15) I'm Sorry

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Quel giorno né Harry né Anne fecero visita a Johanna, bensì il ragazzo lasciò Louis davanti all'ospedale e tornò a casa da solo, avvertendo sua madre dell'avvenuto, senza però scendere nei dettagli della discussione.

Quando il riccio arrivò a casa fece sbattere la porta dietro di sé e si fondò in camera sua salendo due gradini alla volta; si gettò sul letto a pancia in giù e soffocò un urlo nel cuscino.

La sua mente era affollata di emozioni che lo assordavano con il loro brusio continuo, e continuava a macinare pensieri su pensieri, mordicchiando nervosamente un angolo della federe del cuscino.

Come aveva potuto farlo? Era il suo migliore amico e gli aveva detto esplicitamente che non voleva che il suo scritto venisse mandato. Si sentiva tradito, e per quanto quel piccolo gesto compiuto senza cattiveria potesse risultare insignificante, per Harry voleva dire una moltitudine di cose.

Non se lo sarebbe mai aspettato da Louis; sapeva benissimo che il ragazzo dagli occhi azzurri era impulsivo ma questa volta aveva esagerato, lo aveva tradito.

Ad un certo punto il cellulare appoggiato sul materasso vibrò: Harry si affrettò a prenderlo in mano, sperando inconsciamente che fosse una notifica da Louis, e rimase vagamente deluso quando lesse sullo schermo che era un messaggio di Niall.

In quel momento si rese conto che in quelle settimane aveva completamente ignorato sia Niall che Liam, quindi decise di prendersi una pausa dal pensare esclusivamente a Lou e riprendere in mano la sua vita.

"Hey bro, ti va di uscire?" rispose al messaggio di Niall.
"Certo, è da settimane che mi ignori pensavo ce l'avessi con me"
"Ci prendiamo un aperitivo al solito bar?"
"Perfetto, sono lì tra dieci minuti" rispose Niall chiudendo la conversazione.

Harry guardò l'orologio: erano le diciotto e trenta, forse un po' presto per un aperitivo ma aveva un Dannato bisogno di vedere Niall, magari davanti a un martini.

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- Sei sempre in ritardo - rise Niall avvicinandosi a Harry e abbracciandolo.
- Lo sai come sono fatto ormai, mi conosci da qualcosa come otto anni - sorrise il riccio ricambiando l'abbraccio.

- Io prendo un martini grazie -
- Hazza stai bene? Non ti ho mai visto prendere un martini, di solito è già tanto se prendi un succo alla pesca -
- Stronzo - rise Harry tirando un pugno leggero alla spalla del biondo.

- Mi vuoi spiegare perché in queste settimane sei completamente sparito e non vieni nemmeno più a scuola? -
- È una lunga storia -
- Ho tutto il tempo del mondo, tu intanto inizia - lo incitò Niall.

Harry sbuffò e dopodiché iniziò a raccontare tutte le cose successe in quel lungo lasso di tempo, ovviamente omettendo i particolari della vita privata di Louis.

- Quindi tu e quella specie di bulletto ora siete migliori amici? Mi rimpiazzi così? - disse Niall passando da un tono serio a uno più divertito.
- Cosa? No, lo sai che sei insostituibile, mia principessa irlandese -
- Non mi chiamare così! - esclamò Niall zittendo il riccio.

- Harry -
- Oh oh, quando mi chiami così significa che devi dirmi qualcosa di serio -
- Harry, non è che tu e Louis... -
- Ma stai scherzando? Sì, sta decisamente scherzando - disse girando si verso una persona immaginaria alla sua destra.

- Harry, lo sai che per me non ci sono problemi per... -
- Niall, non mi piace Louis, non in quel senso almeno, lo sai come la penso da quando io e Camille ci siamo lasciati -
- Che non vuoi nessun tipo di relazione perché stai bene per conto tuo - lo scimmiottò il biondo.

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- Va bene tutto Hazza, però questo è il quarto martini che bevi, mi spieghi cosa ti è successo per farti diventare un aspirante alcolista anonimo? -

Harry non oppose resistenza, in parte per via dell'alcol in parte per via della sua frustrazione generale.

