Chapter 11

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-non voglio ucciderti, per ora.- Brian si chinò leggermente, per poter guardare gli occhi verdi di Erika.
-ne sono felice.- rispose lei con tono severo.
-hai un bel caratterino ragazzina.- sfilò lentamente i guanti- forse ora è meglio che ti riporto nell'ospedale abbandonato.-
-non voglio tornarci.- deglutì ripensando a quel posto, che non la faceva sentire affatto a suo agio.
-smettila di rompere e alzati, non vorrei rovinare quel visino angelico con qualche livido.- il ragazzo sbuffó pesantemente.
-n-non mi picchierai, vero?- il panico tornò a spezzare la voce della ragazza, che si era accovacciata su se stessa.
-solo se farai la brava, non ti prometto niente.-
-va bene.-
Erika si alzò in piedi, tenendo però la testa bassa. Brian girò sui tacchi, dirigendosi verso l'edificio diroccato, lasciando intuire a lei che avrebbe dovuto seguirlo.
-un'altra cosa.- lanciò qualche sfuggente occhiata alla ragazza, accompagnate da sorrisini cattivi- se provi ancora a scappare ti apro la testa.-
-sei proprio gentile.- ironizzò lei, ma quasi subito si pentì di aver aperto bocca; si aspettava di ricevere un pugno o cose del genere, invece il ragazzo sorrise soltanto, in modo compiaciuto.
Arrivati davanti l'edificio doveva essere già notte. Il cielo era di un blu scuro e immenso, coperto dalle innumerevoli stelle, che somigliavano a tante piccole lucciole, ferme e immobili.
Brian aprì il portone di metallo, lasciando entrare Erika prima, come per fare il gentiluomo.
-prima le signore.- rise con uno sguardo sadico e divertito, puntato proprio sulla schiena della ragazza. Prima che questa potesse andare avanti, le diede una forte spallata, sgarbatamente, facendola sbilanciare. Nel farlo, dalla tasca della felpa gialla, cadde un flaconcino arancione con un'etichetta bianca. Erika raccolse l'oggetto, esaminandolo. In cubitale era scritto "antipsicotici". Non andava affatto bene; se lui prendeva quelle cose, voleva dire che la situazione era più grave di quanto sembrasse. Avrebbe potuto farle del male, anche se quel rischio lo correva a prescindere.
Alzò lentamente la mano, poggiando la sul tessuto della felpa del ragazzo ancora voltato. Strattonò il lembo di stoffa che aveva afferrato, attirando l'attenzione dell'altro, visibilmente irritato.
Gli porse il flacone di pillole, facendole spostare e scontrare tra loro.
-ti è caduto questo, Brian.-
-grazie.- l'individuo le strappò di mano il contenitore, lasciando sulla pelle pallida della ragazza una riga storta di sangue, di cui aveva entrambe le mani impregnate.
Ricondusse Erika nella stanza distrutta in cui si era svegliata, quello stesso giorno. Il buio la invadeva completamente a causa della mancanza di finestre. La spinse dentro in modo sgarbato, e prima di uscire la afferrò saldamente per un braccio; le appoggiò il mento sulla spalla sinistra, alitando un po' per spaventarla.
Erika rabbrividì, mentre la pelle le si accapponava, sentendo il fiato del ragazzo sul collo. Si strinse nelle spalle, senza reagire alle provocazioni dell'altro, che nel frattempo le aveva poggiato la mano sul fianco destro.
-ricorda, se provi a scappare verrò comunque a cercarti, principessa.-
-non me ne sarei andata comunque- Erika deglutì il grosso nodo che le tappava la gola. Sentì gli occhi pizzicare, e l'umidità delle lacrime bagnarle tutto il viso.
-hai troppa paura, ed è così che dev'essere.-
Brian uscì dalla stanza decaduta, lasciando aperto uno spiraglio della porta.
Non appena i passi lungo il corridoio si attenuarono fino a scomparire, Erika si accasciò contro una parete scrostata, lasciando via libera al pianto.
Strinse le gambe al petto, avvolgendole poi con le braccia. Quello sinistro, aveva il segno lasciato dal sangue di chissà chi; la ragazza, strofinò la parte sporca sulla maglia, pulendosi. Il segno della mano rimase comunque, data la forza con cui lui aveva stretto il braccio.

Bad Liar {Hoodie}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora