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Blake

Il dolore la uccideva, di ferite ne aveva tante ma quelle più tenebrose erano quelle che teneva dentro di sé, quelle che non diceva a nessuno.
Ed io le volevo sapere tutte, prosciugando ogni sua goccia di sofferenza, eliminando il suo malessere.
Avevo avvisato Ethan del suo arrivo, negli ultimi giorni parlavo molto di lei a loro, ridevano quando incominciavo.
Fornita di pietà, mangiava frutta in mezzo a noi e tanti altri, la osservavo attentamente, decifrando cosa potesse renderla felice.
Volevo vederla felice per un mio interesse personale, di nessun altro.
Sono in un gioco malato creato da lei inconsapevolmente, mi tirava nel suo vortice di dolore di cui io ne ero l'artefice e soffrivo per lei, morivo dal suo dolore, gioivo per il piacere, ridevo per la sua felicità.
Il suo profumo, il viso, il sorriso, la pelle..così semplice e vertiginosa.
Fantasticavo su di lei, al contrario del suo pensiero, non toccavo una ragazza da quando mi ero messo contro quelle porcate di James, non mi sono spinto oltre, nei loro occhi vedevo me stesso peccatore, la coscienza mi mangiava.
Non avevo bisogno di scoparla, non voglio farci sesso ogni notte per dimostrarle che ci tengo solo per le sue doti, la desidero così com'è e per dimostrarglielo non la porterò a letto ma avvolgerò le mie braccia intorno ai suoi fianchi, riscaldando il suo corpo con il mio, sfogandomi di emozioni mai sentite prima.
Vuole da me ciò che non aveva mai avuto ed io volevo da lei ciò che hanno sempre sottovalutato.
Passeggiavo accanto a lei tra i boschi, lontano da i villaggi e le voci furtive; ho bisogno di vederla viva.
I pensieri mi annebbivano la mente, la sentì chiamare il mio nome con aria seria e, quando ritornai alla realtà, per poco non cadevo in acqua.
La guardai per un secondo, sentivo rumori di passi, l'odore insolito mi fece dubitare di me, in quell'istante notai che c'era qualcosa che non andava.
Le feci segno di seguirmi, non ero l'unico a sentire dei passi, scricchiolavano le foglie in una maniera quasi nascosta, qualcuno che voleva fare silenzio, che cercava noi.
I cacciatori.
Tramutati in lupi, ci nascondevano agili tra i fili d'erba e i tronchi doppi, possedevo con lo sguardo Jessica, osservavo ogni zampata che mennava, ogni verso che non doveva produrre per paura, la spintonavo con il muso prima di partire piano, in agguato.
Ringhiai e si bloccò.
Notammo un cervo, lo osservavo docile nei suoi movimenti e la cosa mi impauriva, sarebbe già scappato se avesse sentito gli stessi passi che stavamo ascoltando noi.
Mi fece spazio per andare accanto a lei, per un breve secondo, titubante, mi mossi tranquillamente prima di ascoltare lo sparo.
Il cervo ne rimase secco, un flusso di sangue usciva dal suo collo, disteso per terra se ne stava ad aspettare il suo passaggio verso la fine.
Scattai verso il suo manto bianco, le sue zampe erano incerte su che movimento fare, dove andare, la guidai a tirarci indietro nel buio notando alcuni uomini in un mini carretto di caccia con altri animali morti.
Possedevano fucili, pistole, archi.
Qualsiasi animale sarebbe passato sotto il loro sguardo lo avrebbero fatto fuori.
《Che caccia oggi!》esclamò uno prendendo il cervo e metterlo nel carretto, massacrato tra altri morti, notai una coda folta di lupo.
Allungai lo sguardo a Jessica, se fosse stato uno dei nostri e non lo avrei soccorso, se chiedesse aiuto e non potesse muoversi, se non fosse morto.
Feci per avvicinarmi e mi diede una zampata.
《Hai sentito qualcosa?》
《Credo che oggi ci sia un doppio bottino!》calcolai il tempo, dovevo vedere, salvare Jessica e tirarci via da qui per avvisare il villaggio.
