29. XXI Chapter

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«Stavo pensando che dovremo dirglielo ai nostri genitori prima o poi, far loro presente della nostra situazione, uscire allo scoperto» disse alzando il tono di voce e prendendo la mia mano sinistra con la sua. Avremo dovuto dirglielo, è vero, ma non sapevo in che modo. I miei sono sempre stati abituati a rapporti tradizionali, per quanto possano definirsi 'rapporti'. Sarebbe stato difficile accettare questa situazione e volevo cercare il momento adatto. John ed il resto della scuola lo avevano scoperto tramite delle ragazze ed io non mi sono mai trovato ad affrontare questo tipo di verità. Avevo paura di non riuscirci. Avevo paura di deludere le persone a me più care. Forse mi stavo facendo paranoie per niente, forse non ci sarebbero stati tutti questi problemi, forse sarebbe stato tutto più semplice.

«Che ne dici di domani?» propose con tenacia, pensavo fosse ironico ma la sua chiara voce era seria.

«Domani è domenica, potresti venire a mangiare da noi, penso che il discorso prenderà vita da solo, non serve che ti prepari quello che devi dire» continuò guardandomi negli occhi. Sembrava non preoccuparsi e forse aveva anche ragione ''tranquillo Harry, andrà tutto bene'' la mia vocina interiore cercava di rassicurare il mio cuore ma sapevo che sarei andato incontro ad una risposta negativa. Per non parlare di mio padre, è un tipo difficile in queste circostanze.

''Maledizione''.

Accennai un mezzo sorriso, cercando di distogliere lo sguardo dai suoi occhi tremendamente sensuali. Certe cose dovrebbero essere illegali, pensai.

«Così dopo potremo sposarci senza nessuno che ci ostacoli».

Scioccato, rimasi immobile.

Dal suo viso scosti un po' di ironia, ''grazie al cielo''.

«questa notte dove dormirai?» nella sua espressione prese vita una faccia divertita, il suo sguardo cercò il mio e, in attesa di una risposta, chiamò la cameriera per ordinare un bicchiere di vino rosso, come le sue fine e docili labbra. Durante quei discorsi mi accorsi di non aver spiaccicato parola quindi cercai una via fugitiva.

« So cosa vuoi dire ma non vorrei che dopo mia madre... » mi fermai ''lo dovrà sapere prima o poi'' la vocina parlò. Aveva ragione, dovevo stare tranquillo, lo verrà a sapere prima o poi.

« Va bene, vengo a dormire da te» i suoi occhi segnavano una felicità incredula, mi strinse la mano in segno di approvazione.

«Perfetto » aveva un piano, era ovvio. Sapeva cosa voleva e non voleva fare.

''Ho capito, non dormirò''.

La serata era quasi finita, dovevamo pagare il conto e decidemmo di avviarci verso la cassa, non tanto lontana da dove eravamo. Passammo tra i tavoli e c'era gente divertita e presa da quelle lunghe ed inevitabili conversazioni. Era piacevole, ogni tanto, far parte di quel mondo spensierato, quel mondo che seppur pieno di problemi non faceva altro che stupirti. C'erano candele profumate che non facevano altro che allietare la cena, c'erano colori contrastanti e tutto l'insieme creava un'atmosfera lieve e rilassante.

«Numero del tavolo?» chiese gentilmente con voce vellutata la cassiera. Mi scosti lentamente per guardare il numero "Merda non ci vedo" seppur non avessi problemi di vista il numero sembrava ai miei occhi un'immagine impossibile da decifrare. Mi avvicinai piano piano cercando di non dare troppo nell' occhio, era una scena buffa per uno che non sapeva cosa stessi facendo. I miei occhi spostarono lo sguardo al di fuori delle scure vetrate del ristorante, c'era una sagoma, completamente scura, forse c'era troppo buio per vederla ma non feci a meno di notare una cosa, non l'avevo mai vista così da vicino, sembrava puntare su di me ma non ne ero così tanto sicuro. Avevo paura. Molta paura. La mia bocca voleva parlare, voleva avvertire del pericolo, ma era bloccata, la mia gola si chiuse in un inestricabile nodo "Respira Harry, respira" per quanto potessi ripeterlo alla mia ormai distante mente non riuscii a muovermi, rimasi impassibile. Notai la gente, quella povera gente,che mi guardava perplessa, non sapevano che pericolo sarebbe venuto a crearsi. La mia mente era tormentata da orribili pensieri. Dovevo farmi coraggio. Dovevo uscire da quel blocco. Ricordai la faccia di Louis, quel viso che mi fece riscaldare, mi fece sorridere anche se sarebbe stata l'ultima volta. Ma no, potevo ancora salvarmi, avevo ancora una possibilità. Forse mi stavo sbagliando, forse stavo guardando una cosa irreale, forse mi ero immaginato tutto, forse stavo sognando, forse stavo dormendo nell'auto di Louis e, essendomi addormentato con il rumore delle buche che le ruote sorpassavano stavo immaginando tutto, stavo rivivendo tutto un'altra volta ma in un modo più 'crudo'. Ma tutto quello era reale, ne ero sicuro.

Obsession || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now