Capitolo 3: WYA.

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Mi preparo e mi dirigo al mio bar preferito, quello in cui leggo sempre. Vorrei Milo fosse qui, ma è fuori Milano per alcuni giorni, quindi Harry non potrà conoscerlo. Mi siedo all'esterno, percependo la brezza fresca, e lo aspetto lì. Dopo un po' lo vedo avvicinarsi, sta indossando dei pantaloni neri e una maglietta bianca, quando abbasso lo sguardo noto le scarpe bianco sporco.

"Ci hai messo tanto." scherzo e lui si siede.

"Scusami, stavo cercando dei voli, ho fatto la doccia e ho chiamato un paio di persone." mi dice e io lo osservo, sapendo già quello che otterrò.

"Dovevi andare da qualche parte una volta tornato a casa, vero?" gli chiedo e lui scuote la testa. "Non mentirmi." lo metto in guardia e lui scrolla le spalle.

"Avrei dovuto incontrare Kid, ma non è davvero importante, è qualcosa che possiamo rimandare." mi dice.

"Kid?" chiedo e lui annuisce.

"Kid Harpoon, mi ha aiutato a registrare l'ultimo album, aiutandomi a scriverlo e tutto." mi dice e io annuisco lentamente.

"Quindi questo significa che stai scrivendo nuova musica?" chiedo e lui, ora, ha un dolce sorriso sulle labbra.

"Sì... ho scritto un po'." mi dice e le sue parole creano un buco nel mio stomaco, quindi decido di non dire altro. Ordiniamo del cibo, caffè e rimaniamo seduti qui, ed è quasi surreale guardare l'altro lato del tavolo e vederlo seduto lì. "El, riguardo quello che hai detto la notte scorsa..." mormora e io annuisco.

"Quale parte? Ho detto tante cose.." rido leggermente e lui si fa più sotto con la sedia, rilassandosi un po'.

"Riguardo al non essere felice qui... perchè sei ancora qui se non sei felice?" chiede e io scuoto la testa.

"Perchè Alessandro mi ha offerto questo lavoro perchè credeva in me, perchè si fidava di me e ha visto il mio potenziale... non voglio sembrare ingrata, sembrare che non l'abbia apprezzato." gli dico e lui scuote la testa.

"Alessandro lo capirebbe... El, se non stai facendo il lavoro che sai dovrebbe essere... se non sei ispirata e non ti senti felice, penso semplicemente che dovresti lasciare che lo sappia, che riconosca i tuoi sentimenti." mi dice e io scrollo le spalle.

"Questo è il mio sogno... dovrei essere felice qui, dovrei voler stare qui e non ci sono ragiuni per cui non dovrei volerlo... non ho motivo per sentirmi così." poggio le mani sul tavolo, una sopra l'altra.

"Capisco quello che stai facendo. Stai mettendo da parte i tuoi sentimenti per dimostrare qualcosa... non sono sicuro di quello che stai cercando di dimostrare, ma non devi farlo... non hai mai dovuto dimostrarlo." mi dice e io scuoto la testa.

"Cerco di dimostrare che trasferirmi qui ne è valsa la pena di quello che ho perso facendolo, quindi..." mormoro e lui si china in avanti.

"Cosa vuol dire questo?" chiede e io scuoto la testa.

"Niente, io semplicemente... voglio prendere la decisione giusta." gli dico e, sebbene io abbia cambiato le parole, sono comunque vere e le dico sul serio. Se lo facessi, se parlassi con Alessandro, potrebbe andare in un modo o nell'altro. A lui potrebbe non importare come mi sento, potrebbe rimandarmi a New York, o protrebbe semplicemente dirmi che non sono ritagliata per lavorare per la compagnia e quello mi distruggerebbe. "Non è che non amo il mio lavoro... semplicemente... non è più lo stesso, lavorare in un ufficio." gli dico sincera e lui annuisce.

"Lo dici a me... se mai nella mia vita dovessi andare a lavorare in un ufficio dopo essere stato in tour, penso mi vorrei strappare i capelli di testa. El, sembra che tu sia cambiata un po', ma so che c'è una cosa che non è cambiata, ed è la tua integrità... non dovresti avere paura di parlargli, non ti farà del male." ride e abbassa lo sguardo sul tavolo, sul cibo.

Trendsetter (libro 2) [h.s. - ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora