7) Hi Mum

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L'aereo decollò e per vari minuti Louis rimase in silenzio, fissando si insistentemente le scarpe e torturandosi le mani, poi si accorse dello sguardo preoccupato che Harry gli stava rivolgendo e cercò di forzare un sorriso per tranquillizzarlo.

- Perché sei venuto? - chiese poi timidamente Louis.
- Mi sembrava avessi bisogno di qualcuno - rispose con uj sorriso il riccio.
- Sì ma, insomma rischi di essere espulso da scuola, noi praticamente non ci conosciamo... Non ti sembra di star rischiando un po' troppo? -
- Lou, è vero noi praticamente non ci conosciamo ma... Insomma è complicato... In ogni caso se la mia presenza ti dà fastidio quando saremo arrivati a Doncaster andrò a casa e faremo come se tutto questo non fosse mai accaduto - rispose con voce spezzata Harry, costringendosi a non soffrire troppo per le parole appena pronunciate.

Lou rimase per un attimo spaesato, poi realizzò ciò che il riccio gli aveva appena detto e sgranò gli occhi in segno di disapprovazione.

- Haz, no non hai capito, suo serio pensi che la tua presenza mi dia fastidio? Insomma dovrei ringraziare il cielo che mi sei corso dietro, non so se sarei riuscito a sopportare il viaggio da solo sapendo che mia - Lou si interruppe rendendosi conto di star andando troppo oltre.

Harry guardò negli occhi azzurri di Lou e li vide diventare lucidi; il ragazzo se li strofinò velocemente prima di permettere alle lacrime di cadere, sorrise e scosse lentamente la testa.

- Nah nulla, stavo fsrneticando cose senza senso - rise senza riuscire a nascondere lo sconforto nella propria voce.
- Lou, io non intendo farti domande, non sarebbe rispettoso ma sappi che se vuoi parlare io sono qui -
- Ah e tornando al discorso di prima, tu sei speciale, nel senso io ho sempre pensato che i rapporti "forti" instaurati in pochi giorni fossero delle gran puttanata, ma devi ammettere che nonostante ci conosciamo da poco mi sono reso conto di tenere molto a te -

I due ragazzi mantennero il contatto visivo a lungo, facendo mescolare il verde con il blu in un connubio di colori che potrebbe essere definito idilliaco; fu Harry fermò quel lungo momento intimo.

- Ok sono stato troppo sdolcinato, altrimenti ti faccio venire il diabete - rise tirando un pugno leggero sulla spalla di Lou, che fu colto da una risata sincera. I due continuarono a scherzare per molto tempo finché lo schermo del cellulare di Lou non si accese mostrando due notifiche.

"Mamma sta meglio ora, si è ripresa in fretta e non vede l'ora di vederti"
"Non hai idea della fatica che ho fatto a convincerla di farti venire qui invece che farti finire la gita"

Il ragazzo dagli occhi azzurri sorrise spontaneamente nel leggere quei messaggi e subito dopo tirò un lungo sospiro di sollievo.

- In aereo non si può fumare eh? Ho un fottuto bisogno di fumarmi una sigaretta - disse sbuffando Lou.
- Non ti fa bene fumare, lo sai vero? -
- Sì ma una sigaretta ogni tanto noni fa nulla, lo faccio solo quando sono stressato - rispose con tranquillità Louis.
Harry sbuffò e indossò sul viso un finto broncio che fece ridere Lou.

- So che avevo detto che non mi sarei intromesso, ma vuoi che rimanga con te quando arriviamo? Lo chiedo solo per sapere se ti devo accompagnare da qualche parte, dato che mi sembra di aver caoito che non hai la patente -

Louis rimase pensieroso per qualche attimo poi, sospirando pesantemente, rispose:

- Posso chiederti di accompagnarmi all'ospedale di Sheffield? Magari prendo una macchina a noleggio -
Harry rimase in silenzio per qualche secondo, evitando lo sguardo di Lou, poi appoggiò una mano sul ginocchio destro del ragazzo, facendo movimenti circolari con il pollice, alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi mantenendo un'espressione seria; poco dopo rilassò i muscoli del viso rendendoli in un sorriso dolce e annuì energicamente facendo capire a Louis che era d'accordo ad accompagnarlo.

- Non ti abbandonerò, sappilo - disse sottovoce il riccio sperando di non farsi sentire dall'altro.

