Capitolo 36. - Ho bisogno di te.

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- Dove andiamo?

- Se te lo dico non è più una sorpresa! Che c'è, non ti fidi più di me?

Sussurrai di no, ma ne avrei avuti di motivi per non fidarmi.

Ma tutto l'amore che avevo dentro mi impediva di dubitare di lui in ogni modo.

Davanti al Duomo, la piazza era piena tra persone e piccioni.

Ho sempre odiato i piccioni.

- Aspettami qui, torno subito.

Valerio sorrise e sgattaiolò lungo un portico e poi dentro ad un negozio.

Scossi le spalle e mi appoggiai ad una colonna del portico.

Perché esistevano i piccioni? Non servivano proprio a nulla, se non a farti i loro bisogni in testa.

Qualcuno mi afferrò da dietro e sobbalzai gridando.

Mi voltai e Valerio scoppiò a ridere di gusto.

- Ti ho fatto paura?

- No, mi hai tranquillizzato. - Sorrisi e feci la linguaccia.

Mi stampò un bacio sulle labbra e mi sfiorò il naso.

Il cellulare squillò e riconobbi la suoneria dei messaggi. Lo tirai fuori e lessi il messaggio:

"Dove sei? Devo vederti ora! Deni".

Risposi velocemente e misi il cellulare in tasca.

- Chi era? A meno che non fosse tuo padre non ti lascio andare via così!

Mi afferrò per la mano e mi tirò a sé per baciarmi.Valerio divenne serio in un batter d'occhio. Gli accarezzai la guancia dicendo che Denise aveva bisogno di me.

Anche io ho bisogno di te! E poi non ti ho ancora fatto vedere quello per cui siamo qui.

- L'ho visto migliaia di volte il Duomo Vale!

Aprì la mano e me la mise davanti al volto sorridendo mostrandomi due anelli d'argento.

- E chi ha detto che ti ho portato qui per questo?

Rimasi in silenzio a fissare la sua mano senza sapere cosa dire.

- Beh, che c'è? Pensavo che tra noi fosse una cosa seria, non è così?

Sorrisi, solo un istante prima di buttargli le braccia al collo e scoppiare a piangere come un bambino. Mi abbracciò forte e mi diede un bacio sulla guancia.

Ti amo- sussurrai mentre mi allontanavo asciugandomi il volto.

Mi prese una mano e mi infilò l'anello ad un dito per poi darmi un bacio leggero:

- Questo però non te lo dico, spiacente.

Sorrise e mi sfiorò il naso col suo.

- Sei cattivo! - dissi tirandogli un colpetto sulla spalla. Non avevo fretta. Non doveva parlare dei suoi sentimenti, non ancora. Avevo tutto il tempo che voleva per aspettare che fosse pronto.

Mi prese una mano e ci incamminammo.

- Allora? Dove ti aspetta la guastafeste? - chiese sorridendo.

MirkoWhere stories live. Discover now