7.

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Appena arrivo nella sua zona vengo accerchiata dai suoi uomini che mi puntano di tutto addosso.
"Giù." mi dice Kostas.
"Che cazzo è sta cosa ora?"
"Metti giù, pistole, coltelli, tutto giù" mi dice.
"Come prima era tutta una famiglia, ora così" dico.
"Ti ho detto di mettere giù l'arma. Subito. Sono cazzi miei quello che faccio nella mia zona. Hai detto bene, prima.. Stavi con me, era una famiglia" dice.
"No, non c'eri ed io ho sistemato le cose, tu le hai distrutte di nuovo"
"Ma dai, davvero. Non credo proprio. Da quando ci siamo lasciati, siamo tornati come prima ed io ho deciso che qui funziona così"
"Da quando mi hai cacciato e lasciato" lo correggo.
"Falla finita, ti ho chiesto anche un caffè per parlarne, di vederci ma a te non importa più un cazzo. Eri stufa marcia, ti eri rotta il cazzo"
"Ma se non venivo al funerale, col cazzo che mi cercavi" dico "non mi hai chiesto come stavo, niente"
"Neanche tu, evidentemente non ti interessava. Perché dovrei interessarmi di una a cui non frega di me?"
"No vero, io sono rimasta fino alla fine, nonostante tutto. Mi hai cacciato dieci volte quella sera" dico.
"Beh se mi dici per dieci volte che ti sei rotta il cazzo di stare con me, che ti devo dire, vai" mi toglie la pistola.
"Mi ero stancata di essere succube di te" me la riprendo.
"Di me?"
"Tu puoi fare come vuoi, io no. Mi devi trattare sempre male, come un cane. Fai questo, fai quello. Io ti ho sempre trattato bene, sempre rispettato"
"Si vabbè come no"
"No???"
"Se, ma questo non vuol dire un cazzo. Tu non mi amavi"
"Perché tu si?" chiedo.
"Lascia perdere, non sono tenuto a dirti più niente. Di a tuo fratello di non provare mai più a venire a rubare qua al negozio di mio cugino, perché gli faccio saltare la testa" mi dice ringhiando.
"Lo ho già fatto. Ma perché non finisci la frase? Mi ami?" chiedo.
"Che cazzo di domanda è? Non ti rispondo. Hai dieci pistole puntate addosso e mi chiedi se ti amo?" alza anche la sua e me la punta "undici"
"Sti cazzi, sei tanto uomo, spara i no?"
"Per una ritorsione dei tuoi? Nah. Purtroppo non hai fatto nulla, stai solo camminando armata. Che sei venuta a fare?" mi chiede e gli punto la pistola. "Spara" mi dice.
"Fallo tu"
"Vattene" mi dice con gli occhi neri "che sei venuta a fare?"
"Niente.."
"E allora vai su, non è aria" fa cenno ai suoi di andare via. Mi giro e cammino, ma sparo ad una vetrina di un negozio. Lui mi corre dietro e mi punta la pistola alla tempia.
"Questo è male. Questo non devi farlo" mi dice all'orecchio.
"Non hai le palle per farlo.."
"E chi lo dice mh?" la carica.
"Lo avresti già fatto"
"Lo faccio quando lo dico io, non tu. Voglio farti sospirare e farti passare tutta la tua vita negli occhi" dice ma sento movimento, mio fratello ha chiamato tutti che ovviamente sono accorsi. Perché quello non si fa mai i cazzi suoi?
"Lasciala bastardo" urla uno dei miei a cui parte un colpo.
"Che cazzo fai" urlo. Sento proprio le sue mani che lasciano la presa e che piano piano si accascia a terra. Sparo a lui. Non si devono permettere. Mi giro verso Kostas che si tocca la spalla.
"Oh non è niente" gli dico.
"Boss, boss vieni, aiutatemi portiamolo a casa" dicono i suoi. Lo tirano su piano.
"Shhh.." dico.
"Ma shh cosa eh"
"Oh non trattarmi male" gli dico.
"Capiscilo è il dolore" mi dice Manuel.
Lo portano a casa, vado con loro perché sono preoccupata, ma quando arrivo vedo l'infermiera che lo sta curando e d'impulso me ne vado. Do contro a tutti a casa, poi esco e me la pre do con qualsiasi essere vivente e non per poi trovarmi al mare a piangere da sola. Lo amo cazzo. Malui esce con l'infermiera, io sono solo una ragazzina che cosa può volere da me? Che posso dargli, non so fare nulla..
«Ma va comunque ti vuole bene, si è visto. Ti ha anche detto che sei l'unica fidanzata che ha sentito»
Si infatti mi ha cacciato ed esce con quella, lo stava curando.
«Aveva una pallottola su una spalla»
Ma il numero ce lo ha uguale, ci esce ve lo dico io. Si vedo k, anche i suoi la conoscono! Stai zitta, è così e basta.
Mi squilla il telefono, è lui. Rispondo perché non ce la faccio ad ignorarlo.
"Cami, dove sei?" mi chiede.
"Cosa vuoi?"
"Puoi passare?" mi chiede.
"No"
"Perché?"
"Ho da fare" dico mentendo.
"Parliamo un po'"
"No, non c'è nulla da dirci"
"Io avrei da dirti ma non mi va di parlarne al telefono" mi dice.
"Allora niente, ciao" attacco.
Basta è finita anche se sono curiosa di ciò che volesse dirmi, ma non posso. Ha lei che ci stesse.
«Però ci piangi» mi dice la mia voce.
No.
«No vero? Ti sudano gli occhi adesso?»
Si.
Me ne torno a casa, mi faccio due canne finché non collasso a letto, poi ci penso, vuole la guerra e guerra sia. Ogni giorno assaltiamo un negozio diverso. Devo sfogare.

Mad LoveWhere stories live. Discover now