71. Epico

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Al quarto set è ormai evidente che questo non sarà un incontro di tennis normale.

Al quarto set è evidente che finirà in cinque set, e che verrà ricordato come uno degli incontri dell'anno.

Ivan ha vinto il primo, al tie-break. Io il secondo 7-5. Lui il terzo, di nuovo 7-5. Stiamo sul cambio campo del 5-6, servirò io per andare al tie-break. 

Ivan sta giocando il suo solito gioco esteticamente disturbante. Ma come è migliorato! Non me n'ero reso conto palleggiandoci, non me n'ero reso conto a Roma, perché ero troppo sottosopra dal punto di vista emotivo, e non me n'ero reso conto nemmeno guardando decine di suoi match. Solo giocandoci si riesce a capire quanto intelligente, profondo, angolato, sfiancante sia il suo gioco.

Come ha fatto a migliorare a tal punto? Arrivare a una semi Slam. Non è una cosa che succede per caso. O meglio: sì, può accadere per fortuna, una volta in carriera, se il tabellone si apre e affronti solo avversari scarsi. 

Ma non è stato il caso di Ivan. Ha battuto gente forte. Savik, che qui ha giocato la finale due anni fa, Albrantes, che è un trottolino agguerritissimo su qualsiasi superficie, Ivory, che col suo servizio sull'erba sfiancherebbe chiunque. 

Non è qui per caso. Ha giocato bene. 

Ivan ha qualcosa. Lo capisco, ora. Un talento nel piazzare la palla dove vuole, negli angoli più inaspettati. È originale nel suo modo di giocare, come nel suo modo di apparire. È capace di mandare in tilt chiunque. 

Certo, gli avversari lo capiranno, prima o poi. Avrà un calo, quando gli altri tennisti decodificheranno i suoi schemi fuori dal comune, il suo gioco di gambe bislacco, i suoi colpi storti. Ma ne verrà fuori. Ha l'intelligenza per venirne fuori, per inventarsi un tennis ancora più strano e stancante.

Servo la prima. Ace. «Fifteen love.»

La sua scalata ha un solo ostacolo.

Servizio numero due. Esterno. Risposta in rete. «Thirty love.»

Ivan stesso. La sua emotività. 

Servizio al corpo. Buona risposta, scambio, dropshot di Ivan. Ma lo recupero e la mia palla angolata è vincente. «Forty love.»

La maggior parte delle volte riesce a usarla a suo favore, si carica di entusiasmo, si esalta nella difficoltà, oppure usa il suo senso dell'umorismo e irride l'avversario.

Ma nelle situazioni più critiche si fa sopraffare.

Un altro ace. «Game Bressan. Fourth set tie-break.»

Come i tie-break. Ha un rapporto tra tie-break vinti e persi da vero dilettante. Non ho alcun dubbio che vincerò facilmente questo.

Ok, ha vinto quello del primo set, è vero. Non è che non ne vinca mai nessuno. Inoltre è stato un tie-break strano, di apertura, meno posta in gioco per lui, e io ero ancora molto nervoso. Adesso se vince il tie-break vince l'incontro. È come servire per il match. È qualcosa che ti mette tensione addosso.

Ora sono calmo. Glaciale, come scrivono spesso di me tanti giornalisti.

Ecco che infatti apre con un doppio fallo. Nervoso. Non riesce a divertirsi, in queste situazioni. Deve imparare a divertirsi, è l'unico modo in cui lui riesce a giocare. L'opposto di come gioco io. 

Ma non imparerà certo oggi.

Servo io, ed è tre a zero in un batter d'occhio.

A dire il vero è piuttosto bravo a gestire la tensione quando serve per il set, ma i tie-break sono un'altra cosa. Offrono difficoltà mentali diverse, il ritmo di servizio è più serrato, l'orizzonte più vicino, con lo spauracchio del set point sul servizio: dopo il cinque-sei, ogni primo servizio è un set point per l'avversario, e basta un errore, un singolo errore per perdere. Non c'è il paracadute del quaranta pari. 

Play (BoyxBoy)Where stories live. Discover now