Gonna pick you up like a paper cup

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Sono passate più di due settimane dall'ultima volta che ho visto Andreas.

Mi ha mandato un messaggio una volta, per dirmi che le sue parole sarebbero valse per tutto il tempo di cui avrei avuto bisogno. Ma non gli ho risposto.

Perché ancora non sapevo di non avere bisogno di tempo, ma di lui.
Forse anche ora non lo so, ma mi piace pensare che sia così. Mi piace lui.
E non so nemmeno se le sue parole sono ancora valide, perché la verità è che con Andreas tutte le certezze mi sono sempre mancate.

E forse è la parte che più mi è sempre piaciuta, anche se non ne sono mai stato consapevole.
Perché per farmi piacere i suoi capelli, la sensazione della barba che mi solletica le guance e la sua erezione contro la mia, non ho mai dovuto sentirmi consapevole. È semplicemente stato come un fiume in piena, travolgente, senza che potessi opporre troppa resistenza.

E ora che sono davanti alla porta di casa sua, con il dito sul campanello, sento che le certezze mi mancano ancora. E voglio suonare, ma non voglio sbagliare tutto il resto.

Perché l'ho capito, che ciò che mi ha fatto provare Andreas in una notte non si avvicina nemmeno a cento di quelle passate con mia moglie. Quindi non voglio sbagliare, né rovinare questa dolce consapevolezza.

Ma il tempo dei pensieri è finito, spero sia quello dei baci, sinceramente.
Mi mancano le sue labbra sulle mie, mi manca tutto di lui su di me.

Premo il pulsante del campanello e sono agitato, parecchio. Ma il pensiero del suo sorriso alla mia vista mi rende un po' meno nervoso.

La maniglia si gira e il mio fiato si spezza, ma il suo sorriso non mi invade gli occhi, né il cuore, perché semplicemente non è lui.

È un uomo, alto e con così tanti muscoli da sembrare gonfiato con una pompa.
Credo di essere sotto shock, perché non parlo. Ma non ho capito se mi dispiace di più che Andreas abbia trovato un altro, o se quest'altro sia così poco adatto a lui.
Entrambi, sì. Mi da fastidio tutto. Cazzo, non era previsto.

Che sensazione di merda.

"Buonasera" mi saluta lui.

Stronzo, penso. Ma non lo dico. Potrebbe tirarmi una sberla e farmi volare fino a casa mia.

"Cercavo Andreas" riesco a dire, nella mia più totale incapacità di reagire.

Sono sconsolato, triste, deluso e pure patetico.
Fanculo, me lo merito. Ma non voglio comunque sentire tutto questo.
Che crudeltà.

"Patatone" urla quest'uomo. "Cercano te"

Oh cazzo, potrei vomitare su questo tappetino.
Devo andare, ora.

"Non importa" dico, rimettendo le mani in tasca.
"Mi dispiace di aver disturbato" aggiungo, voltandomi velocemente.

Mi dispiace? Col cazzo che mi dispiace. Ma ho la mente annebbiata.
Andreas, accidenti. Sento il cuore accartocciato.
Patetico, sono patetico.
Ma cerco di non cedere alla mia impotenza. Se riesco ad andarmene magari conservo un po' di dignità.

Mi rendo conto che sto quasi correndo, ma la sua voce mi rallenta.

"Michael!" Mi chiama, ma non sono per niente convinto di volermi voltare.

Continuo a camminare, ignorandolo.

Mi chiama di nuovo, ma questa volta lo sento più vicino.

"Scusa! Non dovevo venire"

La devo piantare di sentirmi in dovere di giustificarmi. È lui che si è fatto trovare con un altro.

"Non dire scemenze"

Billy Brown Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora