The Wolf Rings

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Qual ora questo dettaglio potesse suscitare in qualche modo la vostra attenzione, è bene che sappiate che la tovaglia pregiata che adornava la tavolata degli Hale, era adornata di trentacinque pendacchi, dodici ricami a macchina al rovescio ed una quindicina apportati dalle mani di qualche sapiente sarta.

Poiché questo racconto è tutto fuorché un corso di cucito per principianti, è consono che sappiate che queste informazioni sono state accuratamente registrate dall'imbarazzata mente di un certo ragazzone dagli occhi smeraldo. Ogni qual volta che il suo sguardo si incrociava con quello di Stiles, e l'altro gli rivolgeva un sorriso di cortesia, Derek lo distoglieva il più rapidamente possibile.

Non era certo completamente colpa del castano: il maggiore aveva preso posto difronte a lui e, più che il fantastico spezzatino ai lamponi preparato dalle mani del piccolo cuoco, Derek divorò Stiles con lo sguardo per l'intera durata del pranzo natalizio.

Di tentativi di dichiarazione ne erano seguiti parecchi, tutti fallimentari: se non per via di qualche parente che sbucava nel momento meno opportuno, era lo stesso Derek a mettersi i bastoni tra le ruote. Questo causò un enorme disagio sia al ragazzone, improvvisamente parve aver smarrito la sicurezza acquisita nei mesi precedenti quando si trovava in compagnia di Stiles che, d'altro canto, non comprendeva la motivazione di quell'assurdo comportamento da parte di Derek.

"Sicuro che non ci sia nulla che affolli la tua mente?" gli domandò, mentre (come in una catena di montaggio fordista) il primo lavava i piatti e le stoviglie, mentre il minore li asciugava e riponeva.

"Nessun problema, Stiles. C'è solo questa ostinata macchia sul bordo di questo calice: deve trattarsi del rossetto che ho regalato a Cora" sfregò con prepotenza con la spugnetta imbevuta di sapone apposito.

"Ehi ragazzone vacci piano! Altrimenti lo ridurrai in frantumi. Non che mi dispiaccia poi molto, i calici si possono riacquistare ma le schegge di vetro finirebbero con il ferirti" con mani gentili Stiles prelevò la spugna e mostrò a Derek quale fosse la corretta pressione da esercitare.

"Questo mi ricorda la prima volta che hai tentato di lasciarmi qualche carezza tra i capelli" ridacchiò divertito.

"Non prenderti gioco di me in questo modo! Non avevo mai esplicitato manifestazioni d'affetto con nessuno prima di all'ora. Domanda a Cora quante bambole le ho spezzato perché pettinavo la loro parrucca con fin troppo vigore" Stiles scoppiò in una divertita risata, questo ebbe l'effetto di provocare un adorabile broncio sul volto di Derek.

"Se solo mi fosse concesso, pagherei per tornare indietro nel tempo e vederti giocare con bambole e peluche" mormorò delicatamente l'altro, rimuovendo qualche bolla impertinente che, dal lavabo, aveva deciso di svolazzare fino ad incastrarsi tra la barba di Derek.

Stiles la trovava estremamente affascinante: gli ricordava quelle illustrazioni variopinte che coloravano le pagine dei vari libri di valore che sua madre gli leggeva per coricarlo. Ricordava, era da parecchi anni che non aveva modo di rispolverare la memoria, che ci fosse una certa principessa condannata a giacere dormiente nel suo castello, avvolta in una prigione di rovi; tuttavia il ragazzino era più che certo che quella fitta barba nascondesse un paio di guance soffici ed a prova di baci.

Baci che non seppe contenere: approfittando della momentanea solitudine, si sollevò sulle punte per poggiare le labbra su quella soffice peluria.

"Questo a cosa lo devo?" domandò con occhi languidi il moro.

"Derek mi hai regalato un'auto che, tra le altre cose, era l'unica traccia di mia madre ancora reperibile. Penso che queste effusioni non meritino nemmeno una spiegazione!" esclamò, gettando la spugna nel lavello per riprendere la sua mansione di asciugatura stoviglie.

CherofobiaWhere stories live. Discover now