4) Nightmares

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Nick quasi trascinò Harry per le scale dell'hotel, fino ad arrivare alla camera con su scritto il nome riferitogli dal riccio.

- Nick, grazie di avermi accompagnato magari ci vediamo dom - disse Harry sottovoce cercando di congedare il biondo, prima che quest'ultimo lo spingesse contro il muro e iniziasse a baciarlo appassionatamente. Harry cercò a respingerlo, ma il suo corpo sole non riuscì a fare nulla contro quello adulto e possente di Nick; ogni tanto mentre l'uomo riprendeva fiato il riccio emetteva dei lamenti strozzati come a invocare aiuto, ma nessuno sembrava sentirlo.

- Sai, di solito non vado con i ragazzini - disse Nick con il fiatone, poi passando la punta della lingua lungo il contorno del labbro inferiore di Harry, assumendo un'espressione che spaventò il riccio.
- Però devo dire che per essere un ragazzino sai essere davvero eccitante - continuò l'uomo, portando una mano sotto la maglietta del ragazzo e facendola strisciare sulla sua pelle sudata mentre con l'altra mano scendeva piano fino ad arrivare al cavallo dei pantaloni.

- Nick, davvero basta non mi piace più - piagnucolò Harry, sperando di far ragionare l'uomo che lo stava violando.

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Louis era steso nel suo letto, a fissare il soffitto come se tra i pezzi di intonaco staccato trovasse tutte le risposte che cercava. Non sapeva dove fosse andato Harry, e nonostante si conoscessero da poco era sicuro che si era andato a cacciare in qual che guaio, in più aveva stampati in primo piano nella sua mente l'immagine dei messaggi che Mark gli aveva mandato il giorno prima.

Ad un certo punto un colpo arrivò alle orecchie del ragazzo attutito ai muri della camera, stava succedendo qualcosa all'esterno. Louis lo ignorò e si girò dall'altra parte cercando di prendere sonno, poi però sentì un altro colpo e un fievole lamento, così decise di alzarsi e andare a controllare cosa stesse accadendo; si appoggiò delicatamente alla porta e accostò l'orecchio al legno per ascoltare meglio: sentì dei lamenti strozzati che sembravano appartenere alla voce di Harry e poi la voce di un uomo sussurrare qualcosa con il fiatone. Quando sentì un ennesimo urlo strozzato di Harry decise di aprire la porta, ritrovandosi davanti il riccio schiacciato contro il muro, con le lacrime agli occhi e la fronte sudata, e la guida che li aveva accompagnati al Colosseo che gli leccava tutto il bordo della mascella mentre con una mano stringeva sul cavallo dei pantaloni del riccio.

Entrambi si girarono di scatto verso Louis che, indeciso se essere schifato o arrabbiato, disse:
- Che bastardo - buttandosi subito dopo su Nick e sferrandogli un pugno sulla mascella. L'uomo accusò il colpo indietreggiando leggermente, poi con un'espressione in viso che lo faceva sembrare indemoniato, si scagliò sul ragazzo iniziando a sferrare una serie di pugni che Louis evitò agilmente; poi il ragazzo tirò una ginocchiata allo stomaco dell'uomo e una volta piegatosi gli si avvicinò e prese con forza il cavallo dei suoi pantaloni, stringendo così forte da far emettere un acuto gridolino dal biondo.

- Così vediamo se il tuo lirido cazzo sarà di nuovo in grado di eccitarsi per dei ragazzini, brutto figlio di puttana - sussurrò Louis all'orecchio dell'uomo prima di lasciarlo andare e verlderli cadere per terra, rannicchiata come un pulcino indifeso.

Louis si avvicinò a Harry, ancora schiacciato contro il muro, lo prese per un braccio e lo portò in camera, chiudendo la porta a chiave; poi ritornò nel suo letto, infilandosi sotto le coperte e chiudendo gli occhi nel tentativo di dormire. Non riusciva a capire se avesse pestato quell'uomo perché era un bastardo che si stava approfittando di un ragazzino, o per il fatto che quel ragazzino fosse Harry; scacciò velocemente questo pensiero dalla testa.

