rumore di una padellata, probabilmente in testa a suo padre.

A fine lettera per tutta la torre dei grifondoro risuonò un grande applauso e Harry si alzò, con un'espressione semplicemente sconvolta, per aprire la porta della sua stanza.
Si ritrovò davanti a tutti i ragazzi e le ragazze di grifondoro, che erano scesi e ora si trovavano sulle scale dei rispettivi dormitori. In piedi nella sala comune, con un'espressione confusa ma severa, c'era Minerva McGonagall.
"Potter, vuole spiegarmi?" chiese con indosso la vestaglia scozzese.
"Vede... evidentemente mia madre gradiva dirmi subito quanto fosse contraria alle mie azioni... malandrine... senza aspettare la colazione. E... sa, lei e mio padre hanno opinioni molto contrastanti su cosa sia importante fare dentro la scuola. Tutto qua." disse lui, in imbarazzo. Lei sospirò. 'Ma che razza di genitori si è ritrovato questo ragazzo? Mi stupisce che non abbia avuto un crollo nervoso prima.' si chiese, uscendo dal dormitorio, senza voler aver più niente a che fare con la famiglia Potter e la famiglia Weasley fino al giorno seguente.

Hermione, dimenticata la rabbia e la finta delusione, stava guardando ridendo Harry con in mano la busta rossa e gli fece un cenno di saluto. Ginny, che era vicino a lei, abbassò la testa di scatto quando Harry incrociò il suo sguardo. Quando l'atmosfera si fu calmata i ragazzi tornarono nelle loro stanze ma Harry non ebbe questa fortuna. Fred e George Weasley presero sotto braccio lui e il suo specchio e lo portarono in sala comune davanti al camino.
"Allora... mio caro Harry. Tuo padre ha ragione. Ti devi unire al lato oscuro." disse Fred.
"E cosa vi dice che io mi unirò a voi?" chiese Harry, guardandoli con un sopracciglio alzato.
"Ammettilo, Harry. Quando hai preso quella macchina volante ti sei divertito e sei stato attraversato dall'adrenalina come mai ti era successo prima." gli disse George con un sorriso. Harry sospirò.
"Forse." rivelò infine lui.
"Sapevamo eri quello giusto da quando hai detto alla McGonagall che le tue azioni erano malandrine. E da quando abbiamo sentito la lettera di tuo padre. Quindi, per il tuo primo scherzo, pensavamo di iniziare da qualche serpeverde particolarmente antipatico..."
"No."
"Cosa, scusa? Hai qualche vittima più adatta?" chiese Fred.
"No... intendo che io non partecipo." disse lui.
"Eh?" chiesero in coro.
"Non partecipo. Non voglio. E mia madre mi ritirerebbe da scuola, la conoscete." disse lui. "Detto questo... buonanotte." concluse, tornando nella sua stanza.
"Tornerà." disse George.
"Tornano sempre." disse Fred.


La mattina seguente Harry si alzò presto per andare a lezione di difesa contro le arti oscure. Aveva già finito di fare colazione quando i suoi compagni scesero e si diresse rapidamente nella biblioteca della scuola. Esatto. In biblioteca... era sicuro di trovarci la persona che cercava.
"Buongiorno, Harry."
"Buongiorno, Hermione." disse lui con un bel sorriso, sedendosi accanto alla sua migliore amica. 
"Ho appena finito di leggere il primo libro di Gilderoy Allock. E' così eroico, Harry..." disse lei, stringendo in modo sognante il libro.
"Ah, certo. Sfortunatamente lo so." disse lui. Lei lo fissò.
"Che vuol dire?" chiese lei.
"Non lo so. So però che è strano. Nessuno fa tutte quelle gesta eroiche solo per scrivere un libro. E poi sembra che ovunque lui vada ci sia qualcosa da sconfiggere..."
"Già, perchè invece tu ti trovi sempre in posti così tranquilli." disse lei.

