Lezioni con Piton parte uno

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Voce narrante
Passarono due giorni da quando Sirius fu ricoverato in infermeria.
Quella mattina, il malandrino, era stato dimesso e quindi sarebbe tornato a casa Tonks.

In questi due giorni aveva visto raramente la giovane figlia, poiché ella aveva le lezioni, e gli studi per i G.U.F.O erano pesanti.

Entrambi non avevano neanche parlato delle lezioni che, la giovane, doveva intraprendere con Piton.

Sirius odiava quella condizione, sapeva che l'occlumanzia era magia potente e pericolosa, e che sarebbe stato Piton ad insegnarle gli faceva scattare un scintilla di furia nel cervello.

Ovviamente sapeva che era inutile convincere Sira a non intraprendere quella magia, avrebbero finito per litigare, e detto fra noi, Sirius non ne aveva alcuna voglia.

L'uomo rifletteva sulla decisione mentre si stava rivestendo.

Ma non si accorse della presenza di Sira, che lo osservava mentre si chiudeva i bottoni della sua camicia color porpora.

La piccola Black era arrivata da pochi secondi e lo guardava come rapita, ma non era venuta per dargli un saluto, ma bensì per chiarire la questione Piton, che sapeva non approvare.

"Da quanto sei lì?" Chiese, ad un tratto, Sirius continuando ad abbottonarsi la camicia.

La ragazza fu come scossa da un'ondata di vento gelido, talmente che la sua voce era fredda.

"Da poco" rispose con un filo di voce.

"Sei venuta a salutare?" Chiese girandosi, finalmente, nella sua direzione.

La ragazza deglutì "in verità...volevo parlarti"

"Riguardo a Piton?" Chiese Sirius con una punta amara nella voce.

"Sì"

"Ti risparmio la fatica, non c'è niente da parlare, sai che non approvo che ti basti sapere questo, Sira" disse incrociando le braccia al petto e la osservò con un sopracciglio alzato.

Sira cambiò totalmente espressione e lo guardò accigliata "ma sai anche che ne ho bisogno.

Piton vuole aiutarmi, si è offerto lui stesso! Tu lo odi...e va bene ci può stare, ma il tuo rancore non può influire su di me, papà! Non puoi obbligarmi ad odiare qualcuno soltanto perché tu e il professore, in passato, non andavate d'accordo.

Certo non è un uomo avvenente, ma è l'unico che può aiutarmi, fattene una ragione!" Esclamò Sira stringendo i denti e lo guardò con sfida.

Sirius, d'altro canto, sbuffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo.
Sira a quel punto gli andò vicino e gli stette di fronte e portò le mani sulle sue spalle e cominciò ad accarezzarle dolcemente.

Sirius non fece niente, lasciò che la ragazza lo osservasse con i suoi occhi che sapevano leggere la sua anima come lui la sua.

Lui leggeva determinazione e coraggio negli occhi di Artemid.

Mentre lei, leggeva paura e preoccupazione in quelli di suo padre.

"Non mi accadrà niente, papà, non devi preoccuparti" disse Sira con un sorriso.

Felpato sciolse le braccia, che erano ancora incrociate, e portò la mano destra ad accarezzare la guancia di sua figlia, gesto che lei non fece scrupoli ad accettare e lo assecondó.

"Credo che sia mio dovere preoccuparmi.

Cazzo! Sono tuo padre, se non mi preoccupo io, chi lo fa?" Sira ridacchiò e senza dire nulla appoggiò la testa al suo petto ed ascoltò il suo cuore, il suono che le faceva tornare il sorriso.

Figlia di un prigioniero parte seconda.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora