Don't let the waves let you drown

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È sabato. Ed è sera. Non so se pensare qualcosa tipo "finalmente" o fingere di essere morto.

Mi viene da ridere, mentre guido verso casa di Andreas. La verità è che questa situazione, tutta questa segretezza e le azioni proibite che compio mi mettono di buon umore. Come se avessi trovato una nuova isola felice.

Ma può un altro uomo essere un'isola felice per me?

Questo non lo so, ma so che Andreas mi capisce. E non mi spinge a fare qualcosa che non voglio.
Potremmo essere ottimi amici, magari. Questa cosa potrebbe non essere proibita, l'amicizia non lo è.

Ma poi lo vedo aspettarmi sulla strada, vestito elegante, che mi sorride; e mi viene male allo stomaco, perché penso all'ipotesi che questo sia davvero un appuntamento e io mi sento emozionato proprio come lo ero da ragazzo, quando andavo a prendere la fidanzata a casa.

Mi sembra di essere sulla riva di una spiaggia, ma un'onda mi trascina al largo. Va tutto bene, perché so nuotare.

"Sei bellissimo, anche stasera" mi dice Andreas, salendo in auto.

Ma le onde si fanno più alte, più violente. Mi trascinano sempre più lontano e smetto di sentire l'aria che entra nei polmoni.

"Anche tu" rispondo, ma non sono cosciente.

Sento l'acqua che mi riempie il naso.

Si mette a ridere e ora sono letteralmente sul fondo dell'oceano, steso a pancia in su. Vedo la superficie, ma non riesco a raggiungerla. E non sono sicuro di volerla raggiungere. Questo senso di indecisione, di dubbio e di smarrimento mi lasciano immobile, senza forze. Forse annegare sarebbe più facile che sopportare.

Mi indica la strada, guido per almeno mezz'ora verso una meta che conosce lui. Ha scelto un posto lontano, tranquillo. Proprio quello di cui avevo bisogno. Gli sono così grato.

Quando entriamo nel ristorante parla lui, ha prenotato un bel tavolo, in un angolo in cui nessuno può darci fastidio. Questo non sono sicuro che l'abbia fatto solo per me, ma sorrido comunque.

Sto studiando il menù, quando mi distoglie dai miei pensieri.

"Stasera sei strano" mi dice, ma non è un'accusa. Si è accorto che sembro stare su un altro pianeta.

"Non più del solito" mento, perché di solito non ho pensieri strani su due uomini insieme.

Ma lui, ovviamente, non si arrende.

"Il contrario!" Esclama, ma lo fa ridendo.

Questo fatto che non vuole mai sembrare pesante mi piace, non risulta invadente. Anche se a volte ci ha provato, soprattutto fisicamente.

"Al locale eri più...spensierato"

Ha ragione, forse. Credo mi manchi il casino intorno, perché mi permetteva di spegnere i miei pensieri. Questo silenzio, invece, lascia spazio alla mia mente di lavorare.

"Ti senti a disagio?" Mi domanda, come un genitore che si preoccupa del figlio.

"No" mento di nuovo, ma questa volta lavoro sulla convinzione. Muoio dalla paura e l'imbarazzo, ma voglio stare qui, con lui.
"Un po', ma mi va bene" aggiungo, per convincerlo del tutto.

Mi sorride sinceramente. Probabilmente, se gliel'avessi chiesto mi avrebbe portato via subito. Questo pensiero mi fa prendere un respiro più profondo e sento di poter muovere di nuovo le braccia, mentre me ne sto a terra sul fondo dell'oceano.

Ordiniamo entrambi la carne e una buona bottiglia di vino.

Sto masticando il primo boccone, quando alza lo sguardo su di me e mi chiede: "Posso farti una domanda?"

Billy Brown Where stories live. Discover now