cap. 6

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"Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che è dentro di noi.''



Calma Hermione, calmati, non hai fatto nulla di male..
Si, a parte aver provato pietà per quell'essere di Malfoy.

Beh, anche lui è pur sempre una persona...e poi non ho fatto nulla di sconveniente!
Certo Hermione, non hai fatto nulla di sconveniete...se tralasciamo le possibili interpretazioni che quella mente malata di Malfoy potrebbe dare al tuo gesto...si, si potrebbe dire che non hai fatto nulla di male!

Ora basta Hermione, calmati, stai litigando da sola!

Sto correndo per i corridoi verso la mia Sala Comune, dimentica del mio precedente desiderio di fare colazione e desiderosa piuttosto di mettere la testa sotto un getto di acqua fredda. Che cosa mi è preso? Ho accarezzato Malfoy?

La mia proverbiale razionalità mi ha abbandonata, mi sento confusa e imbarazzata e le mie guance si sono accese di un inquietante rosso bordeaux.
Arrivo ansante davanti al quadro della Signora Grassa e nell'esatto istante in cui sto per pronunciare la parola d'ordine, vedo sbucare la chioma scarlatta di Ginny, la mia ancora di salvezza.

Con finta tranquillità mi avvicino a lei, la prendo per un braccio e le regalo un sorriso che di rassicurante non ha neanche l'intenzione.

- Ginny, proprio te stavo cercando...posso parlarti un attimo? - le domando mantenendo un atteggiamento rilassato.

Lei mi guarda con occhi ancora mezzi chiusi ed espressione addormentata, ma con insolita docilità la vedo annuire e lasciarsi condurre.
Decido di andare in biblioteca visto che voglio parlarle in privato, e quale miglior posto se non l'aula studio di domenica mattina?
Non appena comprende in che luogo la sto portando, un lampo di lucidità le attraversa il volto, e con espressione disgustata e al contempo implorante tenta di liberarsi dalla mia presa.

- Hermione ti prego, ti scongiuro...ti prometto che oggi pomeriggio farò i compiti di Pozioni, ma almeno adesso lasciami vivere! - mi urla in tono melodrammatico che mi ricorda terribilmente il modo di fare di Ron.

Alzo gli occhi al cielo, scocciata da una delle sue tante scenate per i compiti, e sicuramente non le avrei risparmiato una ramanzina sul senso del dovere se non avessi voluto togliermi subito quel pensiero che mi torturava il cervello.

- Non ti agitare Ginny, non ti ho portata qui per questo motivo...anche se non sarebbe da tralasciare - le rispondo, accompagnando la fine dell'affermazione con un'occhiataccia.

Lei si lascia andare ad un sospiro di sollievo, consapevole di averla scampata ma altrettanto cosciente del nervosismo che inevitabilmente stava prendendo possesso dei miei lineamenti.
Convinta dalla mia buonafede nei suoi confronti e incuriosita dal mio comportamento riprendiamo a camminare, varchiamo la soglia della biblioteca, e scegliamo un tavolo nascosto tra gli enormi scaffali ricolmi di libri. Ci sediamo ai lati opposti, e lei mi guarda con espressione confortante, desiderosa di aiutarmi.

Ecco, e ora cosa le dico?

Abbasso lo sguardo sulle mie mani congiunte e abbandonate sulle ginocchia, imbarazzata: il mio atteggiamento è quello di una peccatrice al cospetto di un prete nell'atto della confessione...per un attimo mi perdo nell'immaginare Ginny vestita con la toga, ma subito vengo risvegliata da un sonoro sbadiglio della mia interlocutrice.

La vedo stravaccarsi sulla sedia e capisco che di li a poco avrebbe preso sonno.
Decido di buttarmi, di aprirmi per una volta confidando a qualcuno i miei pensieri.

- Ok...senti Ginny, non ti è mai capitato di...che ne so...di odiare una persona, ma contemporaneamente di esserne attratta?-

La vedo strabuzzare gli occhi e consapevole di averle fatto riacquistare totalmente lucidità continuo

Open your eyes || dramioneWhere stories live. Discover now