Tutti definivano Apollo come uno dei migliori tra gli dei, sempre disponibile e allegro, si era messo diverse volte nei guai per aver interferito nelle missioni degli semidei.
Persino Percy, che era stato trascinato in moltissime missioni a causa sua, non lo detestava, non più di altri dei perlomeno.
Ma lui, lui non sapeva proprio come comportarsi perché dire che l'odiava gli sembrava un po' troppo, l'odio era un sentimento che aveva sempre evitato, eppure non trovava altri termini che esprimessero quello che provava per quel dio.
- Sei proprio bello.
Will stava facendo di tutto per restare calmo, per non fare una brutta figura davanti alla madre, per non deludere Nico, ma sentiva di star venendo meno alla sua forza di volontà.
- Nella vita non conta solo la bellezza.
Era stato bravo; non l'aveva insultato, ancora.
- Non intendevo questo.
- A me pare di sì.
Avrebbe voluto essere come Austin, o Angel, o Kayla, o ancora Carol e ammirare suo padre, ma provava solo ribrezzo.
- Intendevo dire che sei potente.
Will non ci provò nemmeno a rispondere, gli sarebbero usciti solo insulti.
Nel frattempo, Nico gli si era stretto ancora più affianco.
- Sei il più potente tra i miei figli. Perché?
Lui si girò e vide l'espressione tanto scioccata quando impaurita nel volto della madre.
- Sai qual è il mio secondo nome?
Nel sentire quella frase, il volto della donna era più che altro spaventato e quello di Apollo decisamente più irritato.
- Hai un secondo nome?
Qualcosa dentro Will si smosse; un calore o forse era solo rabbia.
- Che bel padre, non sapere nemmeno come mi chiamo è tocco di classe.
Ma lui non lo stava più guardando ed era rivolto verso la donna.
- Tu ci hai ascoltati.
- Io...
La voce si fermò nella gola della madre.
- Avevi detto che tu non avevi sentito nulla della mia conversazione con Timothy.
Ottimo, suo padre non sapeva il suo secondo nome ma si ricordava di quello di un uomo con cui aveva giaciuto una notte sola.
Questa volta non attese risposta della donna e si rivolse nuovamente al figlio.
- Il tuo nome completo è William Apollo, vero?
Lui non rispose ma ridusse gli occhi ad una fessura.
- William Andrew Apollo.
Nonostante fosse una frecciatina, neppure troppo velata, sul fatto che non sapesse il secondo nome, il dio si rivolse alla madre.
- Naomi, che cosa hai fatto?!
Nel tono della sua voce c'era della gravità che confuse e preoccupò entrambi i semidei.
- Io ero arrabbiata con te e, dopo averti sentito parlare con Tom, credevo che quello fosse il modo giusto per punirti. Non credevo di far del male a mio figlio.
Il modo, per Will, prese a girare vorticosamente e trattenne a stento un conato di vomito.
- Tu mi hai impedito di vederlo per sedici anni! Non ho potuto aiutarlo quando mi chiedeva aiuto, non ho potuto esserci per lui! Tu gli hai rovinato la vita, l'hai condannato ad una vita da dio! Hai idea di cosa vuol dire essere circondato da gente che ti vuole solo per il tuo aspetto?
Solo in quel momento, il biondino unì tutti i pezzi del puzzle, anche quelli che mancavano da anni
Suo padre non era superficiale come credeva.
Si, era pur sempre un dio greco e questo nulla l'avrebbe cambiato, è pur sempre di Apollo si stava parlando, ma era stata sua madre ad avergli rovinato la vita.
Lei aveva sentito che lui ne parlava con suo zio, sapeva le conseguenze di quell'azione.
- Lo porto fuori.
Si sentì trascinare fuori di peso, probabilmente da Nico, perché aveva perso totalmente contatto con la realtà.
Ora se lo ricordava bene perché fosse scappato di casa.
Perché suo fratello era quel genere di persona che si divertiva a picchiare i più deboli.
Perché sua madre era quel genere di persona che teneva più alle apparenze che agli affetti veri.
Aveva avuto la possibilità di essere sincera con lui, di ammettere che Apollo era meno mostruoso di quanto credesse, di confessare il suo sbaglio.
Ma aveva preferito comprarlo con auto e casa, piuttosto che essere onesta.
- Nico, andiamo al campo.
