22. Nico

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- Sai che c'è? Tutti, TUTTI, avete conosciuto papà, ma io no, non l'ho mai visto. Nemmeno una volta. Nemmeno tutte quelle volte in cui siamo andati sull'Olimpo. Lui mi ha abbandonato fin dalla mia nascita e se ne fa pure beffa: sono la sua stupida copia.
Un'altra scossa e un altro brivido: Nico se ne doveva andare da lì.
Eppure non ci riusciva; voleva sentire le ragioni di un azzardo tanto grande.
E non riusciva a toglierli gli occhi di dosso; aveva bisogno di memorizzarlo in ogni suo dettaglio perché sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto.
- E l'ha dimostrato oggi che per lui non conto nulla: non mi ha concesso di salvare Nico. È morto tra le mie braccia e lui non mi ha aiutato. Mi sono sempre comportato bene, l'ho sempre trattato col giusto rispetto e lui come mi ha ripagato? Non concedendomi di salvare l'unica persona che abbia mai amato!
Quelle parole furono un duro colpo per il figlio di Ade; si sentiva come colpevole.
Avrebbe voluto andare lì, consolarlo e magari anche baciarlo, tutto pur di non farlo più soffrire.
- Ma...
- VATTENE VIA, CAROL! Andatevene entrambe.
Le due ragazze, spaventate, non se lo fecero ripetere due volte e sparirono dalla visuale.
Nico aveva il cuore (o quello che era l'equivalente per la sua anima) in pezzi.
Will lo amava davvero tanto. E stava facendo davvero una cosa pericolosa: mai contrattare il dio degli inferi se non si è sangue del suo sangue. Spesso, nemmeno se lo si è.
Era una legge universalmente conosciuta.
- Oh, divino Ade, non so nemmeno cosa dirle. La prego, salvate Nico. Prendere me al suo posto, ma riportate lui qui.
Che aveva chiesto? Probabilmente Will non se ne rendeva nemmeno conto.
Ora sentiva il bisogno impellente di supplicarlo di ritirare la sua richiesta. ma si trattenne.
I morti non potevano interferire con i vivi, nemmeno i figli di Ade. L'aveva imparato a sue spese quando, anni addietro, aveva provato a contattare Bianca e ancora quando aveva salvato Hazel. Forse proprio in quel momento stava pagando il suo scambio, ma non poteva esserne certo.
Un rombo scosse la terra ancora più forte e una piccola crepa si fece ancora più grande mostrando, man mano, una persona.
Will si girò di colpo e quasi non svenne.
Nico trattenne il respiro dimenticandosi di essere un fantasma e si sentì un idiota quando suo padre lo fissò perplesso.
- Hai fegato, figlio di Apollo. - Ade girò intorno al biondino, studiandolo. - Forse non dovrei chiamarti così dato il tuo poco affetto per quel buono a nulla. E sappilo, ti capisco: sopportarlo è una vera tortura.
Ade si avvicinò a Will e gli mise due dita sotto al mento per studiarlo più da vicino.
A Nico salì una rabbia tale che gli venne voglia di prendere sberle sul padre, cosa che evitò di fare consapevole che di lì a poche ore quell'uomo avrebbe deciso dove collocarlo nel regno dei morti.
- Hai ragione: sei proprio uguale a lui. - Ridacchiò e l'aria si fece gelida.
Fu solo in quel momento Nico realizzò che Thanatos non centrava nulla.
- Anzi no, sei più intelligente.
Will stava tremando, ma stringeva i punti cercando di nasconderlo e di tenere i nervi saldi. Nico avrebbe tanto voluto intervenire, ma gli occhi neri di suo padre gli avevano già fatto capire di non intromettersi.
- Allora, perché mi hai chiamato qui, William Andrew Solace?
Il nome completo fece accapponare la pelle al corvino, nonostante non l'avesse più.
Era inquietante il modo in cui l'aveva detto: era come se sapesse già come, quando, dove e come sarebbe morto il ragazzo. Il che probabilmente era vero.
Will fece un gran sospiro e riprese a parlare. Nico non poté fare a meno di ammirare il suo coraggio.
