CAPITOLO 44

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Yoongi

Il mese di luglio fu lungo, lento e afoso: Yoongi aveva una nuova monotonia adesso, del tutto diversa dallo studio forzato che aveva deciso di rinviare ancora una volta, ormai arreso all'idea che la laurea non l'avrebbe vista nemmeno dal binocolo.

La sua nuova monotonia aveva come fulcro principale una persona, ed era inutile ribadire di chi si trattasse: lezioni di pianoforte, passeggiate notturne, pensieri costantemente rivolti a lui e dubbi circa i suoi comportamenti.

Jimin ultimamente era strano... più criptico del solito: Yoongi stava facendo di tutto pur di ignorare tutte quelle moine che avevano il fine di provocarlo, benché non lo lasciassero affatto indifferente.

La domanda che lo premeva e che avrebbe tanto voluto rivolgergli era “Perché?”. Era davvero così divertente per lui giocare con i suoi sentimenti? O forse non si era ancora reso conto di nulla?

Yoongi ci stava provando con tutto se stesso, ad accantonare i suoi sentimenti, come gli aveva consigliato Namjoon, a spronare Jimin a parlare con lui, a confidarsi... ma il ragazzo era irremovibile.

Spesso si era interrogato circa le cause di tanta chiusura emotiva: insicurezza, sfiducia e difficoltà nell'aprirsi con le persone, fattori molteplici e così simili a quelli che influivano sulla sua di diffidenza. 

L'unico che sembrava essere in grado di stare più vicino a Jimin era il suo migliore amico, che specialmente in quell'ultimo periodo gli stava appiccicato come una cozza. Lo stomaco di Yoongi si contorceva ogni volta che quei due interagivano, abbracciandosi, sorridendosi e rifugiandosi l'uno tra le braccia dell'altro: invidiava Taehyung, perché aveva la possibilità di stringere Jimin a sé, senza instillargli dubbi o farsi paranoie per tutti quei gesti affettuosi (Yoongi gli avrebbe instillato anche il triplo dei dubbi, dato il suo solito rigetto verso il contatto fisico); allo stesso tempo, però, gli era grato, perché sapeva che quelle braccia fossero un porto sicuro e la dannata bottega magica che il ballerino tanto ricercava.

Provava anche gelosia, era inutile negarlo: sebbene ammetterlo gli costasse, avrebbe voluto essere lui il suo porto sicuro.

Eppure sono io quello che condivide un posto segreto con Jimin, non Taehyung”, rifletté sorridendo a se stesso, per poi scuotere la testa per quanto quel pensiero fosse infantile.

Il rumore della pioggia colmava il silenzio della stanza e Yoongi teneva tra le dita della mano destra la solita sigaretta, mentre con la sinistra sfogliava il pentagramma di legno inciso, il suo regalo di compleanno da parte di Jimin che custodiva con tanta premura: ci aveva inserito tutti i foglietti colmi di note sparse che aveva scritto al parco, in sala musica e ogni volta in cui il suo estro creativo dava cenno di esistere; c'erano anche nuove melodie, scritte direttamente su quelle pagine rilegate con cura. Quel quaderno profumava di inchiostro e ispirazione, due delle sue cose preferite.

Per qualche strana ragione gli venne voglia di ripescare la melodia che stava scrivendo all'inizio dell'anno, incompleta e che non avrebbe mai visto la luce. L'aveva posizionata alla fine del quaderno, consapevole che non gli sarebbe più servita.

Aprì il foglietto e poggiò le dita sul pianoforte, quando sentì la porta della sala aprirsi.

Si voltò di scatto e si ritrovò la figura di Jimin in piedi sulla soglia, in ritardo per la lezione.

«Continua pure, hyung. Non volevo interromperti», lo rassicurò lui, appoggiandosi col gomito allo stipite della porta.

Yoongi scosse la testa e lo invitò ad entrare, per poi spegnere la sigaretta prima di ricevere le solite lamentele. «Sei in ritardo», lo rimproverò, cedendogli il proprio posto sullo sgabello.

Moon's Serendipity ~ YoonminWhere stories live. Discover now