Harry continuò a discutere con Hermione fino a che non arrivarono all'aula di difesa conto le arti oscure.
Il professor Allock entrò nell'aula, con una decina di minuti di ritardo.
"Scusate, miei prediletti, stavo osservando il mio sorriso, premiato come il più bello secondo il settimanale delle streghe, allo specchio." disse lui, sorridendo in modo brillante secondo le compagne di Harry e idiota secondo lui.
"Sono lieto di vedervi qua, giovani testoline, pronte ad apprendere. Ora... vi ho preparato un test d'ingresso, al termine del quale vi farò vedere una creatura magica estremamente pericolosa. Iniziate." disse e, con un battito di mani lasciò che i ragazzi andassero a prendere i fogli del test.
"Prima domanda: Qual è il colore preferito di Gilderoy Allock?" chiese Ron, che era seduto accanto ad Harry.
"E' il lilla, direi." disse Harry, notando che nei quadri del professore, appesi per tutta la stanza, lui era vestito sempre di lilla.
"E perchè non lo scrivi?" chiese Ron al suo migliore amico.
"Non ho intenzione di fare questo test, Ron. Mi rifiuto. Lo trovo offensivo." disse Harry, guardando torvo il professore.
Ron scosse la testa. Il suo amico e la sua nobiltà... non l'avrebbe mai capito.

Alla fine del test il professore ritirò i fogli e poi, con un gesto teatrale, spostò un telo bianco che si trovava su una gabbia.
"Folletti della Cornovaglia."
"Folletti della Cornovaglia."
"Folletti della Cornovaglia." avevano detto in coro Harry, Hermione e il professore, uno sospirando, scocciato, uno con entusiasmo e una con sorpresa.
"Ora vi farò vedere cosa fare con queste bestioline." disse poi l'insegnante, aprendo la gabbia. I folletti cominciarono a portare il caos per la stanza, facendo scappare gli studenti.
"Calma... calma, ci sono io. Simsalabun, simsalabun, caro folletto fermati tu!" esclamò l'insegnante.

"Ma che sorpresa!" borbottò Harry.
"Sapete una cosa? Occupatevene voi tre." disse lui, scappando nel suo ufficio mentre Neville era appeso al lampadario.
"La solita fortun..."
"GIU, HERMIONE!" lo interruppe Ron, afferrando una biografia di Allock per colpire due folletti che stavano afferrando la ragazza per i capelli.
"Ora basta. Insieme?" chiese poi Harry, rivolto ad Hermione.
"Al tre."
"TRE!" esclamò Harry, alzando la bacchetta contemporaneamente ad Hermione e pronunciando "Immobilius." i folletti si fermarono.
"Perchè tutte a me?" chiese Neville, precipitando a terra.
"Immobilius!" ripetè Harry, rapidamente, frenando la caduta dell'amico. "Fidati Neville, ti capisco."
"State tutti bene?" chiese poi.
"Sì." rispose Ron, che si era messo sotto un banco cercando di raccogliere tutti i fogli volati via.
"Reordino!" esclamò Harry, con il movimento che aveva sempre visto fare a sua madre. Tutto tornò al posto giusto, i fogli si posizionarono sulla scrivania e i folletti tornarono nella loro gabbia.
"Me lo devi insegnare." disse Hermione.

"Ho un'idea." borbottò invece lui. Afferrò due folletti che, ancora immobili, si stavano riposizionando nella gabbia e si diresse all'ufficio di Allock. "Finite incantatum." disse, gettadoli contemporaneamente dentro l'ufficio del professore e chiudendo la porta. Ron e Neville lo fissarono, ridendo, mentre Hermione sembrava sconvolta sentendo il rumore di cose che cadevano nell'ufficio.
"Andiamo, cari amici." disse lui, facendo cenno agli altri di uscire.
"Bella mossa, amico." disse Neville.
"Miseriaccia, Harry, meglio non farti arrabbiare." disse Ron, con un sorriso. Si diressero fuori dalla stanza seguiti da Hermione, un po' ammirata, un po' contrariata.


La famiglia PotterWhere stories live. Discover now