Non sapeva nemmeno dove aveva trovato la forza di dire quelle quattro parole.
Il consierge gli consegnò immediatamente i caschi e la moto ed entrambi li presero senza fiatare.
Doveva rimanere lucido, arrivare e portare Nico sano e salvo fino al campo e poi avrebbe potuto crollare ma prima di allora.
Salirono sulla moto e un attimo dopo erano già pronti a sfrecciare per il traffico intenso di New York.
L'unico conforto che provava in quel momento Will, era l'abbraccio del ragazzo, che gli faceva capire che lui c'era, che era lì e che avrebbero affrontato anche tutto questo insieme.
Non appena arrivarono al campo, Will nascose la moto al solito posto in modo tale che nessuno potesse vederla e nemmeno un passante qualunque avrebbe potuto rubarla.
Non appena si trovò Nico di fronte, scorse nel suo viso un po' di preoccupazione. Evidentemente la sua faccia non era una delle migliori.
Il corvino lo abbracciò. - Scusami, è tutta colpa mia.
Il figlio di Apollo si lascio andare tra le sue braccia. Dopotutto era meglio se al campo non lo avessero visto così. - Smettila.
- No, Sunshine. Non avrei dovuto convincerti a riavvicinarti.
Will gli sorrise, lo amava troppo. Si dava la colpa anche di quello di cui non era responsabile.
Lo baciò e lo trascino all'ingresso del campo dove fu assalito dalla gioia.
Austin e Kayla erano lì davanti a lui e, finalmente, dopo quasi un anno e mezzo, potè abbracciarli di nuovo.
Tutto l'entusiasmo, però, fu smorzato dall'arrivo di Chirone.
- Abbiamo visite.
Will alzò lo sguardo; fuggire da casa non era servito a nulla perché Apollo era di fronte a lui in carne ed ossa.
- Possiamo parlare, figliolo?
- William. - Si girò e vide un piccolo sorriso di supporto da parte del corvino. - Andiamo.- Mi dispiace.
Si erano messi nello stesso posto in cui Will aveva rivisto Nico dopo la sua morte.
Gli pareva di rovinarlo un po', ma il sole stava tramontando e Apollo trovava quel posto molto carino per vedere sparire il suo carro dal cielo.
Will non sapeva se credergli; aveva sempre pensato che non gli interessasse nulla di lui ma tutto era successo per colpa della madre.
Li, sul quel molo, il biondino si sentiva volubile e troppo esposto. Di solito era lui che aveva il controllo sui sentimenti e che rassicurava gli altri.
- Mi dispiace davvero. Non sapevo che tua madre ci stesse sentendo.
Sembrava la verità e non riusciva a non credergli; ciò lo fece sentire incredibilmente stupido.
Che fosse qualche potere di suo padre?
- Ma la storia non è andata come ti dice lei. Non ci siamo visti una sola volta.
Non si era mai posto il dubbio che sia madre avesse mentito, aveva sempre dato del cattivo al dio senza preoccuparsi di sapere se fosse la verità.
- Will, io non sapevo neanche della tua esistenza.Angolo autore
*evita un linciaggio*
Ciao amici.
È passato un mese lo so, mi faccio schifo anche io.
A mia discolpa: avevo gli esami di stato.Comunque, vi consiglio di seguirmi sul mio instagram poiché li dico sempre quando posto o, quando ho un imprevisto (non è uno spam, è un caldo consiglio per dirvi cosa mi impedisce di pubblicare).
Ig: @trice_booksInoltre, ho visto che questa storia ci sta piacendo moltissimo (GRAZIE MILLE) perciò vi volevo consigliare di passare a leggere "The Prince" sempre sul mio profilo (questo è un po' spam)
È molto sulla falsa riga dei Solangelo (sono stati la mia ispirazione principale) ed è una storia originale Urban Sci-fi. Mi sto impegnando davvero tanto quindi se volete farci un salto vi ringrazio tanto tanto.Sperando di pubblicare più spesso, vi ringrazio tantissimo per il supporto su questa FF

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Un po' di sole nella morte - Solangelo
FanfictionSi è appena conclusa la battaglia contro Gea e Nico di Angelo si ritrova in infermeria. Non ricorda nulla di quello che è successo dopo la morte di Ottaviano, ma sa di per certo che odia essere al centro dell'attenzione. Odia pure il fatto di esse...