Chapter 13

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Seduto su un albero, Brian, dondolava le gambe, lasciandosi cullare dal vento. Le foglie verde acceso lasciavano trapelare a tratti la luce dorata del sole.
Erano passati anni dall'ultima volta che aveva visto quel posto. Pensava intensamente al passato. A cosa sognava di fare nella sua inutile vita. Cosa voleva vivere e come voleva farlo. L'ultima volta che era riuscito a tenere saldo un rapporto con una persona. Anni. Anni passati in solitudine, agonia e dolore. Con queste tre parole se ne poteva formare un'altra: SAD. Triste. Proprio quello che era lui.
Triste, solo. Senza aiuto.
Da sotto l'albero provenne una voce femminile. Erika lo richiamò dai suoi pensieri.
-cosa vuoi?- rispose infastidito, mentre si sporgeva dal ramo su cui era accomodato.
-oh. Scusa se ti ho distratto dai tuoi pensieri troppo importanti! Volevo solo chiederti come stanno i miei genitori, visto che tu hai ancora uno straccio di vita sociale, e io sono costretta a stare qui da uno psicopat.- non la lasciò finire, gridandole contro con rabbia.
-tu credi che a me faccia piacere avere intorno una come te?! Sei odiosa!- prese un paio di sospiri poi continuò- e per la cronaca i tuoi stanno bene. Solo hanno pensato di trasferirsi.-
Mentì spudoratamente, cercando però di essere il più convincente possibile.
-c-come trasferirsi? E io?- Erika sentì gli occhi pizzicare, mentre Brian tornava ad appoggiare la schiena al tronco dell'albero.
-se non ti troveranno entro tre giorni ti daranno per morta, e loro hanno pensato di andarsene, per non ricordare. Fa male.-
-non è possibile.- la ragazza si accovacciò ai piedi dell'albero, avvolgendo le braccia attorno alle gambe.
-un mio amico diceva sempre "non girarti indietro, i ricordi tagliano peggio del vetro". Probabilmente i tuoi stanno seguendo questo consiglio.- con noncuranza fece un'alzata di spalle, come per dire che la colpa non era sua.
-non è giusto, io voglio tornare a casa.- Erika si dondolava avanti e indietro come i pazza, appena usciti da manicomio.
-mi dispiace ma non posso lasciarti andare principessa, tu dirai il mio segreto a tutti, e io non posso permetterlo. Non voglio finire in un'altra clinica.- disse scendendo dall'albero con pochi agili balzi.
-tu non sei Brian.- singhiozzò, lasciando intravedere solo gli occhi lucidi.
-mi dispiace deluderti, ma questo è proprio il mio caratteraccio Erika.- le rispose, guardandola dall'alto in basso. -vieni, se non vuoi morire di fame ti conviene mangiare qualcosa.-
Le porse la mano, che lei non afferrò. Si alzò da sola, lanciando al ragazzo un'occhiata truce.
Si diresse tranquillamente all'interno della piccola casa in legno, in cui l'aveva portata la notte prima. Non voleva lasciarla in quell'edificio pericolante, sola per giunta.
A differenza dell'ospedale, la casa non era distrutta. Le pareti in legno erano polverose, così come le mensole dove erano poggiati diversi oggetti, per lo più fogli scarabocchiati di nero, flaconcino di pillole, cassette e videocamere.
Su un mobiletto vicino al tavolino stava un maschera bianca.
-cos'è quella?- chiese Erika indicando l'oggetto.
-oh, quella è... La maschera di un mio amico.- lo sguardo del ragazzo si spense- ha cambiato stato, ma sono riuscito a recuperare quella e tenerla come ricordo.-
-è... Come te?- chiese lei ancora, ma indecisa.
-se intendi schizofrenico, sì lo è.-
Si sentì in enorme disagio, pensando a quante cose potevano essere capitate a persone come lui. Lei aveva sempre avuto tutto e amato quello che le mancava. Tutti i requisiti che servono per sentirsi una persona orribile.
Prese la maschera con delicatezza, come se avesse paura di romperla. Vi passò sopra un dito, percorrendone i tratti somatici inquietanti. Le sopracciglia piegate in modo innaturale, il sorriso giocondo e nero. Troppe stranezze da sopportare.
Avvicinò la maschera al viso, facendo combaciare i fori con i suoi tratti facciali. Proprio quando lasciò la presa sull'oggetto, ormai poggiato sul suo viso, una forte tosse la fece piegare in avanti.
Puntò i palmi delle mani a terra, mella speranza di riuscire a recuperare un po' d'aria.

Bad Liar {Hoodie}Where stories live. Discover now