Il carro divenne libero dai cacciatori sparsi ovunque, andavo verso la luce del sole al centro della valle isolata; animali vivi e feriti cercavano di muoversi, spostavo e onorato con il muso la pelliccia del lupo, ne notai due, dal manto scuro come il mio.
Mi allontanai quando la coda di uno si mosse, era un massacro.
Arrizzai le orecchie sentendo un fucile nelle vicinanze caricato, andai verso di lei.
Mi nascosi dietro cespugli, quando girai il capo lei non era con me, seduta al punto di prima guardava davanti a sé la morte in persona.
Il fucile puntato sulla sua testa venne caricato, si fece indietro inconsapevole di potersi ritrovare tutti i restanti; osservavo la scena nel panico, guardai il carro semi vuoto di persone e poi Jessica con una pallottola pronta a penetrate nel suo cervello.
Che figli di puttana.
Con un ringhio attirai l'attenzione su di me, se il destino giocava contro di me, che ben venga, lei doveva essere viva.
Lo attaccai. Tutto pur di far scappare lei.
《Levati di dosso ammasso di carne!》gemette di dolore, nel panico non sapevo cosa fare o moderarmi e così, quando il suo respiro divenne meno frequente, mi fermai.
Il fucile cadde dalle sue mani, così come le sue ginocchia prima di sprofondare tra le braccia di madre natura..lo avevo ucciso.
Avevo disobbedito alla regola.
Cominciai a correre, i rumori degli spari e le pallottole invane nel tento di colpirmi fecero da melodia alla mia corsa sfrenata, come se fossi in una gara di corsa con macchine, la mia vista si focalizzava verso l'altra sponda del fiume.
Mi catapultai dall'altra parte rotolando contro la terra umida, mi alzai in fretta prima di vedere il vuoto e il silenzio davanti a me.
Erano spariti, così come lei, il lupo nel furgone, le mie certezze.
Mai nella mia vita cacciatori si avvicinavano così tanto al nostro territorio, erano carichi come soldati pronti per la guerra e la cosa mi terrorizzava.
E la certezza fu chiara: quei lupi non erano dei nostri, non erano biologici, licantropi vecchi e vegeti.
Potrebbero essere contro natura, non accettati in questo territorio, non volevano rispettare le regole e uccidevano qualsiasi cosa li passassero davanti.
Non è consentito qui questo atteggiamento, così sono scappati come dei codardi ma a quanto pare, se il fiuto non inganna, vogliono vendetta.
Non appena mi voltai la vidi in lontananza, distesa davanti al fiume con gli occhi socchiusi a guardare il vuoto.
Andai da lei con il cuore che mi batteva a mille, la osservai persa nei suoi pensieri e la coda traditrice scondinzolò non appena incrociò il mio sguardo. Viva, è viva.
Decisi di farla rimanere qui, dormiremo insieme a tutti per garantirci che non ci siano guai in vista, più siamo meglio è.
Nonostante le lamentele dell'alpha e la scarsa cena, la notte calò in un niente; si portò quei corvi neri, maledetti pensieri maligni che ci inseguivano come cani in cerca di ossa.
Si cibano delle nostre paure, delle menzogne.
Tutti si rannicchiarono nelle tende o in mezzo al prato, con il rumore dell'acqua scorrere libera, i rumori della foresta abbracciavano le melodie del fiume e lei era accanto a me.
Sdraiata, inconsapevole se dormire o rimanere vigile, guardava tutti come se non se fosse in un film di azione.
Mi sdraiai accanto a lei guardandola di sfuggita; leccai la parte laterale del suo muso, ci rimase di sasso quando mi osservò intensamente.
Portò la testa sulle zampe chiudendo leggermente gli occhi, mi avvicinai incurvando la schiena abbracciandola di fianco.
Le avrei offerto la sicurezza che ha sempre avuto bisogno.

La Nuova AlphaWhere stories live. Discover now