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Ormai erano già passate due ore e mezza e l'aereo stava atterrando; Harry e Louis raccattarono le loro cose e si misero in fila per ritirare i bagagli. Una volta usciti dall'aeroporto di Londra presero una macchina a noleggio e partirono per Sheffield; il viaggio doveva durare circa tre ore e mezza e dato che nessuno dei due avevano pranzato, attorno alle diciassette e trenta decisero di fermarsi in una stazione di servizio.

Per tutto il viaggio in macchina nessuno dei due aveva spiccivato parola ma quando si sedettero al tavolo del bar Louis diventò stranamente loquace: iniziò a parlare del più e del meno, passando da un argomento all'altro come come ci si sposta da una vetrina all'altra nelle vie colme di negozi, nonostante i due argomenti talvolta non avessero nulla in comune.

Harry fu sinceramente felice di vedere Louis così vivace, ma dentro di lui cresceva costantemente la curiosità di sapere perché dovessero andare all'ospedale, ma nonostante tutto non si osava a fare domande per non rischiare di ferire Lou proprio ora che il loro rapporto era diventato così bello.

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Quando ripartirono mancavano ancora due ore di viaggio ma i timori di Harry di dover passarle nel silenzio più totale furono subito allontanati dalla voce malinconica di Louis:

- Senti Haz, po-posso raccontarti p-perché stiamo andando, ecco, in ospedale sì -
- Solo se te la senti Lou - rispose dolcemente Harry.
Il ragazzo dagli occhi azzurri deglutí rumorosamente e prese un lungo respiro, poi inizò.

- Ecco da qualche mese... Ehm... Hanno diagnosticato una leucemia particolarmente a-aggressiva a, ecco, a mia madre -
Harry ascoltava con attenzione ogni parola pronunciata con voce spezzata dal magone del ragazzo accanto a lui, notando ogni piccolo gesto che compiva mentre raccontava, come per farsi una cartella mentale dei suoi comportamenti e dei segnali impliciti che il suo corpo mandava.

- E oggi sono dovuto partire di corsa perché ha a-avuto ecco un attacco cardiaco - continuò Lou cercando con tutte le sue forze di trattenere le lacrime.

Harry sgranò gli occhi, temendo il peggio, ma subito il ragazzo dagli occhi azzurri lo tranquillizzò portando le mani avanti:

- Ma-ma adesso sta bene, sì il suo compagno, Mark, mi ha scritto che si è ripresa -

Harry non aveva la minima idea di cosa dire, era terribilmente triste e dispiaciuto per quello che stava passando il suo nuovo amico e voleva in ogni modo aiutarlo, ma non sapeva come fare, quindi decise di non dire niente; portò la mano sinistra ad accarezzare la spalla di Lou, un tipico gesto di consolazione tra maschi, che Harry, nonostante non gli andasse particolarmente a genio, compì cercando di dare un po' di sicurezza all'altro. Louis dipinse sul suo volto un sorriso spontaneo, poi riportò la mano di Harry sul volante.

- Non ci tengo particolarmente a fare un incidente sai? Sono troppo giovane e bello per morire - rise giustificando il suo gesto; Harry gli fece la linguaccia e rise divertito.

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Per tutto il resto del viaggio i due ragazzi parlarono del più e del meno, cercando di distrarsi a vicenda dalla situazione pungente in cui erano capitati, poi arrivarono finalmente all'ospedale di Sheffield, salirono le scale fino al piano indicato loro dall'infermiera nella hall e arrivarono di fronte alla porta della madre di Lou.

- Ti va di conoscere mia madre? Sicuramente le farà piacere conoscerti -
- Certo, mi farebbe molto piacere -
- D'accordo prima entro io così la avverto e poi ti faccio entrare - disse Lou prima di varcare la porta della camera, con con il volto impregnato di malinconia ma teso in un sorriso.

Quando il ragazzo dagli occhi azzurri entrò nella camera vide sua madre stesa su un lettino, con i capelli raccolti in uno chignon e delle occhiaie a circondare gli occhi; sentí le lacrime salirgli agli occhi ma sorrise e si fece avanti.

-  Ciao mamma -

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Just for tonight, look inside and spark that memory of you
Strong enough to get it wrong in front of all these people

Fearless

I tried to breatheWhere stories live. Discover now