Chapter 3

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A casa Herbert, regnava il silenzio più totale. Erika era chiusa in camera sua, a pensare ancora a quello strano ragazzo. A prima vista sembrava uno di quei ragazzi spacconi, solo parlandoci uno poteva rendersi conto di quanto fosse timido e riservato. Aveva deciso. Voleva conoscerlo meglio, magari aiutarlo ad orientarsi ed integrarsi in paese.

Erano già le cinque del pomeriggio, passate magari, ma Erika non aveva intenzione di arrendersi. Aveva già passato tre lunghe ore, sotto il sole, a cercare quel ragazzo. Aveva controllato tutto il paese, tranne la spiaggia e il bosco dalla parte opposta a dove si stava dirigendo.
L'odore del mare le invase le vie respiratorie, e la sabbia le scaldò subito i piedi, che aveva privato delle scarpe per non sporcarle. Si guardò in torno, girando la testa un paio di volte, prima di individuare una figura maschile, seduta su una roccia. Era Brian, stava fissando con sguardo vuoto il mare, che aveva il colore dei suoi occhi. Di tanto in tanto sistemava la felpa gialla che indossava, ed Erika si chiedeva come facesse a non patire il caldo sotto quell'indumento.
-ehi, Brian!!- lo salutò con un caldo sorriso e alzando la mano.
-ciao Erika!- ricambiò con un piccolo sorriso.
-ti stavo cercando... Volevo chiederti se avevi voglia di girare un po' il paese, così potresti orientarti!- chiese la ragazza.
-emh... In effetti avevo bisogno di una guida...- rispose azzardando un sorriso più grande.
-allora, se ti va, potremmo cominciare ora, io alle otto e mezza devo tornare a casa. Magari potremmo anche conoscerci meglio.-
-a me va benissimo, la compagnia può farmi solo del bene.- scese dalla roccia con un balzo, e atterrò in piedi.
-allora cominciamo dal lungo mare...- la ragazza indicò il sentiero che dalla spiaggia portava in paese. -nel frattempo, mi parli un po' di te?-
-vengo dal New Jersey, ho lasciato gli studi proprio quest'anno...- esitò prima di rispondere -vivo da solo già da due anni, a dire il vero vivevo con un mio amico poi ci siamo separati e abbiamo deciso di andare ognuno per la sua strada.-
La ragazza annuiva in silenzio, mentre ascolatava il racconto di lui.
-soffro da quando ero piccolo di schizofrenia, e questo mi ha nettamente tagliato fuori.-
-non preoccuparti Brian, ognuno ha i suoi problemi, non eri costretto a dirmelo.- disse lei percependo il disagio del ragazzo nel toccare quell'argomento.
-grazie. Quindi tu sei di qui? Sapresti dirmi se c'è qualcuno che offre lavoro?- sorrise.
-al bar dove lavora la mia amica, stanno cercando qualcuno.- rifletté -e mio padre è un meccanico, sta cercando qualcuno per aiutarlo in officina.-
-allora puoi dire a tuo padre che c'è qualcuno che potrebbe aiutarlo, io me la cavo bene...- sorrise il ragazzo. A Erika sembrò il sorriso più sincero del mondo.
-va bene. Guarda è quella l'officina!- indicò una sara cinesca alzata, dove all'interno albergava un auto con il cofano anteriore alzato, ed un uomo sulla cinquantina intento ad ispezionare il motore.
-ciao papà, come mai sei ancora alle prese con la stessa auto?- chiese Erika sorridendo all'uomo.
-è la terza volta in una settimana che il proprietario me la riporta... Dice che si ferma in continuazione, anche se ha appena fatto il pieno?- borbottò quello.
-proprio per questo... Ti ho portato qualcuno che cerca lavoro. E mi ha detto che se la cava bene...- fece la ragazza con espressione vagamente civettuola.
-buongiorno signor...- azzardò Brian, ricordandosi però che non sapeva il cognome della ragazza.
-Herbert, tu sei il ragazzo nuovo?- chiese quello porgendogli la mano e un gentile sorriso.
-sì signore, Brian Thomas!- si presentò Brian stringendo la mano dell'uomo.
-se te la cavi bene allora sei assunto! Puoi cominciare domani?-
-certo, basterà sapermi orientare!- sorrise il ragazzo. Almeno qualcosa nella sua lista delle cose da fare era stata spuntata.

Bad Liar {Hoodie}Where stories live. Discover now