- Suo figlio è un ragazzo meraviglioso. Non merita di morire.
- Le regole sono regole, figliolo.
Quel figliolo detto da suo padre faceva davvero venire i brividi, altro che nome e cognome.
- Lo so, ma... Io so che lei non ammirava Nico, ma le garantisco che è una persona stupenda e non è giusto che muoia così precocemente. Non dopo tutto quello che ha fatto.
Ade si girò nella direzione del fantasma del corvino e lo fissò con uno sguardo che lasciava intendere tutto: facciamo i conti più tardi. Quasi gli sembrava un vero rapporto padre-figlio, se non fosse stato per le torture e le punizioni che avrebbe dovuto subire una volta arrivato nel regno dei morti. 
- E questo chi te l'ha detto?
- Nico, signore.
Il corvino avrebbe tanto voluto correre dal figlio di Apollo per dirgli che sarebbe andato tutto bene, che avrebbero risoluto tutto, ma non poteva farlo, non questa volta.
- Will, io... sediamoci.
Suo padre si stava sedendo a chiacchierare con il suo ragazzo, ex o quello che era, con aria quasi intimidita.
Che stava succedendo nella sua vita o, meglio, nella sua morte?
Nico era confuso.
- William, io ho sempre ammirato mio figlio.
- Ma lui mi ha raccontato che gli avete detto che avreste preferito se fosse morto al posto di Bianca.
Ade arrossì.
Suo padre era davvero arrossito?! Non c'era mai limite all'assurdo.
- Vedi, volevo solo spronarlo a superare la morte di sua sorella. Io, ecco, non sono molto bravo con le persone. Anche Persefone, e fidati che lei si che lo odia, mi ha detto che potrei aver esagerato.
- Gli avete rovinato la vita. - Le guance del biondino si tinsero di rosso. - Non dormiva la notte per colpa degli incubi e si è spinto oltre al limite solo per dimostrare di essere all'altezza. Lei l'ha ucciso.
In Will c'erano rabbia, frustrazione e disperazione, ma soprattuto coraggio.
Chi mai avrebbe urlato contro al dio della morte? Nico si pentì amaramente di aver sprecato quei quattro anni.
- Io... non lo sapevo.
Suo padre era davvero cosi a disagio? Per non parlare di quanto sembrasse dispiaciuto.
Troppe informazioni persino per un'anima.
- Voi non lo sapete mai. - Il tono di Will era fin troppo accusatorio e tutti e tre i presenti si resero conto che la ramanzina non valeva solo per il dio dei morti. - Per voi siamo una distrazione. Un errore nato dai vostri passatemi. E quando vi serviamo a qualcosa, diventiamo delle pedine sacrificabili.
- Per me Nico è molto di più.
- Lo dimostri, allora. - Una lacrima scese dolcemente lungo la guancia del figlio di Apollo e Nico dovette trattenersi dall'impulso di andare a confortarlo. - Mi avete portato via la cosa più bella che mi sia capitata. Dategli almeno il posto che gli spetta nell'Ade.
Sia Nico che Ade lo fissarono colpiti. Aveva detto tutto ciò che pensava ad un dio, ma non a uno qualunque, bensì a quello a cui bastava uno schiocco di dita mettere fine alla sua vita.
Ci fu un silenzio che durò a lungo.
Nico non poté fare a meno di sorridere: il suo raggio di sole aveva lottato per lui.
- Facciamo così, Will. Lo prendo e lo porto con me, negli inferi. Lo faccio riprendere e gli do le cure che gli servono. E poi lo riporto da te.
A Will si illuminarono gli occhi di gioia, ma non disse nulla e Nico non poté far a meno di spalancare la bocca dallo stupore.
- Sarà il nostro segreto.
Poi schioccò le dita e in un attimo Nico si ritrovò nel nel suo corpo, nel palazzo reale degli Inferi.
Davanti a lui, un uomo sulla quarantina con giacca di pelle, presumibilmente umana, e pantaloni dello stesso tessuto, gli stava sorridendo per la prima volta.
- Bentornato a casa, Niccolò.

Un po' di sole nella morte - SolangeloWhere stories live. Discover now