Capitolo 19. - Colpevole.

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Odiavo quella casa, ogni volta che potevo me ne scappavo il più lontano possibile.

Valerio aveva iniziato a rifugiarsi nella mia stanza ogni pomeriggio ormai.

Non mi lasciava via d’uscita.  Mi sentivo soffocare in quella stanza, con i suoi occhi sempre lucidi al confine con le lacrime e dei suoi lividi.

Non voleva più tornare a casa, lo avevano picchiato.

Stavo morendo per lui che precipitava nell’oblio e non si rialzava più.

Il cuore iniziava a farmi troppo male.

Tutta la mia voglia di starmene solo, tutta la voglia di scappare mi venne sempre meno.

Iniziai a voler lottare. Volevo davvero fare qualcosa, ma cosa?

Per strada era buio, c’era solo la luce di qualche lampione.

Non c’era alcun rumore, non passava nessuna macchina.

Erano le due ormai, ero stanco.

- Vuoi andare su?

Scossi la testa e mi appoggiai al muro per mantenere l’equilibrio.

Non lo avrei lasciato solo, mai, anche se stavo crollando.

Si girò e fece per andarsene verso la moto.

- Dove vai? – gli chiesi.

Scosse le spalle e abbassò lo sguardo.

-Puoi dormire qui. – dissi sorridendo. Non disse nulla, si avvicinò e mi abbracciò.

Salimmo per le scale senza far rumore. Papà mi avrebbe ucciso se lo avesse scoperto.

Ma non me ne preoccupavo più di tanto. Avrei pagato le conseguenze, ma non lo avrei lasciato solo.

Ci infilammo sotto le lenzuola senza dire nulla. Rimanemmo zitti fino a che vidi una lacrima scivolargli sulla guancia. Gliela asciugai e lo abbracciai. Lo lasciai piangere quanto voleva, accarezzandogli i capelli.

Quando finalmente si calmò cadde nel sonno, dicendomi solo che ero la sua salvezza.

Rimasi lì ad accarezzargli il volto in silenzio.

Non avevo più sonno. Sentivo il dolore del suo cuore appoggiarsi sul mio ed opprimerlo.

Mi misi a piangere in silenzio, sentendomi colpevole di qualcosa che non avevo fatto.

Colpevole di essere entrato nella sua vita perfetta ed averla sconvolta.

Colpevole di aver scatenato tutti gli odi che gli giacevano attorno.

Ma dovetti riconoscermi la colpa più grande: non avevo fatto nulla di concreto per lui.

Ero stato lì a sentirlo piangere e singhiozzare senza aver provato a cambiare nulla.

Chiusi gli occhi tra le lacrime pensando che dal giorno dopo lo avrei protetto e che avrei cercato di farlo stare bene.

Chiusi gli occhi e mi promisi che non avrebbe più pianto.

MirkoWhere stories live. Discover now