cap. 3

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Il cielo della Sala grande è intenzionato a prendersi gioco di me attraverso nuvole cariche di pioggia e lampi, assecondando il mio stato d'animo.
La scuola sembra proprio non essere cambiata da prima della battaglia: tutto è stato ricostruito e riportato all'antico splendore, le armature sono state ricomposte e riposizionate, e i fantasmi delle quattro case hanno accolto gli studenti come sempre, ovvero sbucando improvvisamente da qualche muro e attraversando senza ritegno un qualche ignaro studente del primo anno.
Me ne sto seduta al mio tavolo, tra Ginny e Neville: anche lui ha deciso di tornare ad Hogwarts per completare i suoi studi, avendo intenzione di diventare insegnante di Erbologia.
È strano come lui sia cambiato nel corso degli ultimi due anni, da bambino impacciato e insicuro a uomo intrepido e tenace.
Il coraggio che ha dimostrato durante i vari scontri contro i Mangiamorte ne è un esempio...eppure, sforzandomi, riesco ancora a rivederlo all'età di undici anni, quando ancora non era neanche in grado di impugnare bene la bacchetta.
'Forse è vero allora che le persone possono cambiare'.
Sto facendo proprio questa riflessione quando lui intercetta il mio sguardo e mi sorride

- Non hai fame? - mi chiede.

Io, un po' vergognandomene, guardo il mio piatto che contiene una misera fetta di arrosto con patate, praticamente intatto.

- No Neville...non ho molta fame,deve essere stato il viaggio in treno. -

In realtà la verità è un'altra.
È ormai da molto tempo che non mangio regolarmente, limitandomi solo allo stretto necessario per continuare a vivere, e il mio corpo ne patisce le conseguenze, visibili ad occhio nudo: la figura che anni fa era infagottata da maglioni più grandi di una taglia solo per nascondere le curve da donna, ora è sommersa da tessuto inutile.
Il mio viso, una volta solare e rigoglioso, ora è spento: gli zigomi sono più sporgenti, gli occhi rovinati da mesi di paura, l'espressione invecchiata da oneri e preoccupazioni.
La divisa mi sta un po' larga, ed io mi sento fragile più che mai, sentendo su di me continue occhiate curiose e diffidenti.
Faccio finta di nulla. È questo che mi ha sempre insegnato Harry, no?
Continuare a vivere la propria vita senza badare al giudizio altrui, come è giusto che sia...ma è difficile, terribilmente difficile.
Mi strofino le mani sul volto, cercando di scacciare quei pensieri, e quasi in automatico alzo lo sguardo verso il tavolo degli insegnanti: al centro campeggia ancora lo schienale da preside, riempito però dalla figura austera della professoressa McGranitt.
Altro colpo al cuore.
Non sono solo le persone a cambiare..tutto cambia, continuamente, e la mancanza del vecchio preside lo conferma. Il mondo sembra retto solamente da piccoli fili, instabili equilibri, che possono cedere al minimo tentennamento. Ma non potrò restare per sempre inerme, devo reagire.
Anche se sarebbe più facile lasciarsi andare, abbandonarsi all'evolversi degli eventi...non dover più trovare la forza di rialzarsi ad ogni costo, lasciar andare avanti gli altri..dannazione, no. Non posso permettermi di mollare..

'L'hai già fatto' mi sussurra una vocina nella mia testa. La sola idea mi lascia sgomenta. No, non è vero. Io non ho mollato. Ero solo così stanca di dover essere sempre all'altezza di tutto.

La mano di Ginny si appoggia alla mia spalla, ed io mi rendo conto solo in quel momento di essermi incantata a fissare il vuoto. Mi volto a guardarla, e riesco a leggere nella sua espressione il dolore che sta provando.

- Cosa c'è Ginny? Vuoi che ritorniamo in sala comune? - le chiedo, associando il suo stato d'animo agli inevitabili ricordi di suo fratello che quella sala le rievoca.

Lei mi osserva, con un'espressione stanca.

- No Hermione, voglio solo vederti felice. -

Si interrompe, quasi si aspettasse di venire bloccata. Sentendo il mio silenzio riprende

Open your eyes || dramioneWhere stories live. Discover now