Harry nel frattempo era entrato nel letto con ancora tutti i vestiti addosso e stava fissando insistentemente, poi Louis, sentendosi sotto pressione, parlò con il solito tono arrogante e saccente:

- Non sapevo che fossi gay e che te la facessi con i molestatori -
- Non sono gay - rispose con fermezza Harry.
- Oh no, mi è capitato un altro gay represso - sussurrò Louis, ma in modo che lo sentisse anche il riccio.
- Ti ho detto che non sono gay, sono dell'idea che non serve affibbiarsi etichette, ci si innamora di chi ci si innamora, punto - rispose l'altro indeciso se essere calmo o irritato.

Ci fu un breve silenzio, poi Louis disse:
- Beh, che tu sia gay o quello che ti pare, ma non mi sembri molto traumatizzato dall'oscenità che ti è appena successa -
Harry a quell'affermazione rimase in silenzio, poi con voce insicura e spezzata rispose:
- Ecco, non-non è la prima volta che-che mi succede -
Louis decise di non far continuare quella conversazione.

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I due ragazzi non si parlarono più fino alla sera seguente, quando verso le 23, Harry prese coraggio e disse con tono fievole e timido:
- Ieri mi sono dimenticato di ringraziarti, ecco, per avermi salvato sì -
- Di nulla, è stato divertente vedere quel verme cadere a terra come un sacco di patate - rise Louis con tono forse troppo amichevole.

- Louis, l'altro giorno abbiamo detto che siamo amici e gli amici hanno dei soprannomi, posso chiamarti Loulou? - disse Harry attraversato dall'entusiasmo di vedere il ragazzo dagli occhi azzurri per la prima volta non scontroso. Louis, quando sentí quel soprannome sgranò gli occhi e si immobilizzò, con gli occhi che si riempivano di lacrime e il petto che iniziava ad abbassarsi e alzarsi velocemente; subito si mise sulla difensiva tornando arrogante e bellicoso.

- Senti, sei tu che hai deciso che noi siamo amici, ti ho salvato da quel figlio di puttana perché mi dava fastidio il gesto, non perché ci fossi tu come vittima - quasi urlò Louis.
Harry rimase in silenzio, e si rigirò nelle coperte affondando la testa nel cuscino, dandosi dello stupido per aver creduto che avesse trovato qualcuno con cui aprirsi; era già pronto a tirare su i muri che stava piano piano abbattendo.

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Erano circa le tre di notte quando Harry si svegliò, disturbato da degli affanni e dei singhiozzi strozzati, si strofinò gli occhi e si accorse che Louis si stava dimena do tra le coperte, cercando di afferrare l'aria con le mani. Si alzò dal letto e si diresse piano verso quello del compagno di stanza, e quando gli fu vicino di accorse che stava sussurrando a ripetizione la stessa frase: "No, mamma, torna qui, no, no, non puoi abbandonarmi".

Harry si abbassò sulle ginocchia e toccò piano il braccio di Louis, sussurrando il suo nome e cercando di tranquillizzarlo.
- Louis, Louis svegliati, è solo un incubo - continuava a ripetere il riccio, scuotendo sempre più forte il braccio del ragazzo.
Ad un certo punto due occhi azzurro ghiaccio si aprirono di scatto, offuscati dalle lacrime, e il ragazzo iniziò a singhiozzare.

- Louis, era solo un brutto sogno, adesso torna a dormire dai - disse Harry con tono apprensivo e alzandosi per ritornare nel suo letto, convinto che la sua presenza disturbasse in quel he modo l'altro ragazzo.
- No, Harry rimani qui, ti scongiuro - disse Louis singhiozzando.

Il riccio allora, intenerito dalla scena a cui stava assistendo, acconsentì: spostò le coperte e si distese sul materasso affianco a Louis, con l'imbarazzo che gli dipingeva di rosso le guance. Louis, allora, ancora singhiozzante e totalmente in preda al panico, si strinse al corpo di Harry e appoggiò la propria testa sul suo petto, addormentandosi poco dopo.

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'Cause I wanna be yours, don't you wanna be min? I don't wanna get lost in the dark of the night.

I tried to breatheWhere stories live. Discover now