CAPITOLO 6 - Alex

30 4 4
                                    

-1 al giorno del matrimonio 

Quella settimana sembrava infinita, oltre tutti i drammi personali dell’ultimo periodo, anche il lavoro gli causava forte stress.
Il giorno prima durante l’assemblea con i soci lui e suo fratello avevano dato scena come ogni volta. Non riusciva proprio a trattenersi quando Lorenzo sparava una delle sue solite cazzate, metteva piede in quell’azienda così raramente che era diventato quasi una leggenda che circolava per i corridoi, eppure si prendeva il diritto di commentare esclusivamente perchè possedeva il trenta percento di azioni, esattamente come lui. Aveva sempre avuto il sospetto che lui dicesse la prima cosa che gli passasse per la testa, giusto per farlo irritare e ci riusciva egregiamente anche quando provava a imporre a se stesso la più totale indifferenza. Chi lo diceva che non si può odiare davvero un fratello? Loro si odiavano, era una certezza. Fin da piccoli non si erano piaciuti e non erano mai andati d’accordo, si erano punzecchiati e fatti i dispetti fino all’adolescenza. Dopodichè si erano rassegnati a dover condividere lo stesso tetto e gli stessi genitori, così tacitamente avevano stipulato una resa per il quieto vivere che consistenza nell’ignorarsi il più possibile. Era stata un ottimo piano, con gli anni l’odio che provava verso Lorenzo era scemato in una semplice indifferenza che sarebbe rimasta tale se non avessero dovuto iniziare a lavorare insieme e non avesse avuto la certezza che lui facesse di tutto per farsi detestare. 

 Quella mattina a buttar paglia sul fuoco si erano messi anche i francesi con cui non riusciva a concludere niente: gli mandava la proposta di contratto, loro non concordavano su qualcosa, ne discutevano per ore, trovavano un compromesso e il ciclo ricominciava da capo dopo che rimandava il contratto modificato e loro si impuntavano su un altro elemento. Aveva così buttato cinque ore che avrebbe pagato a caro prezzo nel pomeriggio. 
Decise di  approfittare del fatto che mancasse ancora mezz’ora all’una e che quindi la folla non aveva ancora assaltato “La rosa dei venti”, un ristorante che distava pochi metri da lì, per poter concedersi una pausa.

All’uscita si voltò per salutare le due ragazze, ma c’era solo Marta occupata in una conversazione telefonica. Si avvicinò e aspettò che terminasse il suo lavoro. La tenne d’occhio per tutto il tempo mentre lei faceva finta di non avere nessuno davanti, gli lanciò giusto qualche occhiata per accertarsi che era ancora lì e poi continuò a parlare con il cliente dell’altra parte dell'apparecchio. Sembrava che le stesse dando filo da torcere con mille domande, ma lei rimase tranquilla e gentile ed efficientemente rispose a tutte. La scelta come dipendente sembrava ottima, sperava lo fosse anche come moglie. Le diede a malapena il tempo di appoggiare la cornetta e girarsi.

<<Ciao>> La salutò con un sorriso.
<<Salve>> Gli rispose un po’ turbata.
<<Puoi anche salutarmi con un semplice “ciao”>>
<<Ciao?>> Più che un'affermazione sembrava una domanda, ma se la fece andare bene. Pregava che le sue doti di attrice fossero migliori di quelle che aveva mostrano fino a quel momento, forse la convivenza l’avrebbe aiutata a rilassarsi. 
<<Sei sola oggi?>> Fece un cenno alla postazione vuota accanto alla sua.
<<No, Catia si è allontana solo un secondo, per andare in bagno. Torna subito>> Si affrettò a rispondere agitata.
Sarebbe stato tutto un casino, se lo sentiva. Nessuno avrebbe creduto a quel matrimonio. 
<<Dio, Rilassati!>> Sbottò. Il nervosismo stava facendo leva. 
<<Cosa?Sono rilassata! Solo che lei era strano e io non capivo cosa volesse>> Ed ecco che timidezza e insicurezze sparivano. Più la trattava in modo amichevole più lei si sentiva a disagio, mentre quando metteva da parte la gentilezza lei sapeva rispondergli a tono. Assurdo.
<<Mi scusi signorina Marta se l’ho molestata, comunque mi sono fermata qui da lei solo per dirle che non mi ha ancora comunicato il nome del suo testimone. Meglio così?>>in risposta lei annuì e a malapena riuscì a trattenere un sorriso. Non voleva ripetersi, ma...Assurdo.
<<Io un testimone?>>
<<Sì, per domani. Ti sei dimenticata? Lo chiedi a Catia?>>
<<Non mi sono dimenticata, solo non posso chiedere a lei né a nessun altro>> Spalancò gli occhi, che secondo il suo parere era già abbastanza grandi normalmente, quasi terrorizzata all’idea.
<<E perchè mai?>>
<<È una mia amica e se non le posso raccontare tutta la verità allora non posso chiedere a lei. Un conto sarebbe farle crede di aver avuto una relazione di nascosto e un’altra è farle crede domani che ci sia dell’amore in quel matrimonio>>
<<Raccontarle la verità è fuori discussione. Ti devo ricordare che la segretezza era parte del contratto?>> Iniziamo bene pensò.
<< Non ho mai affermato che le avrei detto la verità, quindi non mi metta in bocca parole che non ho pronunciato. Ci pensi lei a risolvere la questione del testimone, io non ne voglio sapere nulla>> Quel cambio così repentino lo sconvolse. Da dove veniva tutta quella rabbia? Erano due le cose: aveva avuto anche lei una pessima mattina oppure non gli era particolarmente simpatico. Non era ancora riuscito a inquadrarla. Alcune volte era così calma e gentile, mentre altre volte aveva l’impressione che gli volesse staccare la testa. 
<<Ok, ci penso io>> tagliò corto vedendo Catia arrivare. 

<<Buongiorno signor. Rinaldi. Aveva bisogno di qualcosa oppure si è fatto già aiutare dalla nostra Marta?>> Il sorriso professionale che non la abbandonava mai. Forse avrebbe dovuto dare retta a Filippo e chiedere a lei la mano. Era in tempo per cambiare idea? Decisamente no. Non gli era sfuggita la sua scelta della parola “nostra” e neanche il tono che aveva usato nel pronunciarlo. Catia li guardava come una che pensa di sapere più delle persona coinvolta. Si stava facendo sicuramente dei film mentali classici di una donna, per una volta questa stupida abitudine lo avrebbe aiutato. 
<<Grazie Catia, ma sono passato solo per chiedere una cosa a Marta>> poi si girò verso la diretta interessata e forzando un sorriso le chiese <<Questa sera confermato il passaggio?>>
<<S-sì>> Eccola di nuovo lì la dolce e insicura Marta, anche se avrebbe giurato che il balbettino era dovuto alla presenza di Catia. Lui era consapevole che facendo quella domanda davanti a lei avrebbe procurato un interrogatorio alla futura moglie.
<<Perfetto, ci vediamo qui alle sei. Buon pranzo ragazze>> Un ultimo sorriso per la recita e via, in un lampo era fuori da lì. 

Nota autrice

Finalmente wattpad mi ha fatto pubblicare nell'attesa mi sono portata avanti per il prossimo capito e come promesso lo avrete molto presto.

Grazie a tutti e buona Pasqua.

Assolutamente SìWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu