Nico non avrebbe mai immaginato che sarebbe mai cambiato così tanto per amore.
Aveva accettato persino di tornare a scuola solo per poter stare più vicino a Will.
Onestamente non ne aveva molta voglia anche perché l'ultima volta che ci era stato era stato attaccato e successivamente trascinato via da un gruppo di semidei pazzi.
Però, eccolo lì, a spegnere la sveglia per presentarsi al suo primo giorno di scuola.
Si girò a tastare il letto che però, oltre ad essere vuoto, era anche freddo, il che implicava che Will si fosse già alzato da un po'.
Il corvino fece un verso simile ad un grugnito poi decise di rotolare per avvicinarsi alla fine del letto, ma prese male le misure e cadde giù.
Quel giorno iniziava davvero male.
Aprí prima un occhio e poi l'altro e solo in quel momento si rese conto di quanto fosse stanco.
Si era trasferito lì da due settimane e doveva ammettere che non avevamo dormito molto la notte, soprattutto perché Will tendeva ad essere un po' ingombrante e gli occupava tutto il letto, stava iniziando a domandarsi se lo facesse apposta, ma quella notte non aveva dormito per una ragione ben diversa e nonostante Morfeo tentasse di rimpossessarsi di lui, Nico si fece coraggio e si alzò dal parquet, recuperò i suoi vestiti sparsi per la stanza, li mise a lavare e scelse quelli da indossare per il suo primo fantomatico giorno di scuola poi andò in bagno e si fece una doccia veloce.
Non appena fu pronto, si diresse in cucina dove un Will in mutante lo stava aspettando, con il suo solito aspetto solare.
- Ti hanno mai detto che hanno inventato altri capi di abbigliamento oltre alla biancheria intima?
Il biondino ridacchiò. - Buongiorno anche a te, Death Boy.
Era un nomignolo che col tempo era tornato a far parte delle loro conversazioni soprattuto perché Lord of Darkness era un po' troppo lungo.
Erano passate due settimane da quando Nico si era trasferito lì e non voleva crederci che quel giorno era davvero arrivato; lui avrebbe iniziato il secondo anno alle superiori e Will il secondo di università.
Si sarebbero visti solo il pomeriggio, quando dovevano studiare insieme, e la sera.
Fortunatamente questo anno, per il figlio di Apollo, si preannunciava leggermente più leggero del precedente, che non gli aveva dato il tempo nemmeno per scrivere al suo ragazzo.
- Allora, ricapitoliamo le regole. - Disse il biondino prima di mordere una mela.
- Se qualcuno mi tocca, non posso picchiarlo.
Will annuì sorridendo. - Poi?
- Non posso rispondere male alle persone solo perché mi parlano.
- Esatto. E?
- Questo non te lo prometto. - Continuò Nico picchiettando la gamba contro il tavolo.
- E?
- E devo cercare di evitare di spifferare ai quattro venti che sono gay. Anche se qualcuno ci prova con me. - Il figlio di Ade lo guardò torvo. - Ma siamo nel ventunesimo secolo; non è giusto!
Will gli si avvicinò e lo baciò teneramente. - Lo so e hai ragione ma alle superiori le perone sanno essere veramente perfide.
Nico gli rubò un altro bacio poi lo cacciò via scherzosamente. - Ora vai a cambiarti che altrimenti mi fai fare tardi.Quando scese dalla sella posteriore, Nico era un po' teso.
Si tolse il casco e vide che un gruppetto di ragazze lo stava fissando o, meglio, che lo stava sbranando con gli occhi.
Nel passare il casco a Will, gli rivolse uno sguardo supplichevole.
- Ti scongiuro, non farmi restare qui.
Il biondino gli fece un sorriso, mise via il casco del ragazzo nel porta pacchi e si tolse il suo.
- Andrà tutto bene.
Gli rivolse uno sguardo dolce a cui il corvino non seppe non sciogliersi.
Il figlio di Apollo fece poi una cosa inaspettata: gli diede un vasto bacio a fior di labbra.
- Ma tu avevi detto...
- Io ho detto di non sbandierarlo ai quattro venti, non di nasconderti. - Disse scompigliandogli leggermente i capelli e risistemandosi per partire. - E poi quelle ti sbranano con gli occhi.
Il corvino avrebbe voluto ribattere ma il suo ragazzo ridacchiò, si rimise il casco e partí sparendo dalla visuale di Nico che, scontento, si diresse verso l'ingresso.
Il figlio di Ade, abbastanza afflitto, recuperò dal suo zaino una cartelletta di fogli che il biondino nei giorni precedenti si era preoccupato di andare a recuperare, con la delega di Chirone, ancora suo tutore legale.
Prese il foglio da cui lèsse il numero dell'armadietto e iniziò a dirigersi verso l'ingresso dove parecchie ragazze lo fissavano interessate.
Non aveva mai capito il gentil sesso; lui non si era mai trovato troppo attraente ePpure sembrava che loro lo apprezzassero per il carattere taciturno ed introverso.
Ci mise un po' a trovare il suo armadietto, sopratutto distratto dalle molte ragazze che si fermavano a chiedergli informazioni solo per riuscire a scambiare qualche parola con lui.
Quando finalmente riuscì nel suo intento, inserì la combinazione e lasciò al suo interno tutte le cose che non gli servivano.
Attaccato all'anta interna vi era il suo orario scolastico che prese e consultó; avrebbe iniziato il suo primo anno scolastico con Storia Americana.
Noi riuscì a non alzare gli occhi al cielo; non gli interessava nulla. Tutto quello che gli serviva, l'aveva imparato al campo o negli inferi e poi lui era italiano. La storia assurda di quella strano paese non gli interessava affatto. Nonostante gli dolesse un po' il cuore, lasciò la sua amata spada nell'armadietto. Will gli aveva concesso di portarla a scuola a patto che non vi ci andasse in giro; era conoscente della potenza del suo ragazzo e sapeva quanto potesse attrarre facilmente mostri.
Dopo l'ennesimo sbuffo, il corvino chiuse il suo armadietto e cerco di orientarsi in quel percorso intricato di corridoi quando finalmente riuscì ad trovare la sua aula.
Non appena ci mise piede dentro, non riuscì a non alzare gli occhi al cielo; Grover era li, tornato dalla sua campagna di sensibilizzazione dell'ambiente per passar un po' di tempo con Juniper che nel frattempo si era scoperto fosse incinta, ad aspettarlo.
Non ci voleva credere: Will credeva che lui non era in grado, che da solo non c'è l'avrebbe fatta e che necessitava di una balia.
Il corvino, parecchio adirato, andò a sedersi di fianco al suo amico senza però rivolgergli la parola.
Una donna, sulla settantina, entrò con passò lento e Nico si sentìin soggezione perché era ovvio che lo stesse studiando.
L'insegnante non gli toglieva gli occhi di dosso e anche lui si mise ad osservarla; gli ricordava moltissimo l'arpia Alecto e gli venne il sospetto che anche suo padre, oltre al suo ragazzo e al suo tutore, ci avesse messo lo zampino.

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Un po' di sole nella morte - Solangelo
FanficSi è appena conclusa la battaglia contro Gea e Nico di Angelo si ritrova in infermeria. Non ricorda nulla di quello che è successo dopo la morte di Ottaviano, ma sa di per certo che odia essere al centro dell'attenzione. Odia pure il fatto di esse...