- Ho avuto una litigata pesante con Louis oggi - ammise bevendo un lungo sorso del drink davanti a sé.
- Che è successo? Dai raccontarlo alla tua principessa irlandese -
Harry non riuscì a trattenere una risata, dopodiché iniziò a raccontare.

- Era da un po' di tempo che stavo scrivendo un libro e dopo numerose insistenze ho deciso di farne leggere un pezzo a Louis -
- Continua -
- E lui lo ha mandato a una casa editrice, nonostante il gli avessi esplicitamente detto di non volerlo fare -

- L'ha combinata grossa stavolta - disse Niall, assumendo un'espressione seria.
- Io... Ecco lo sai come sono fatto... E mi sono sentito in un certo senso tradito... Capisci? - piagnucolò Harry sottoponendo la propria voce a cambiamento di tono causato dall'alcol.

- E dire che mi stava pure simpatico quel Louis - disse Niall fra sé e sé.
- Cosa dovrei fare? -
- Aspettare che venga a scusarsi, ha sbagliato lui - incominciò il biondo.
- Però non fare come al solito, cerca di essere un po' comprensivo nei suoi confronti... Infondo non lo ha fatto con cattiveria - continuò poi.
- Hai ragione, grazie mia principessa irlandese - rise Harry.

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Louis scese dalla macchina di Mark ed entrò in casa strascicando i piedi a terra. L'ora e mezza che aveva passato con sua madre si era rivelata uno strazio: la donna chiedeva costantemente cosa fosse successo e perché Harry e Anne non fossero venute a trovarla, girando il coltello nella piaga e frustrando ancora di più il ragazzo.

L'appetito non era sicuramente tra i suoi pensieri quando salì le scale trascinando il proprio corpo pesante lungo i gradini, buttandosi in seguito sul proprio letto facendo sprofondare il viso nel tessuto liscio del copriletto.

Si rigirò varie volte fino a trovare una posizione che permettesse ai propri pensieri di scorrere agevolmente, e da quel momento per varie ore rimase a rimuginare sulle parole aspre e aggressive che si era scambiato quel pomeriggio con il riccio.

"Beh forse è quetso che siamo, perfetti sconosciuti" quelle parole continuavano a tamburellargli in testa, colpendo ogni volta una parte diversa del cervello, che gliele faceva vedere sotto diverse prospettive portandolo alla confusione più totale.

Quelle all'apparenza semplici parole lo avevano in realtà ferito nel profondo, causandogli una sensazione di vuoto che non sapeva come colmare.

Sapeva di aver sbagliato e si oentivs soprattutto non di aver mandato quello scritto, ma di non essere stato in grado di capire Harry, il suo migliore amico.

Passava dal torturarsi le mani a mangiucchiarsi le unghie già molto corte e rovinate, per arrivare a gironzolare in tondo per la stanza.

Ad un certo punto la frustrazione del ragazzo raggiunse il limite, perciò decise di far terminare quel silenzio calato tra i due: prese il telefono con l'intento di scriver eun messaggio, ma appena digitato le prime lettere sulla tastiera ebbe un ripensamento e spense il telefono.

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Il campanello suonò diverse volte e Anne andò ad aprire, trovandosi davanti Louis, in una palese situazione di stress.

- Ciao Louis, come mai sei qui a quest'ora? - chiese la donna con tono dolce e apprensivo.
- Harry è in casa? - si affrettò a chiedere il ragazzo.
- Ehm... Certo è in camera sua ma
cosa... -
- Ho bisogno urgente di vederlo, posso entrare? -
- Entra pure tesoro - acconsentì la donna dipingendo si sul viso un'espressione sconcertata.

Louis entrò e salì velicemente le scale, dirigendosi verso la porta di Harry; bussò tre volte con la mano sul legno e non ricevendo alcuna risposta aprì la porta.

- Harry? -
- Louis? -
- Mi dispiace! - esclamarono in contemporanea i due ragazzi.

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Everybody's got somebody, I just wanna be alone

I tried to breatheWhere stories live. Discover now