Capitolo 2 (revisionato)

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I miei ultimi giorni a San Francisco erano passati troppo in fretta... Ormai era già sabato sera. La mattina seguente avrei preso l'aereo per New York. Voi direte: ma che sarà mai? Il problema era più grande di quello che sembrava. Anche se mio padre non lo sapeva, avevo passato tutta la mia infanzia cercando di farmi degli amici e di non sembrare "quella asociale", ma era stato veramente difficile.

Sempre all'insaputa di papà, avevo passato i miei anni di medie ad essere presa in giro da un gruppo di ragazze della scuola che pensavano di essere superiori rispetto a me - a quanto pare quelli che studiano tanto non piacciono alla gente. In realtà, mi ero difesa fisicamente da una di loro, rischiando di essere sospesa per una settimana perché lei aveva detto di essere stata "aggredita" senza motivo. Da quel momento non mi avevano più dato fastidio, ma ero stata esclusa ancora di più.

Insomma, faccio fatica ad ambientarmi e a trovare amici sinceri, quindi proprio non mi andava di trasferirmi, ma lo dovevo fare per mio padre. Si, era un mio dovere renderlo felice. Avevo capito ormai. La mia vita poteva migliorare, ma c'era sicuramente qualcuno che stava peggio di me, quindi dovevo solo resistere.

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La mattina era arrivata in fretta e io mi ero rassegnata al fatto di dover partire, così avevo preso la valigia ed ero scesa al piano di sotto. Mentre facevo colazione, papà mi guardava, e non capivo se quella nei suoi occhi fosse pietà o tristezza. Ma che domande facevo? Ovviamente era triste. Come sempre.

Dopo colazione, eravamo andati in aeroporto e avevamo aspettato il nostro volo. Il viaggio era stato abbastanza noioso, nella norma.
In seguito un taxi ci aveva portato dall'aeroporto a quella che sarebbe stata la nostra casa per molto, molto tempo. In realtà era piuttosto carina, però non potevo sembrare felice o soddisfatta, era una questione di principio.
L'unica cosa che mi piaceva di avere una casa nuova, era esplorarla per la prima volta, senza mai sapere cosa ci fosse nella camera seguente.
Avevo deciso di controllare per primo il piano superiore. Aveva quattro stanze: due camere da letto, un bagno e una stanza vuota. Avrei potuto metterci qualche mobile e farla diventare la mia stanza per studiare. Perfetto.
Così ero scesa al piano inferiore e, appena visto mio padre che sistemava le valigie, avevo detto -Io ho già scelto la mia camera. È quella vicino alla stanza vuota. - Non sapevo perché ero così emozionata, ma sicuramente non lo avrei fatto capire. -Va bene - Aveva risposto semplicemente mio padre -Se vuoi intanto ho messo la tua valigia in questo bagno. - Aveva detto indicando una piccola stanzetta alla fine del corridoio. Il piano di sotto era praticamente uguale a quello di sopra: un bagno, una camera da letto e una stanza vuota, che suppongo avrebbe voluto mio padre come studio.
In quel momento avevo realizzato che, se mio padre avesse preso le tre stanze del piano di sotto, il piano superiore sarebbe stato solo mio. Fantastico. In più, c'era anche una camera da letto che non mi serviva, che avrei potuto usare come stanza per gli ospiti.
Avevo portato faticosamente la valigia in camera mia e iniziato a dividere i vestiti nell'armadio. Poi avevo deciso di fare un giro per vedere un po' il mio quartiere. Così, mi ero messa un paio di jeans e una felpa pesante e, dopo aver salutato mio padre, ero uscita.

In giro era tutto abbastanza freddo e monotono e non c'era molta gente per i marciapiedi.

Mentre camminavo, avevo notato un parco, così ero entrata dall'ingresso e mi ero seduta ad ammirare i dettagli architettonici una bellissima fontana.
Dopo qualche istante, doveva essere passato circa mezzo minuto, avevo sentito una mano posarsi sulla mia spalla e mi ero girata di scatto.
Un ragazzo mi stava osservando, continuando a tenere la mano destra dove si trovava.

- fino a qua il racconto procedeva seguendo un flashback. ora la narrazione sarà al presente -

Bene, questo è tutto quello che è accaduto prima di ritrovarmi nell'imbarazzante situazione in cui sono adesso. Il ragazzo mi sta ancora fissando, così io inclino la testa di lato con aria interrogativa. Lui finalmente, rompe il silenzio dicendo -Cosa ci fai qui da sola?- Per poi aprirsi in un grande sorriso. Mi alzo in piedi per fargli togliere la mano dalla mia spalla e rispondo -Chi sei?-
Okay lo ammetto, non molto intelligente come prima cosa da dire ma, ehi, ero un po' troppo agitata per riflettere sulle mie parole!

Angolo autrice*
Allora come va, semidei e mortali?
Che dite, vi sta piacendo la storia per adesso?
Dai secondo me sta venendo benino
IMPORTANTE:
Per favore, vi prego, se vi sta piacendo almeno un po', commentate.
Sarebbe la cosa più bella del mondo per me ❤️
-fine della parte importante lolol
Comunque grazie per aver letto la mia storia, anche solo una visualizzazione significa molto.
E niente, mettete la stellina, ma basta fare gli sdolcinati *Ade approves*
Vado a fare i compiti, che Atena mi aiuti 🙄,
Figlia di Apollo 💛

𝚄𝚗𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚕𝚒𝚌𝚊𝚝𝚊 - 𝙿𝚎𝚛𝚌𝚊𝚋𝚎𝚝𝚑Where stories live. Discover now