Capitolo Secondo

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Barriere.

Il sole filtrava attraverso le tende sottili che ricoprivano la portafinestra  della carrozza. Yoongi e Jimin erano seduti l'uno di fronte all'altro, accompagnati da due guardie. Due Alfa, per essere precisi.

Erano entrambi liberi, non erano legati né per i polsi né per le caviglie, ma sapevano che non avrebbero potuto scappare. I pensieri dell'omega dai capelli biondi si affollavano nella sua testa, si accalcavano l'uno sull'altro facendogli venire la nausea.
L'andamento della carrozza era così strano, così nuovo per i due Omega, Yoongi dovette mettersi una mano sullo stomaco.
Poi, improvvisamente, la carrozza si fermò.

«Siamo arrivati» La voce profonda dell'Alfa alla sua destra era dura come pietra, rabbrividì.
Titubante, portò una mano a scostare appena la tenda che gli negava la vista dell'esterno.
Spalancò gli occhi.

«Ma è un castello» sussurrò appena.
Non si aspettava un castello, si sarebbe aspettato certamente una sontuosa villa, o anche una reggia.
Non un castello.

«Castello? Ma quindi-» Fece Jimin confuso
«Certo, cosa vi aspettavate da due principi? Muovetevi ora, scendete»
L'Alfa alla sinistra di Jimin spalancò la porta e li fece alzare.

Yoongi fece quasi fatica a scendere quegli scalini tanto alti, Jimin toccò per primo il suolo.
Si guardarono attorno, l'entrata del castello era nel bel mezzo di una piazza. I sudditi erano indaffarati, i cuccioli giocavano a rincorrersi e a palla.
Yoongi si rispecchiò in quell'infanzia che gli era stata negata.

«Non imbambolatevi, muovete il culo»
Si sentì toccare la schiena, così anche Jimin.
Sentì il nitrire dei cavalli e si voltò verso l'altra carrozza, dalla quale scese l'intera famiglia che, ora dovette riconoscere il ragazzo, non erano aristocratici ma una vera e propria famiglia reale.

Vennero spinti all'interno del castello dalle guardie, davanti a loro i due principi camminavano fianco a fianco con i propri genitori.

Le porte si spalancarono e un'immensa sala del trono apparve davanti ai due piccoli omega.

«È bellissima» sussurrò il suo amico.
D'altra parte, l'omega dai capelli biondi si sentì quasi vomitare.
Si sentiva oppresso, era così...Piccolo, sbagliato.
Cosa ci faceva lì? Non era il suo posto.

Si sentiva soprattutto a disagio, era sporco e i suoi vestiti degli stracci.
Dovette fare dei respiri pesanti per non farsi prendere dal panico.

Una mano afferrò la sua.

«Hyung, è tutto okay, stiamo insieme»

Guardò Jimin negli occhi e annuì, in qualche modo, egoisticamente, ringraziò inconsciamente quell'Alfa tanto strano che aveva deciso di comprare anche lui.

My Brother's Slave Il Sope OmegaverseWhere stories live. Discover now