Introduzione (Strumentale)

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 Fissò il fermaglio sulla treccia, fissandolo al capo. Tre volte vi aveva tentato, e due volte non le era piaciuto il risultato. Sul fermaglio c'era un ciuffo dorato e ogni volta non le pareva al posto giusto: in basso, in alto, troppo lontano dal volto. Non funzionava, non voleva funzionare.

«Marija?»

Qualcuno la chiamò e lei si distrasse. Il fermaglio le scivolò di mano e cadde a terra. Ora di certo era nel posto sbagliato.

Si voltò e vide sua sorella. Candidi capelli ricadevano su un candido abito, un prato innevato per broccate orchidee rosa e viola. Stava in piedi, ferma, circondata dall'arco della porta, tenendo in mano una spazzola. Sua sorella non disse nulla, ma a lei furono chiare le sue intenzioni.

«Alaya, potevi bussare!»

Non era spaventata, eppure aveva reagito come se lo fosse. Quale strana condizione è la tensione.

Alaya inclinò la testa, in silenzio, guardandola con i suoi occhi lillà. La sua mente stava osservando, analizzando, elaborando. A termine processo, la risposta giunse.

«Non credevo di poterti spaventare. Altre volte sono entrata in camera tua, chiamandoti. Conosci la mia voce, allora perché hai paura?»

Non la sapeva la risposta e non aveva tempo per pensarci. La serata non sarebbe durata un'eternità, ma poche ore. Doveva usarle tutte, una a una, nessuno spreco.

Sbuffò e si avvicinò, portando Alaya vicino allo specchio. Poi prese lo sgabello, quello vicino alla scrivania, là fece sedere Alaya, le prese la spazzola e iniziò a carezzare quel manto bianco.

«Come farai quando io non ti potrò aiutare?» domandò, dopo i primi colpi.

I capelli di Alaya erano ingarbugliati, le ricordarono i suoi pensieri e le sue emozioni. Forse tirò troppo, cercando di liberarli, ma sua sorella restò muta. Si guardava allo specchio, impassibile, quasi fosse una bambola.

Le acconciò i capelli in una cosa, alta, prese qualche nastro dal cassetto e li inserì, intrecciando piccole trecce. Lo voleva la tradizione, come richiedeva i loro abiti dagli alti colli. Però, in fondo, voleva dare maggior ordine a quel manto bianco ingarbugliato. Almeno per una volta.

Si bloccò, in pensieri tornarono, si annodarono e lei non sapeva ancora ben uscire da quel labirinto. Almeno ancora per una volta. Suonava male, suonava peggio ora che lo ripeteva. Doveva accettarlo, ma non voleva. La notte non sarebbe durata in eterno e lei stava sprecando tempo.

Alaya le afferrò la mano e la sua mente si liberò, per quell'istante. Non l'aveva sentita, eppure si era voltata. I suoi occhi lillà non erano calmi, qualcosa li turbava.

La sua guancia era bagnata, una lacrima era scesa. L'aveva vista, Alaya? Era quello che aveva incrinato quel criptico sguardo?

«Va tutto bene?»

Sì, la risposta era affermativa. Alaya capiva, per quanto non lo dimostrava. Capiva perché era sua sorella, capiva perché ormai la conosceva. Non doveva farla preoccupare, non doveva intuire tutti i suoi pensieri, le aveva mentito, lo sapeva, ma non lo doveva scoprire.

Annuì e poi sorrise: fingere, mai stata brava a farlo, ma doveva tentare, per Alaya.

«È il giorno della fiera, come potrei stare male?»

Stay with Me - Krys Talk RemixDove le storie prendono vita. Scoprilo ora