20. Will

989 53 4
                                    

- SIGNORINO DI ANGELO, SIGNORINO SOLACE, APRITE IMMEDIATAMENTE QUESTA PORTA!
Will spalancò gli occhi ed ebbe un sussulto per via dello spavento appena preso.
Si era dimenticato di impostare la sveglia.
Tutto, la sera prima, era andato troppo velocemente: le cure a Nico, la dichiarazione e il loro primo bacio. Come poteva ricordarsi di fare una cosa tanto comune e banale come puntare la sveglia per sgattaiolare via dalla camera quando era qualcos'altro a occupare la sua mente?
- Nico, ehi. - Disse scuotendolo con dolcezza. - C'è Chirone fuori dalla porta.
- Mmh. - Fu l'unica risposta che ricevette dal figlio di Ade, che si rigirò sull'altro fianco dandogli la schiena.
Ci fu un altro rintocco alla porta, questa volta molto più aggressivo. - Signorini, aprite immediatamente la porta o chiamo gli Stoll.
- Chirone, arriviamo immediatamente.
Will era in panico, si immaginava già le punizioni; era sicuro di non avere alcuna voglia di lavare le pentole con i guanti anti lava.
Si alzò di malavoglia spostando il braccio di Nico, che proprio non voleva liberarlo, si diede una rassettata veloce e aprí la porta facendo il sorriso migliore, e anche il più falso, di sempre.
- Salve Chirone. Si, lo so. Dovrei essere in infermeria, ma...
- William, posso entrare?
E adesso cosa poteva fare? Una mezza idea gli balenò in testa e sperò con tutto se stesso che Nico non si svegliasse completamene; avrebbe decisamente rovinato tutto.
- Certamente.
Will aspettò pazientemente che il centauro tornasse nella sua forma umana, sempre se così si poteva descrivere, poi lo fece accomodare nella triste e tetra cabina Tredici.
- William, conosci il regolamento a menadito. Sei consapevole che non è possibile dormire con il proprio ragazzo?
Le guance del ragazzo diventarono bordeaux e sì odiò per questo: la sua folle idea era già saltata per aria.
E se invece...? Dopo tutto era il figlio del dio delle arti, magari un po' di recitazione l'aveva nel sangue.
- Mi scusi, Chirone, ma lo trovo un comportamento irriverente da parte sua. - Cercò di interpretare ancora più rabbia nella voce e nell'espressione, lanciando nel frattempo un leggero incantesimo che facesse addormentare nuovamente il figlio di Ade che stava per iniziare ad aprire gli occhi. - Di Angelo è un mio paziente.
- E cosa ci faceva nella sua cabina?
Gli occhi castani del centauro lo fissavano in attesa della sua risposta.
Come aveva potuto credere di fregarlo così? Dopotutto allenava eroi da migliaia di anni.
- Ieri sera è stato aggredito da alcuni figli di Afrodite. Era svenuto e l'ho portato in cabina. Quando ho finito di medicarlo si è svegliato e poi non riusciva più a prendere sonno a causa degli incubi, così sono rimasto a controllare che non stesse troppo male. Cercò di interpretare la faccia più offesa che avesse mai fatto in vita sua, ma conoscendosi sapeva che quella era la prima che mentiva e non poteva essere un gran successo.
- Scusi, ma lei che ha pensato?
Le guance del centauro si fecero leggermente rosee, probabilmente a causa dell'imbarazzo. - Beh, ecco vede... mi è stato detto che siete una coppia e tu conosce bene il regolamento, non è vero?
Will iniziò a sudare freddo; il suo piano non saltava decisamente funzionando.
Provò a giocarsi l'ultimo asso nella manica: Drew Tanaka.
Sopportarla senza averla strozzata fino a quel momento doveva essere servito a qualcosa.
- Come figli di Afrodite intende forse che a parlare con lei è stata la ragazza che ha cercato di allontanarmi da sua sorella, che ha fatto sì che la stessa morisse sotto i titani senza darle un minimo aiuto perché rischiava di rovinarsi la manicure nuova e che, adesso, obbliga un povero figlio di Atena a stare con lei, condizionato dalla lingua amaliatrice? Perché se dovesse essere così mi sentirei molto offeso.
Forse tirare in ballo Malcolm era stato un po' cattivo, ma in fondo era stato lui a farsi abbindolare.
Will lo guardò speranzoso poi si fermò a riflettere un attimo: stava davvero buttando all'aria i suoi cinque anni di condotta perfetta al campo per un ragazzo che l'aveva baciato solo la sera prima dopo quattro anni di pianti disperati?
Si. E per Nico questo ed altro.
- Sai William, mi dispiace aver dubitato di te.
Chirone gli fece un gran sorriso e se ne andò e qualcosa nel cuore di Will si ruppe.
Il centauro per lui era sempre stato il padre che non aveva mai avuto. Apollo lo aveva abbandonato ancora prima di nascere e Ian Jacob Solace non era stato certamente meglio, anzi. Fortunatamente Chirone l'aveva accettato fin da subito e aveva ricoperto la figura paterna di cui aveva bisogno; appena arrivato al campo, Will era stato uno dei più giovani insieme ad Annabeth e grazie al centauro non gli era mai mancato nulla.
Era la prima volta che gli mentiva in cinque anni e, contro ogni aspettativa, lo stava facendo per Nico di Angelo.
Si sedette sul letto e fissò lo specchio; dietro di sé, c'era il corpo addormentato del figlio di Ade e, dopo averlo osservato un paio di minuti, distolse lo sguardo e si osservò.
Il suo fisico era cambiato parecchio nell'ultimo periodo e questa cosa non gli piaceva affatto.
Fin da piccolo, era sempre stato molto simile alle raffigurazioni del dio Apollo, ma adesso che era proprio nel pieno della sua crescita, stava diventando sempre più somigliante al padre e questa cosa lo turbava.
Non voleva essere bello; aveva sempre desiderato essere un ragazzo nella norma, non un ragazzo dai tratti perfetti somiglianti alle statue greche esposte nei musei.
E se Nico si fosse avvicinato a lui solo per il suo aspetto? Questa domanda proprio non riusciva a levarsela dalla testa; era un chiodo fisso che girava e rigirava e gli metteva una certa inquietudine inquietudine.
Alzò nuovamente lo sguardo e si vide riflesso nello specchio; si odiava e iniziava davvero ad odiarlo, suo padre. Tutti i suoi fratelli, e ne aveva parecchi, l'avevano conosciuto di persona. Lui, fin da piccolo, aveva fatto tutto ciò che un bravo semidio avrebbe dovuto fare: si era allenato moltissimo con l'arco fino a diventare il migliore del campo, si era sempre dedicato alla medicina, passando anche gran parte del tempo libero in infermeria, tanto che era diventato il migliore anche in quel campo, ma soprattutto si era sempre impegnato nella musica, nonostante fosse l'unico semidio della cabina Sette che non avesse ereditato quel talento.
Fin da quando Naomi, quella che tutti definivano sua madre, ma che lui non sentiva tale, gli aveva lasciato la chitarra che Apollo gli aveva regalato alla sua nascita, non era passato giorno in cui non si era allenato, ad esclusione dell'ultimo mese e mezzo che aveva passato con il bel tenebroso.
Erano parecchie le cose che aveva cambiato per lui.
Quei ricordi lo fecero rabbuiare, ma accadde qualcosa che peggiorò notevolmente quei pensieri.
- WILL!
Un urlo lo destò dai suoi pensieri, e poi fu il silenzio più totale.

Un po' di sole nella morte - SolangeloOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz